L’UNIONE EUROPEA CI SALVERÀ… O NO?

- Ripubblico un documento di settembre 2020 -

L’UNIONE EUROPEA CI SALVERÀ… O NO?

È un titolo beffardo, lo so.

Per introdurre l’argomento che voglio esporre, vi racconto quella storiella che sicuramente conoscete, che, più o meno - ne esistono alcune versioni - racconta di quel tizio sorpreso dall’alluvione. L’acqua inizia ad invadere la casa, ed egli sale nelle stanze al primo piano, e dal balcone vede una marea impressionante che continua ad alzarsi. Passa un motoscafo, e gli gridano: “Salta su, che ti portiamo in salvo!” Ma il nostro uomo risponde: “No, Dio mi salverà!” Ma l’acqua continua a salire, così il nostro sale sul tetto, e ad un certo punto arriva un elicottero, e gli gridano: “Afferra la corda che ti tiriamo in salvo!” Ma il nostro uomo risponde: “No, Dio mi salverà!” Ma l’acqua continua a salire, e il tapino annega. Il tizio si ritrova al cospetto di Dio, e gli domanda, adirato: “Ma come? Io credevo in Te, confidavo nel Tuo aiuto, e invece…” Così Dio prende in mano il dossier del tizio, sfoglia con attenzione le carte, e dice, in tono solenne: “Beh, di cosa ti lamenti? Ti avevo mandato un motoscafo a salvarti, e anche un elicottero, ma tu…”.

La metafora è che il tizio aveva attribuito a terzi (Dio) la responsabilità delle sue condizioni, quando invece il potere era nelle sue mani e nelle sue decisioni.

Il tema di oggi, in campo economico, è che l’Italia sta aspettando l’aiuto dell’Unione Europea, i soldi promessi attraverso quelle interminabili riunioni di cui ci hanno deliziato in TV qualche tempo fa. Aiuto che si dispiegherà attraverso il Recovery Fund, il MES, il SURE, e in generale attraverso tutti quegli strumenti organizzati dall’UE per venire in soccorso ai Paesi colpiti dalla pandemia dovuta al #coronavirus, procurando denari in vario modo, sia come finanziamenti a tassi agevolati, sia come elargizioni a fondo perduto; quest’ultimo punto è ancora poco chiaro, perché questo fondo perduto pare che sarà finanziato attraverso le quote che ogni Stato membro dovrà versare all’UE, per il finanziamento del bilancio comunitario. Qualcuno obbietta che se tali quote verranno incrementate vorrà dire che tale fondo perduto non esisterebbe, in quanto sarebbero sempre soldi nostri che scuciremmo per un tempo indefinito, quando invece il Recovery Fund è limitato nel tempo e nella quantità di fondi erogati. Se fosse così, l’affare non sarebbe così vantaggioso, anzi...

Però ad oggi tali strumenti non ci sono ancora. Arriveranno nel futuro, non ho ancora ben capito quando esattamente, né come, né i relativi termini economici, né le eventuali condizioni.

Oggi, se fossi in miseria e costretto a mendicare in piazza del Duomo, vedrei solamente il cappello desolatamente vuoto. I bigliettini con scritto “tenete duro” e “tranquilli, vi aiuteremo” non li conto. Mi riempiono il cappello, ma non me ne faccio niente, perché avrei necessità di aiuto immediato, non promesse e pacche sulle spalle.

Inoltre, nell’attesa di aiuti dall’UE, la nostra economia è crollata, il PIL anche, hanno chiuso molte, troppe imprese, i disoccupati sono aumentati molto, così come i nuovi poveri. In altre parole, in ossequio alla storiella iniziale, l’attesa dell’intervento di Dio ci sta facendo morire.

Una notizia diffusa in data 8 settembre 2020 mi ha tuttavia colpito. Essa parla del fatto che l’Italia ha emesso un Buono del Tesoro Poliennale, di durata ventennale, per un importo di 10 miliardi di euro, ma le richieste del mercato sono state di oltre 84 miliardi!

Ben ricordando che avevo già sentito notizie simili quest’anno, ho fatto una ricerca, e qui sotto riporto un elenco breve, succinto e compendioso di alcune emissioni di BTP di quest’anno, con le relative richieste. Ecco la tabella, che poi ve la spiego:



Non ho elencato tutte le emissioni di BTP. Tuttavia si può notare che sono stati emessi in totale titoli per 47 miliardi di euro, a fronte di richieste per 352 miliardi. La differenza è di ben 305 miliardi di euro. Ci concentriamo su queste emissioni, anche se il mercato ne ha richiesti molti altri in più, rispetto a quelli emessi. Infatti ad ogni asta di titoli di Stato le richieste del mercato superano sempre l’offerta. Ma per mie esigenze di brevità, non posso elencare tutto. Segnalo che non sono sicuro di aver calcolato correttamente il tasso medio e la durata media, ma entrambi non li ho usati nei calcoli che trovate più avanti, quindi se mi direte “hai sbagliato a calcolare il tasso medio!”, io vi risponderò: “Va bene, ora me lo segno…”.

Per analogia con la “parabola” iniziale, il motoscafo ci ha portato 305 miliardi, ma il tizio, in questo caso l’Italia, nella persona dei suoi “lungimiranti” governanti, ha detto NO, grazie. Cioè, “grazie” non so se l’hanno detto, ma sicuramente hanno detto NO.

In apparenza potrebbe sembrare giusto aver risposto di no. Infatti ciò avrebbe comportato negli anni un ulteriore esborso di interessi per 161,03 miliardi di euro, oltre alla restituzione dei prestiti, per un totale di 466,03 miliardi. Invece, avendo emesso solo 47 miliardi, gli interessi da pagare saranno solamente 24,45 miliardi.

Ma a questo punto non abbiamo ancora visto l’elicottero.

Quindi facciamo il seguente ragionamento, ipotetico. Trattandosi di ipotesi, vanno prese con le adeguate misure. Ma anche l’agricoltore, quando semina, non vede il raccolto futuro, ma sa che ci sarà. La sua ipotesi di ottenere più grano, seminandone una certa quantità, non è tanto un’ipotesi, ma una certezza. Pertanto la mia ipotesi potrebbe anche essere molto prudente, nel senso che i numeri che tra poco vedrete potrebbero essere molto più contenuti rispetto a quelli che potrebbero essere realizzati realmente.

Quindi, ipotizziamo di aver accettato i 305 miliardi, e di averli investiti nell’economia del Paese. Naturalmente questa ipotesi ha in sé l’incertezza che, se man mano le richieste del mercato fossero state accolte interamente, le successive richieste avrebbero potuto essere inferiori, potendo avere le precedenti emissioni saturato il mercato. Ma è anche vero che in tabella, come ho già detto, non sono riportate tutte le aste dei BTP, nelle quali ulteriori richieste di titoli da parte del mercato non sono state soddisfatte. Inoltre se si fosse realizzato ciò che tra poco leggerete, il mercato e l’economia del Paese sarebbero cresciuti parecchio, originando ovviamente ulteriori richieste di titoli. C’è poi il fatto che oggi in Italia, e non solo, esistono quantità enormi di denaro depositati sui conti correnti o in strumenti di breve termine, perciò se esistesse un’offerta di titoli con caratteristiche appetibili, possiamo ritenere con sufficiente certezza che il mercato assorbirebbe un’offerta anche molto superiore ai detti 305 miliardi. Infine, la crescita economica che vi sto per illustrare potrebbe incrementare di parecchio l’affidabilità dello Stato sui mercati mondiali, il nostro merito creditizio migliorerebbe, e di conseguenza diminuirebbero i tassi a nostro debito richiesti dal mercato.

È pur vero che, utilizzando i denari del Recovery Fund, del Mes, e quant’altro, i tassi da pagare potrebbero essere più bassi, e di conseguenza anche i costi che dovremmo sopportare. Ma la mia domanda è: di quanto? Di che cifra di risparmio stiamo parlando? Attualmente io non l’ho ancora capito. Quale sarà il tasso del Recovery Fund? Boh, non si sa. Ma io vado alla grande con le ipotesi, e adesso ne faccio un’altra. Supponendo che i 305 miliardi ci pervenissero dall’UE, tramite i vari strumenti di cui sopra, gli interessi relativi da pagare, se fossero a tasso zero, sarebbero anch’essi zero, quindi risparmieremmo 161,03 miliardi di euro. Questo è il limite massimo di risparmio, ma nel calcolo non sto considerando le eventuali quote aggiuntive di partecipazione al bilancio UE che sicuramente ci saranno, e che neppure so quantificare. Non sto considerando gli eventuali vincoli e condizioni che potrebbero essere imposti all’Italia. Hanno detto che non ci saranno condizioni, così mi pare di aver capito, ma, leggendo il trattato costitutivo del MES, per esempio, mi sono venuti i brividi…

Ricordiamo che le provvidenze del Recovery Fund e degli altri strumenti europei hanno una caratteristica limitata nel loro importo erogabile a nostro favore, mentre le aste di titoli di Stato che l’Italia potrebbe offrire sul mercato sono virtualmente infinite. Negli ultimi quarant’anni l’Italia ha pagato, in euro, ben più di tremila miliardi di interessi sul debito pubblico; ciò significa che il mercato ci ha ritenuti degni di fiducia, prestandoci quantità di denaro impressionanti, che abbiamo più che profumatamente remunerato. Pensate che il mercato queste cose non le sappia e che non ritenga l’Italia ancora degna di fiducia? Dipende sempre da noi, e da che cosa ne facciamo di questi denari. Ma sono sicuro che se usiamo i finanziamenti per seminare e coltivare adeguatamente il fertilissimo campo dell’economia italiana, potremo creare benessere economico e sociale per i secoli a venire, senza alcun dubbio.

Proseguiamo. Keynes parlava di “moltiplicatore monetario” degli investimenti, ovvero se lo Stato si indebitasse e usasse i denari ottenuti per INVESTIMENTI, i proventi risultanti negli anni da tali investimenti sarebbero molti di più dei denari presi in prestito. Il ragionamento non fa una grinza, mi pare. Se io alimento il volano economico, esso produrrà valore, senza ombra di dubbio. Disgraziatamente, in tempi recenti, ovvero negli ultimi trenta o quarant’anni, gli intelligentoni che hanno preso in mano i destini economici e politici della Patria hanno sostituito nell’equazione di Keynes la parola “investimenti” con la locuzione “spendere e spandere ad cazzum”, appesantendo inoltre l’economia nazionale con una caterva impressionante di inutili orpelli burocratici e regole assurdamente contorte che sono impossibili da attuare e da controllare efficacemente, anche da parte dei vari uffici statali preposti. Ovviamente, se io ho uno staio di grano da seminare, ma, anziché procedere con la semina, me lo mangio così com’è, o lo butto ai corvi, è certo che non avrò un raccolto, e farò morire di fame, oltre a me, anche molta altra gente. Quindi è necessario usare i finanziamenti per investire in un ciclo economico. Un ciclo economico, che sia degno di tale nome, vede le risorse in uscita dal ciclo, al termine dei processi produttivi, superiori a quelle immesse all’inizio del ciclo. Ma non di poco, di molto. Se semino un chilo di grano, non posso ottenere un chilo di raccolto e basta, perché non ne varrebbe la pena e il processo non terrebbe neppure conto degli imprevisti: grandine, cavallette, siccità, ecc.

Quindi ora passiamo all’elicottero, rappresentato dalla seguente tabella, che poi vi spiego:



Ho ipotizzato di accettare le somme richieste dal mercato, in eccesso rispetto all’offerta di BTP, e di investirle per lo stesso numero di anni di durata dei prestiti e con un ritorno economico identico al tasso pagato. Il che è chiaramente assurdo, nessun imprenditore si metterebbe in gioco andando via alla pari, senza guadagnare un centesimo. Ma è la prima ipotesi, che già ci fornisce qualche dato interessante. Come vedete, ritornerebbero indietro gli stessi soldi, 466,03 miliardi, ovviamente. Ma, almeno una parte degli interessi pagati rimarrebbero nel Paese, sarebbero cioè pagati ad attori economici italiani, che producono in Italia e pagano stipendi e tasse in Italia. Inoltre questi attori economici, quali banche, assicurazioni e intermediari finanziari in genere, alimenterebbero un mercato di scambi di detti titoli sul mercato secondario, la qual cosa produrrebbe ulteriore lavoro, commissioni, e anche altri stipendi e altre tasse. Ma non è finita qui. In ogni caso, pensate a ciò che si potrebbe fare con 305 miliardi di investimenti: strade, ponti, ospedali, infrastrutture, ferrovie (abbiamo ancora le monorotaie…), città da ricostruire (pensate ai terremoti e alle alluvioni), industrie, ecc. L’intera economia del paese ne beneficerebbe e il relativo volano economico trascinerebbe con sé l’intero progresso e benessere del Paese.

Per chi dice che le infrastrutture non sono utili all’economia – sembra assurdo, ma esiste gente che lo sostiene! -, pensate solo alle interminabili ore perse su una strada ingolfata dal traffico. Andate a vedere quanto costa un’ora di lavoro nei vari settori dell’economia, e poi mi dite se non è il caso di aggiornare le opere stradali in Italia. Quante linee metropolitane ci sono a Milano, o a Roma? Quante invece a Londra, o a New York? Quanta gente lavora lì? Quali sono gli stipendi e i fatturati, in confronto a quelli italiani? Le infrastrutture sono VITALI per un Paese, e non sono mai abbastanza.

Per quanto tempo potrebbe dispiegare il suo beneficio economico un’infrastruttura? 5 anni? Non fatemi ridere! Voglio dire, gli anni di durata del prestito sono sempre un di cui della durata totale dell’investimento. Per esempio, se compro una casa, contraendo per l’operazione un mutuo trentennale,  certamente quella casa durerà molto di più di 30 anni, e, probabilmente, andrà in eredità anche ai mie figli, e, possibilmente, anche oltre. Stesso discorso per una città ricostruita, un ponte, un’industria, e così via.

Quindi ritorniamo all’elicottero, e ipotizziamo ora di aggiungere 10 anni alla durata dell’investimento. Ecco qui di seguito la stessa tabella, ma maggiorata di 10 anni, e allo stesso tasso:



Vedete che Keynes aveva ragione, abbiamo speso 466 miliardi, ma ne abbiamo ottenuti 580. E se fossero 20 gli anni aggiuntivi di durata dell’investimento? Ecco la relativa tabella:



Adesso abbiamo un ritorno economico di 725 miliardi, a fronte di un esborso di 466. Sempre meglio. Ma il tasso? Sempre quello? Facciamo un’altra ipotesi: durata degli stessi anni del prestito, ma al tasso pagato ci aggiungiamo l’1%. Ecco la tabella:



Però! A parità di durata, abbiamo un introito di 566 miliardi, a fronte di una spesa di 466! E se il tasso aggiuntivo fosse il 4%? Ecco la tabella:



Ciumbia! Incassiamo 1.057 e ne spendiamo 466! E se aggiungiamo venti anni, al tasso maggiorato del 3%? Ecco la tabella:



Signori, incassiamo 2.428 miliardi di euro, a fronte di una spesa di 466 miliardi. Qui dentro ci possono rientrare tutti gli stipendi e le tasse che volete, per noi, i nostri figli e i figli dei nostri figli, e per le innumerevoli generazioni che verranno! Inoltre nelle cifre rientrano ben comodi anche i 161 miliardi di interessi pagati in aggiunta, citati in precedenza. Per di più, a chi mi dovesse dire: “ma con il Recovery Fund e con il MES avremmo pagato molto meno!”, io, vedendo le cifre che vedete anche voi, e considerando di non avere vincoli o condizioni eventualmente imposte dall’UE, che ho il presentimento che ci saranno, e anche belle toste, potrei rispondere: “francamente, me ne infischio!”.

Mi aspetto possibilmente delle osservazioni e critiche in merito a quanto ho esposto. Sicuramente ci saranno errori. Ma se posso aver sbagliato qualche conto, l’importante è il concetto: se io semino, poi avrò il raccolto, ed esso sarà molto di più rispetto ai semi che mi sono fatto prestare, e potrò quindi ripagare i miei debiti. Ma devo seminare! E raccogliere! Ed essere preparato al raccolto!

Ciò che mi sento di dire, e mi rendo conto che è una cosa grossa, è il fatto che oggi l’Italia è avviluppata da regole mortifere. Occorre prendere atto che dobbiamo buttare nel cesso certe idee e leggi dannose che ci hanno rovinato, producendo il drammatico risultato che la nostra economia è in crisi da troppi anni, e sta peggiorando.

Il nostro sistema sanitario, colpito da anni e anni di tagli e scelte politiche ed economiche errate, non è stato pronto ad affrontare l’ultima emergenza sanitaria del #Covid-19, e sono morte molte persone. Non possiamo dare la colpa al caso, o alla pandemia. Dei nostri guai, siamo responsabili sia noi che quegli sconsiderati politici che abbiamo votato nei decenni, e anche quei “tecnici” che gli stessi politici hanno chiamato perché prestassero il loro “aiuto”, che in realtà mi pare sia stato più un tradimento, visti i risultati che hanno ottenuto.

Dobbiamo rifondare le basi del Paese.

Bisogna agire, e in fretta.

Abbiamo la fortuna tra le mani, tra le NOSTRE MANI, dobbiamo rendercene conto, cosa stiamo aspettando?

Un’ultima considerazione: il titolo del presente documento è: “L’UNIONE EUROPEA CI SALVERÀ… O NO?”. L’UE, in quanto nostra salvatrice (così dicono, ma ho più di qualche dubbio), dovrebbe aiutarci, non credete? Ebbene, se voi aveste un amico, ed egli vedesse che state commettendo un grave errore, come il fatto di non salire a bordo del motoscafo o dell’elicottero, pensate che vi dovrebbe avvisare del vostro sbaglio? Io credo che, se fosse un amico, lo dovrebbe fare, senza indugio. Ma l’UE, secondo voi, si è accorta del motoscafo? Si è resa conto dell’elicottero? Voglio dire, i vari commissari europei, dall’alto del loro solenne potere e della loro massima conoscenza delle faccende economiche, qualcuno di loro ci ha avvisati che abbiamo queste fortune tra le mani, e che i nostri italici governanti invece non se ne sono neppure accorti? Ah, no? Non l’hanno fatto? E per quale motivo non ci hanno avvisati? Non lo sapevano neppure loro? Mmmmm…

Ma noi italiani stiamo aspettando l’aiuto del dio Unione Europea, o ci siamo messi nelle mani del diavolo?

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