L’ERA DEL PETROLIO È FINITA...

... MA SI GUARDANO BENE DAL FARCELO SAPERE!

Perciò lancio io la beola. Ebbene sì, in Italia, se solo ci fosse la volontà politica, potremmo in pochissimi anni dismettere o quasi di importare petrolio, gas e carbone dall’estero, e avviare finalmente una nuova era, basata sullo sfruttamento delle energie rinnovabili, grazie al Sole. Abbiamo l’indipendenza energetica a portata di mano, ma nessuno ce lo sta dicendo.


DOCUMENTI, FONTI, DATI DI FATTO

Possiamo trovare online diverse fonti, che ci documentano lo stato di fatto della situazione nel nostro Paese; ne cito alcuni, e riporto qualche immagine dei dati che userò per le mie indagini e conclusioni.

In questo documento troviamo i dati del fotovoltaico in Italia:

Solare Fotovoltaico - Rapporto Statistico GSE 2020, pubblicato il 13/07/2021:

https://www.gse.it/documenti_site/Documenti%20GSE/Rapporti%20statistici/Solare%20Fotovoltaico%20-%20Rapporto%20Statistico%20GSE%202020.pdf

Ne riporto alcune immagini.

In Figura 1, tratta dalla pagina 5, notiamo che nel 2019 gli impianti fotovoltaici installati in Italia avevano una potenza di 20.865 MegaWatt (MW), che hanno prodotto 23.689 GigaWattora (GWh) di energia elettrica



Nella seguente Figura 2, tratta dalla pagina 29, vediamo l’evoluzione dell’energia elettrica prodotta attraverso il fotovoltaico italiano. Notiamo che dall’anno 2008 al 2020 la produzione è passata da 193 GWh a 24.942 GWh, ovvero la produzione di energia elettrica tramite fotovoltaico è cresciuta di poco meno di 130 volte in soli dodici anni!

Si tratta di un risultato di crescita industriale stupefacente, da record internazionale, che testimonia le possibilità e le capacità che ha l’Italia di creare quelle condizioni di cambiamento che possono stravolgere le dottrine economiche su cui è imperniato il mondo moderno. Stampatevi in testa questo risultato straordinario di 130 volte in dodici anni, perché tra poco ci servirà: l’abbiamo già fatto, lo possiamo ripetere, e anche fare ancora meglio!



Ora diamo un’occhiata a quest’altro documento ufficiale, che riporta i dati statistici dei consumi in Italia di energia:

Monitoraggio statistico degli obiettivi nazionali e regionali sulle FER - Anni 2012-2019, pubblicato il 02/08/2021:

https://www.gse.it/documenti_site/Documenti%20GSE/Rapporti%20statistici/Rapporto%20statistico%20di%20monitoraggio%20di%20cui%20al%20DM%2011-5-15%20art%207_anni%202012-2019.pdf


In Figura 3 vediamo che l’Italia nell’anno 2019 ha consumato 120.330 ktep. Ktep significa migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio:



Come vedete dall’immagine di Figura 3, l’Italia si approvvigiona di petrolio, gas, energie rinnovabili, e così, via. A noi, anzi, a me interessa però il fotovoltaico. Capisco che ci siano molte altre fonti di energia rinnovabile, ma in questo documento sto solo concentrandomi sul fotovoltaico, perché se dovessi fare l’esegesi di tutto, l’anno prossimo saremmo ancora qui a discutere.

Osserviamo che il fotovoltaico vale 2.037 ktep nell’anno 2019. Perciò i 20.865 MegaWatt (MW), che hanno prodotto 23.689 GigaWattora (GWh), come vi ho riportato prima, valgono 2.037 ktep. In altri termini, se noi non avessimo avuto il fotovoltaico, nel 2019 avremmo dovuto importare e bruciare altre 2.037 ktep, migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio.

I 2.037 rappresentano circa l’1,7% del totale, nel 2019, che è, lo ricordo, 120.330 ktep.

Se volessimo trasformare tutto in fotovoltaico, dovremmo perciò moltiplicare gli impianti esistenti per 60 volte, circa.

Tuttavia le fonti rinnovabili, nel loro complesso, e includendo nel conto anche il fotovoltaico, ammontano a 21.877 ktep, che sono il 18,2% del totale. Ciò significa che la trasformazione tutta in fotovoltaico, mantenendo però le quote già presenti delle altre fonti di energia rinnovabile che sono già attive, dovrebbe richiedere 21.877 – 2.037 = 19.840 ktep in meno, quindi 120.330 – 19.840 = 100.490 ktep, quindi i 2037 dovremmo moltiplicarli per 50 volte, circa. Infatti 2037 x 50 = 101.850, approssimazione molto vicina ai 100.490 ktep che ci servono.

Perciò oggi, per rendere indipendente l’Italia da un punto di vista energetico, facendo affidamento sul solo fotovoltaico, dovremmo aumentare la dimensione degli impianti installati di 50 volte. Anzi, no. Non basterebbe. Vediamo perché:

il dato di 120.330 ktep è relativo ai consumi, ma per ottenere questa quantità di energia le materie prime, quali petrolio e gas per esempio, hanno subito un processo di trasformazione, e qui senz’altro una parte dell’energia va persa in calore. Infatti, le perdite sono di circa il 25%, come riporta questo sito:

Capire il bilancio energetico italiano, data di pubblicazione 31 Maggio 2021:

https://www.qualenergia.it/articoli/capire-il-bilancio-energetico-italiano/

Questo significa che il dato di 120.330 diventa (120.330 / 75) x 100 = 160.440. Perciò per ottenere lo stesso risultato, dobbiamo produrre con il fotovoltaico almeno (160.440 / 120.330 = 1,33) il 33% in più.

Un’altra questione importante è: cosa ce ne facciamo di tutto questo fotovoltaico? Ovvero, come la mettiamo col petrolio, col gas, eccetera? Beh, io credo che, a questo punto, diventa chiaro che quest’abbondanza di energia elettrica dovrebbe essere convertita in qualche altra forma di energia più utilizzabile, che possa anche essere immagazzinata e conservata, come il petrolio, la benzina o il gasolio.

Quindi, a mio modo di vedere, la conversione di quest’abbondanza di energia elettrica si potrebbe fare in idrogeno. Infatti, com’è noto, con il procedimento dell’elettrolisi si può ottenere idrogeno e ossigeno. Disgraziatamente il processo richiede moltissima energia elettrica: ma, guarda caso, ne avremmo in abbondanza! Tuttavia l’idrogeno accumulato di giorno, col favore della luce solare, può essere utilizzato anche di notte per far funzionare i vari impianti e motori, perciò avremmo la possibilità di risorse energetiche continue. Inoltre l’idrogeno accumulato potrebbe anche essere esportato, dato che l’Italia, con tutto il sole che ha a disposizione, potrebbe essere fornitore di energia per i paesi più freddi.

Inoltre c’è un altro fatto disgraziato: il processo di elettrolisi, di stoccaggio, di immagazzinamento e compressione del gas idrogeno richiede molta energia. Perciò l’efficienza del sistema ne risente, e non basterà ampliare la dimensione degli impianti di 50 volte, ma ce ne vorrà, se va bene, almeno il doppio: 100 volte, e forse anche di più: 110, 120, 130 volte. Può darsi anche di più, per via delle perdite di sistema che io oggi non sono in grado di quantificare, ma saranno ragionevolmente dell'ordine del 20 - 30% in più.

Ma è proprio quello che l’Italia ha già fatto! Ve l’ho mostrato poche righe fa: in soli dodici anni, dal 2008 al 2020, il fotovoltaico è cresciuto di 130 volte! Quindi lo possiamo ripetere: si tratta solo di decidere di farlo, e di farlo. E anche se dovessimo fare di più, le risorse a nostra disposizione ce lo consentono, come vedremo tra poco.

C’è anche un altro fatto da considerare: l’inefficienza del sistema di elettrolisi, stoccaggio e compressione dell’idrogeno si paga in termini di calore emesso, ma potrebbe non venire sprecato: Potrebbe essere l’occasione per fare ricerca e mettere a punto delle tecniche di recupero di questo calore e di queste perdite, e di riutilizzarle ai fini di un favorevole rapporto di sfruttamento dell’energia.

Esiste anche un fatto positivo: è possibile utilizzare l’idrogeno, anziché come combustibile nei motori tradizionali, quelli con cilindri, pistoni e bronzine, nelle cosiddette celle a combustibile, che sono dei dispositivi in grado di convertire direttamente un carburante in energia elettrica, attraverso un processo chimico molto più efficiente di quello di un motore a combustione interna, come quelli alimentati a benzina o diesel. Una cella a combustibile converte l’energia con un’efficienza molto più alta di un motore a scoppio: anche due o tre volte più efficientemente. Questo significa che otterremmo un risparmio di consumi, perciò l’idrogeno necessario, ad esempio nel settore dei trasporti, sarebbe anche meno della metà rispetto alla benzina, al gasolio o alla nafta.

È pur vero che la tecnologia a celle a combustibile è ancora recente, ma esistono già delle applicazioni industriali. Nel seguente sito vediamo le automobili già in vendita con questa tecnologia:

https://www.automobile.it/magazine/acquisto-auto/auto-a-idrogeno-19038

Nel corso del tempo, inoltre, le tecniche e le tecnologie si evolveranno senz’altro, e diminuiranno anche i prezzi. Oggi per un impianto fotovoltaico da 1 kW, installato nel nord Italia, sono necessari circa 8 metri quadri di superficie occupata dai moduli fotovoltaici. Più sono favorevoli le condizioni di illuminazione, e meno mq servono, perciò in sud Italia servono 6 o forse 5 mq, o forse anche meno. Questo impianto da 1 kW produce mediamente in un anno 1.200 - 1300 kWh di energia elettrica. Ovviamente al sud ne produrrà di più, dato che l’irradiazione solare è migliore.

Questo significa che, dato che nel 2019 erano installati impianti fotovoltaici per una potenza di 20.865 MW, che sono 20.865.000 kW, la superficie in metri quadri occupata era di 20.865.000 x 8 = 166.920.000 mq, che equivalgono a 166,92 km2, chilometri quadrati. Questo è un calcolo approssimativo, probabilmente per eccesso, ma, per ora, non ci serve essere precisi al km2. Se anche dovessi sbagliare del 10 o anche del 20%, per eccesso poi, non sarebbe proprio un problema.

Con l’evoluzione delle tecnologie, probabilmente in pochi anni potrebbero essere disponibili moduli fotovoltaici più efficienti. Questo significa più produzione di energia, a parità di ingombro di superficie di impianti; il che significherebbe anche minori costi di gestione.

Comunque la dimensione dei chilometri quadrati ci serve per confrontare dei dati che adesso vi segnalo.

In Italia si calcola che ci siano disponibili circa 1.000 (mille) Km2 di superfici disponibili per l’installazione di impianti fotovoltaici, di cui circa 700 di tetti e 300 di facciate di edifici. Qui il link, ma questo dato lo potete trovare anche in altri documenti:

https://www.fotovoltaiconorditalia.it/news/futuro-fotovoltaico-in-italia-passa-dai-tetti#:~:text=Secondo

Non so di questi 1.000 quanti finora ne siano stati effettivamente utilizzati, ma è una risorsa importante, e dovremmo tenerne conto.

Un altro dato interessante lo troviamo nel seguente documento: in Italia esistono 20.000 (ventimila) km2 di terreni marginali, lo trovate a pagina 14 di questo link:

http://www.solaritaly.enea.it/Documentazione/Il%20fotovoltaico.pdf

Inoltre a pagina 12 del documento si parla del fatto che un impianto fotovoltaico ha una durata valutabile in 30 anni, e anche di più, e la manutenzione di tale impianto dovrebbe essere molto bassa, e altrettanto bassi saranno perciò i costi relativi.

Visto che nel 2019 i km2 occupati dagli impianti erano 166,92, e visto che se volessimo avere tutto in fotovoltaico dovremmo moltiplicare gli impianti di 50 volte, ecco che l’occupazione di tali impianti, in km2, sarebbe di 166,92 x 50 = 8.346 km2. Se fossero da moltiplicare per 100 sarebbero ovviamente il doppio: 16.692 km2.

Ma vedete? Abbiamo tetti e facciate per 1.000 km2, e terreni marginali per 20.000 km2. I terreni marginali dovrebbero essere terreni che potrebbero essere sfruttati in qualche modo, ma non lo sono. Si potrebbero farci dei parchi, ma non viene fatto. Dico dovrebbero, perché io non lo so, leggo quanto risulta scritto nel documento, che essendo di ENEA, dovrebbe essere senz’altro affidabile.

La tecnologia fotovoltaico – idrogeno comporterebbe un abbattimento enorme dell’inquinamento e dei rischi sanitari e di disastri ambientali, dato che, come sappiamo, l’uso di idrogeno come carburante produce acqua e/o vapore acqueo come residuo della combustione; quindi
:

- niente più pozzi petroliferi, che ogni tanto hanno dei problemi – vedi ad esempio quel pozzo che è scoppiato nel golfo del Messico, nel 2012 -, niente più petroliere che ogni tanto naufragano, niente più CO2 emessa, niente più fumo in città o altrove, e perciò abbattimento delle relative malattie polmonari.

- Niente più centrali nucleari, e niente più relative scorie radioattive che non si sa più dove mettere. Niente più incidenti: Chernobyl, Fukushima e relative conseguenze sulla salute degli organismi viventi.


AGRICOLTURA, SERRE E IMPIANTI FOTOVOLTAICI


Ogni anno vediamo che molti raccolti vengono compromessi da eventi meteorologici estremi, come gelate, temporali, grandine, ecc. Ebbene, perché non costruire delle serre? In queste serre si potrebbe coltivare praticamente ogni cosa, e al riparo da detti fenomeni meteorologici. E, visto che è sempre meglio prendere due piccioni con una fava, perché non installare alla sommità di queste serre degli impianti fotovoltaici?

Con questa strategia potremmo espandere ulteriormente la capacità produttiva di energia, e in quantità praticamente illimitata, vista la superficie occupata dalle coltivazioni in Italia.

Con che materiale costruire queste serre? Ebbene, visto che tre piccioni sono meglio di due, io dico di costruirle con il legno. Per esempio, il legno lamellare, ma anche i pannelli multistrato, sono soluzioni tecniche che consentono di costruire praticamente ogni cosa, anche palazzi di nove piani, come quello costruito recentemente in Trentino. Il legno è un contenitore naturale di CO2, oltretutto. Quindi costruire con l’uso massiccio di legname, che è per sua natura una risorsa rinnovabile, consente di ripristinare il livello di CO2 nell’atmosfera, livello compromesso nell’ultimo secolo dall’uso massiccio di idrocarburi.

Nelle serre potrebbero essere messe a dimora quelle stesse essenze sfruttabili come legno da costruzione. Persino abeti potrebbero essere coltivati, nonostante la loro dimensione, perché con il legno lamellare si possono raggiungere dimensioni strutturali imponenti, come proprio una pianta di abete necessiterebbe.

Per esempio, guardate questa foto:



Come vedete, si tratta di una struttura imponente, costruita in legno lamellare e vetro, che a occhio potrebbe ospitare piante alte anche quindici metri!

Ma si potrebbero individuare altre essenze legnose a crescita rapida e adatte all’uso come legno lamellare, o attraverso altre tecniche. Per esempio, il bambù, altrimenti detto “acciaio vegetale”, ma anche “oro verde”, viste le sue proprietà, sarebbe una risorsa da valutare concretamente: cresce in fretta, è estremamente resistente e flessibile, e può crescere benissimo nelle serre.

Per esempio, le seguenti immagini sono tratte da questo sito:

https://www.infobuild.it/approfondimenti/progettare-con-il-bambu-alla-scoperta-dellacciaio-vegetale/



Esistono molte varietà di bambù, e con una di esse ho avuto un’esperienza diretta. In giardino l’ho dovuto eliminare, con molta fatica tra l’altro, perché è caratterizzato da una crescita violenta e velocissima, e in pochi anni si prende tutto, sovrastando le altre essenze. Durante la primavera e l’estate, in un giorno può crescere di mezzo metro, e anche più; in pochi mesi cresce uno stelo alto anche sei metri, e l’anno successivo è già pronto per un suo eventuale uso.



VIE DI TRASPORTO E IMPIANTI FOTOVOLTAICI

In Italia quanti chilometri di strade abbiamo? E perché non ci facciamo venire l’idea di costruire sopra di esse dei tralicci muniti di impianti fotovoltaici? Sarebbe una soluzione che consentirebbe di non consumare ulteriore suolo e di sfruttare quelle risorse nascoste di cui il nostro Paese è pieno.

Esistono strade che richiedono di essere insonorizzate rispetto alle abitazioni poste nelle loro vicinanze. La soluzione finora adottata è stata quella di costruire delle barriere antirumore ai lati della carreggiata. Ma perché non installare degli impianti fotovoltaici su queste strutture antirumore?

Queste strutture potrebbero anch’esse essere realizzate in legno lamellare: sarebbe la soluzione ideale per immagazzinare la CO2, e per sviluppare un’economia non dipendente da fonti esterne al nostro Paese, dato che il legno necessario lo possiamo coltivare a casa nostra.



MA QUANTO CI COSTA TUTTO QUESTO?


Indubbiamente tutto questo ha un costo, ma questa non è la domanda giusta. La domanda corretta è:

QUANTO CI COSTA NON FARLO?

Al seguente indirizzo possiamo trovare la fattura energetica dell’Italia dal 1973 al 2020:

https://www.qualenergia.it/articoli/fattura-energetica-2020-italia-spenderemo-quasi-16-miliardi-euro-in-meno/

Vi mostro la seguente immagine tratta dal suddetto sito, che elenca i costi che abbiamo pagato per l’energia consumata in Italia:


Se facciamo le somme, abbiamo speso negli ultimi vent’anni quasi 1.000 miliardi di euro. Notate poi le fluttuazioni delle spese, legate sia all’andamento dei prezzi degli idrocarburi sia al rapporto di cambio euro-dollaro, dato che gli idrocarburi li paghiamo tutti in dollari, credo. Sta di fatto che questa fluttuazione dei costi rende la previsione per gli anni futuri estremamente difficoltosa, visto la sua entità. Inoltre siamo esposti, come Paese, a eventi esteri che potrebbero metterci in difficoltà: pensiamo per esempio a quella nave incagliata nel canale di Suez pochi mesi fa, che ha fatto andare in tilt i trasporti marittimi di mezzo mondo, e, immagino, creato tensioni sui prezzi delle nostre importazioni di petrolio.

Quindi, alla domanda “quanto ci costa non farlo”, rispondo che si tratta di almeno 500 miliardi di euro ogni dieci anni, e a questa cifra dobbiamo aggiungere il costo degli interessi che dobbiamo pagare sui debiti che lo Stato italiano è costretto a contrarre al fine di onorare i suoi impegni: si tratta sicuramente di molti altri denari.

Per focalizzare ancora meglio la situazione dei conti italiani, osservate questa immagine:


L’immagine in Figura 8, che rappresenta l’andamento del debito pubblico e del PIL italiani fino al 2020, è tratta dal seguente sito:

https://grafici.altervista.org/prodotto-interno-lordo-e-debito-pubblico-lordo-in-italia/

Come si nota, a furia di spese in sovrappiù, e il bilancio energetico a questo riguardo è una voce molto importante, abbiamo accumulato due grossi problemi in Italia:

1) il debito pubblico, che normalmente dovrebbe seguire il PIL, ha accumulato un differenziale di circa 1.000 miliardi sul PIL: infatti il debito pubblico è arrivato a 2.600 miliardi di euro, ma il PIL è a 1.600 miliardi di euro annui.

2) Se fosse cresciuto in linea con il debito pubblico, oggi il PIL italiano sarebbe di 2.600 miliardi di euro, invece è a 1.600.

Cosa significano questi due dati? Significa che lo Stato, per cercare di pagare i costi via via sempre crescenti, e tra questi vi sono senz’altro quelli dell’energia, ha pensato male di aumentare le tasse, ma questo ha danneggiato l’economia, che ha avuto come effetto una contrazione del PIL.

Quindi oggi ci troviamo con:

- 1.000 miliardi di euro di debito pubblico in più, e

- 1.000 miliardi di euro di PIL in meno, ogni anno.

Sottolineo che queste due disgrazie sono avvenute anche a causa della salatissima fattura energetica che l’Italia ha pagato, e che continua a pagare indefessamente.

Ma ora le cose sono cambiate. Possiamo raggiungere l’indipendenza energetica, e questo è certo che sia possibile, basta solo avere la volontà politica di realizzarlo. Stiamo spendendo oltre 500 miliardi di euro ogni dieci anni per l’energia, a vantaggio di terzi, perché i costi dell’energia che sosteniamo servono per pagare importazioni di energia.


DOVE PRENDIAMO I SOLDI?


Certamente questa rivoluzione industriale, dall’era degli idrocarburi a quella del fotovoltaico, richiederà molto denaro. Dove lo troviamo? In primo luogo questa nuova tecnologia consentirà di rinnovare la struttura economica del Paese, e tale trasformazione produrrà inevitabilmente ricchezza, lavoro e una nuova economia più salutare, più sana e meno attaccabile da eventi avversi esterni all’Italia. L’Italia così diventerà più forte, più produttiva, e più capace di generare benessere e prosperità per tutti. Questo significa migliori condizioni di vita in Italia, in primo luogo; ma questo significa anche migliori condizioni di vita per l’Europa, e anche per tutto il pianeta. Questa forza aggiuntiva ci consentirà di affrontare qualunque oneroso investimento.

Lo Stato può emettere moneta, titoli di Stato e quant’altro. Per esempio, nel solo anno 2020 lo Stato italiano ha avuto richieste di titoli per un importo enormemente maggiore rispetto all’offerta. Si parla di richieste per oltre 300 miliardi di euro che il mercato ci aveva richiesto, ma che l’Italia ha rifiutato di emettere, oltretutto a tassi molto convenienti. Ne ho parlato in questo articolo:

https://www.facebook.com/notes/719834025289077/

Oggi le condizioni economiche del mercato sono ancora più favorevoli, perché i tassi si sono ulteriormente abbassati, e l’Italia potrebbe avere il denaro necessario per affrontare gli investimenti richiesti in men che non si dica. Altro che Recovery Fund!


CONCLUSIONI

L’era del petrolio è finita, che ne siamo consapevoli o meno; la realtà è questa, perché le tecnologie, le condizioni e tutto il resto lo consentono. Non possiamo essere in ritardo con la Storia, sarebbe un errore gravissimo, e lo pagheremmo salato.

Non sarà facile, ma è possibile, ed è alla nostra portata. Abbiamo le tecnologie, abbiamo le risorse, e se non le abbiamo le possiamo creare. La parte più difficile è quella di comprendere che quello che sto dicendo è la realtà. La nostra classe politica finora non se n’è resa ancora conto, impegnati come sono a combattere le loro vecchie e putrescenti battaglie. Ma il futuro e la Storia del nostro amato Paese sono lì, davanti a noi, che reclamano attenzione e sagge decisioni.

Oggigiorno siamo distratti da eventi che ci rendono difficile focalizzare il nostro pensiero sulla realtà: la pandemia, la situazione politica internazionale, le regole. Ma io dico: al diavolo le regole e tutto il resto: dobbiamo costruire un mondo migliore, e non potremo certamente farlo con i vecchi sistemi, quelli che ci impongono di continuare a essere tartassati e subire i condizionamenti di terzi.

Il nostro destino è nelle nostre mani, e molto probabilmente il destino stesso dell’Uomo e del nostro pianeta dipenderanno dalle nostre decisioni immediate.

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