UOMINI E NO, PANDEMIA E NO

Molti anni fa lessi il libro “Uomini e no”, di Elio Vittorini. L’autore raccontava cose che a quel tempo consideravo troppo dure da sopportare, era per me una sofferenza leggere quelle pagine. Oggi trovo delle similitudini tra il mondo in cui viviamo, e le tragiche vicende narrate nel libro. Perché è successo ciò che è successo, per cui l’autore ha voluto imprimere con così dolorosa efficacia gli eventi che ha vissuto? E perché mi fa ancora così male, ancora oggi, anche il solo pensare a cos’ho letto, anche se sono passati molti anni?

Perciò ho deciso di condividere una mia riflessione, cercando di trovare un tratto di collegamento tra quel libro, così attuale, e le situazioni che stiamo vivendo oggi, a causa della pandemia di coronavirus.

Nonostante tutte le misure adottate dalle Istituzioni, sia in Italia che in moltissimi altri paesi, la situazione dei contagi non è migliorata, anzi. O no? Il problema è la pericolosità del virus, o c’è sotto qualcos’altro? Quella che viviamo oggi è una pandemia, un’epidemia, o cos’altro?

I canali d’informazione ufficiali insistono nel reiterare il messaggio che il pericolo del coronavirus è serissimo, dobbiamo usare tutte le accortezze e seguire tutte le regole.

Finora le abbiamo seguite le regole, ma i risultati ci sono stati? I contagi sono regrediti? Boh, non mi pare. Quanto meno i risultati di contenimento dei contagi sono stati parecchio inferiori rispetto alle aspettative.

Dove siamo oggi, per quanto riguarda la situazione dei decessi?

Pochi giorni fa ci hanno fatto sapere che il picco di decessi giornalieri è stato raggiunto il 3 dicembre 2020, con 993 decessi per Covid19, peggio che nel periodo di marzo-aprile.

Inoltre le terapie intensive e i posti letto disponibili negli ospedali rappresentano sempre una situazione di forte stress del sistema.

Tuttavia, sempre il 3 dicembre, ISTAT ha pubblicato i decessi al 30 settembre 2020, attraverso un documento che confronta le medie mensili dei decessi per gli anni dal 2015 al 2019, con i dati puntuali mensili del 2020. Che è un po’ come confrontare le mele con le pere; credo di aver saputo già in prima media che non è corretto fare confronti con dati non paragonabili, ma, d’altra parte, come si suol dire, dobbiamo correre con i cavalli che abbiamo. Ecco qui un riassunto:



Come si nota, al 30 settembre 2020 ci sono stati 43.453 decessi in più rispetto alla media degli anni precedenti. Inoltre, si nota che durante i mesi caldi ci sono circa 50mila decessi al mese, pari a circa 1650 decessi al giorno, mentre d’inverno ci sono più decessi, anche 68mila circa, pari a circa 2200 decessi giornalieri. Ma il messaggio “Oddio! Ci sono stati 993 morti di Covid oggi!” appare molto più allarmante a me. A chi giova dipingere il quadro della situazione in tinte fosche? Cui prodest?

In quest’altra tabella troviamo i decessi dal 2002 al 2019:



Come si nota, i decessi aumentano nel corso del tempo. Probabilmente il motivo è che da un lato la popolazione aumenta, ma dall’altro la popolazione italiana sta invecchiando, i dati ci dicono che le aspettative di vita ogni anno crescono di diversi mesi, per cui se la popolazione invecchia, ciò non depone a favore della tesi che i decessi possano ogni anno diminuire, anzi. È una cruda legge demografica: i decessi che avvengono mediamente ogni anno sono destinati a crescere.

Il fatto che l’età incida sui decessi ce lo conferma anche l’Istituto Superiore della Sanità. Nella tabella che segue, l’età media dei decessi per Covid19 è stata sempre intorno agli 80 anni, che è un’età vicinissima alle aspettative di vita attuali senza Covid:



Ma quanti decessi ci sono al mondo, ogni anno? Qui di seguito pubblico una tabella, aggiornata alla data in cui sto scrivendo ( 6 dicembre 2020):



Ci sono ad oggi circa 55 milioni di decessi al mondo, che dobbiamo confrontare con i circa 1,5 milioni di decessi al mondo per Covid19, come dai dati comunicatici ad oggi dalle fonti ufficiali.

Arrivato a questo punto, qualcosa non mi torna. Rispetto agli anni passati, è pur vero che ci sono stati dei decessi in più nel 2020 rispetto agli anni precedenti, ma è altrettanto vero che non è la prima volta che succede, come si evince dalle tabelle, e inoltre la tendenza naturale demografica è che il numero dei decessi è mediamente sempre in aumento: per semplici e fredde constatazioni demografiche è così. E il numero di decessi finora avvenuti quest’anno, anche considerando i morti con Covid19, in sostanza non cambia la tendenza di lungo periodo dei decessi. Quindi cosa sta succedendo? C’è qualcos’altro che dovremmo sapere?

Nel corso degli anni si sono fatti dei tagli consistenti al sistema sanitario, e questo non si è fatto solo in Italia, ma praticamente dovunque nel mondo. Il sistema economico universalmente adottato nel mondo ha suggerito di apportare sostanziosi tagli di spesa ai sistemi sanitari, tant’è che anche negli anni passati il sistema sanitario, spesso e volentieri, si è trovato sotto stress: i vari articoli di giornale degli anni passati sono lì a testimoniarlo. Quindi le persone si sono trovate a non avere adeguata assistenza sanitaria, nel momento in cui ce n’era bisogno. Questo fatto ci dovrebbe indurre delle domande: dov’erano le Autorità, quando il sistema sanitario veniva depotenziato? Dov’erano le Istituzioni che dovevano vigilare? Con quale faccia le figure apicali del sistema hanno suggerito e fatto attuare i tagli al sistema sanitario, ben sapendo che, in caso di epidemia, lo stesso sistema sanitario si sarebbe trovato in difficoltà?

Oltretutto, rispetto ai risparmi ottenuti con i tagli effettuati negli anni al sistema sanitario in Italia, oggi cosa possiamo dire? La Fondazione Gimbe sostiene che nei dieci anni dal 2010 al 2019 «alla sanità pubblica sono stati sottratti oltre 37 miliardi di euro». Però ad oggi il Governo quanti soldi ha speso per affrontare l’emergenza sanitaria? Si parla di oltre 200 miliardi di euro, e non è finita. Alla cifra si dovranno aggiungere i denari persi in seguito alla contrazione del PIL, e credo che dovremo aggiungere alla cifra altri 200 miliardi. Quindi abbiamo risparmiato 37 miliardi, per spenderne 10 volte tanto? Ma che affare è?

Inoltre non consideriamo i costi sociali: quanta gente è rimasta a spasso? Quante persone hanno perso il lavoro, financo la dignità? Quante famiglie sono andate in difficoltà? Quanti bambini stanno piangendo?

Anche qui, le domande si alternano dentro di me a una sensazione di rabbia e dolore.

È sufficiente addurre come motivazione che il costo della sanità era troppo alto, per cui andavano tagliati “i rami secchi”? È razionale dire che si spende troppo nella sanità? È razionale aver agito finora in questo modo, per affrontare una malattia?

A mio modo di vedere, no.

Non credo che nessun essere umano dotato di un po’ di sale in zucca possa giustificare i tagli alla sanità perché la sanità costa troppo. Come è altrettanto vero che quando il nostro corpicino ha bisogno di cure mediche, ci vogliono i dottori, gli ospedali, i posti letto: ovvero occorre un servizio sanitario adeguato, altrimenti uno schiatta! Cioè, non mi sta bene che si dia la colpa e la responsabilità ai cittadini se un’epidemia si diffonde, dicendo che la popolazione deve usare le mascherine, stare distanziata e lavarsi le mani, e non andare nei negozi dopo una certa ora perché il virus è in agguato dopo le 18 o dopo le 22!

Ovvero, anche in tali “regole” ci vedo qualche cosa di irrazionale. A dimostrazione di ciò, è da questa primavera che la popolazione segue le regole, ma i risultati sono ancora che a novembre 2020 ci sono stati record di contagi. Quindi, qualcosa non funziona: le regole non funzionano.

Le Autorità hanno giustificato il manifestarsi della “seconda ondata” con il fatto che d’estate i cittadini si sono lasciati andare, e che le regole sono state allentate, per cui ecco spiegato il picco autunnale dei contagi. Ma io so che l’incubazione del Coronavirus dura circa un paio di settimane, al massimo. E come si giustifica perciò il fatto che il virus sia riemerso dopo un paio di mesi, e anche oltre?

Anche in questo caso, quindi, la faccenda non mi convince. E penso ancora di più che ci sia sotto qualcos’altro: cosa bolle veramente in pentola?

Perciò, proseguo qui di seguito con le mie ricerche per cercare di scoprire se, veramente, ci sia qualcos’altro sotto, che magari si fa fatica a dire, tanto è grave.

Eh, sì. Mi duole, ma io sono come San Tommaso: dubito. Forse anche più di San Tommaso. Perciò io faccio le seguenti ipotesi, e per spiegare cosa sta effettivamente succedendo esco un attimo dal solco della questione sanitaria, e vado a dare un’occhiata a cosa sta succedendo nel campo economico e finanziario.

Nell’immagine che segue vediamo l’andamento dei debiti in tutto il mondo, e il confronto con il PIL (GDP) mondiale: siamo oltre 250mila miliardi di dollari di debiti, pari a oltre il 320% del PIL mondiale:


La crescita tendenziale dei debiti è marcatamente superiore a quella del PIL, e tale crescita dei debiti non potrà che aggravarsi in seguito alle spese per affrontare l’emergenza coronavirus.

Inoltre, il sistema bancario nel suo complesso non rende più come un tempo. Le politiche monetarie delle banche centrali, che si sono concentrate negli ultimi anni non solo a mantenere bassissimi i tassi di interesse, hanno anche immesso nel sistema finanziario enormi quantità di liquidità: cioè hanno stampato e dato alle banche un sacco di soldi: ma l’economia non cresce, “il cavallo non beve”. Si profilano in capo alle banche quantità paurose di NPL, Non Performing Loans, ovvero crediti non performanti, tradotto: soldi prestati dalle banche, che sono a rischio di restituzione: tradotto: PERDITE! Oh, diamo finalmente il nome giusto alle cose!

Poi c’è la questione dell’inflazione. Una volta l’inflazione consentiva di ridurre il peso dei debiti. Non lo sapevate? Per chi non lo sapesse, l’inflazione è la perdita di valore reale del denaro. Per intenderci, una volta con duecentomila lire riempivo il carrello della spesa. Oggi con cento euro - che sono circa lo stesso valore in termini assoluti, ma non in termini reali -, forse riempio meno della metà lo stesso carrello. I soldi perdono valore col tempo, a causa dell’inflazione. Quindi l’inflazione è un problema per chi possiede del denaro. Ma per chi ha dei debiti, cosa rappresenta l’inflazione? Ma è evidente: è la manna dal cielo! L’inflazione, per chi ha debiti, è come un socio occulto che gli fa un grandissimo favore: lo aiuta a ripagare i suoi debiti!

Tuttavia negli ultimi tempi le politiche monetarie delle banche centrali, come la BCE e la FED, e ancora prima la BOJ, hanno adottato misure monetarie che hanno praticamente azzerato l’inflazione. Anzi, in certi casi abbiamo la deflazione. Che cos’è la deflazione? È il contrario dell’inflazione: una manna per chi ha il denaro, ma è una ghigliottina per chi ha i debiti, perché nel tempo, in presenza di deflazione, i debiti aumentano vertiginosamente in termini reali! Ma oggi ci sono cumuli enormi di debiti! Aiuto!

Ecco che, oltre alla quantità enorme di debiti, si aggiunge il fatto che il sistema bancario è in crisi, e sappiamo che il sistema bancario è l’ossatura del sistema economico. Se mancano le ossa, ovviamente il corpo si affloscia come un gommone bucato.

Dopo l’esposizione di questi fatti, comincio a pensare che il sistema sappia benissimo, da molto tempo ormai, che il sistema economico e finanziario attualmente in uso fa acqua, e che non può durare ancora per molto tempo. Le figure apicali che reggono il sistema hanno cercato negli anni trascorsi di farlo durare il più a lungo possibile, suggerendo tagli a destra e a manca: tagli alle pensioni, al sistema di assistenza sociale, tagli alla sanità, tagli al sistema educativo, e via dicendo. Ma, continuando nelle mie ipotesi, mi chiedo: ha senso tagliare il sistema sanitario, sapendo che se dovesse arrivare un’epidemia ci troveremmo tutti con un grave problema? O meglio: sapendo che un taglio al sistema sanitario pubblico potrebbe determinare gravi conseguenze per la popolazione, è chiaro che sarebbero meno esposte, in caso di pandemia, quelle persone che si possono permettere un’assistenza sanitaria privata. E le persone più esposte che fine farebbero? Che ne sarebbe delle loro proprietà, delle loro attività economiche e dei loro beni? Inoltre, tagliando i fondi al sistema educativo pubblico, che ne sarebbe del livello di istruzione della popolazione? È chiaro che ci sarebbero molte più persone senza adeguata istruzione: molti più ignoranti! Che vantaggio può avere uno Stato popolato da molta gente ignorante, nel senso che non sanno? E che possibilità di successo in campo economico può avere una persona ignorante? E dopo tutti questi tagli di spesa, il divario di opportunità disponibili per la popolazione più abbiente, rispetto a quella meno abbiente, aumenterebbe o diminuirebbe? È chiaro che i ricchi diverrebbero ancora più ricchi e ancora più potenti, mentre le larghe fasce di popolazione meno abbienti sprofonderebbero ancora di più in condizioni di carenza economica. Ma se così fosse, il sistema economico attualmente in vigore non rispetterebbe le promesse fatte finora, di una popolazione tendente a condizioni di vita via via migliori nel tempo. Cioè, se fosse così come ipotizzo, il sistema economico attualmente in uso non funziona, è bacato, ha in sé i germi del fallimento, che lo porteranno in poco tempo all’inevitabile crollo su se stesso.

Quindi credo che abbiamo di fronte a noi un fatto eclatante ed epocale: il sistema economico mondiale, così come è stato ideato, progettato, costruito ed applicato praticamente in tutto il mondo, non funziona più. I debiti si accumulano, la crescita economica, che doveva permettere di ripagare i debiti, non è adeguata, perciò, come hanno detto alla NASA: “Houston, abbiamo un problema”. Se andiamo avanti così, prima o poi il sistema economico mondiale crollerà sotto il peso dei suoi stessi debiti.

Proseguendo con le ipotesi, procedo a fare un ulteriore passo. Vi è mai capitato di agire nell’assoluta convinzione di avere ragione, ma poi arrivava uno sfacciatissimo Tizio che vi faceva notare, purtroppo, che avevate torto? Voi, nel vostro intimo, sapevate che, disgraziatamente, avevate sbagliato, ma, piuttosto che dargliela vinta a Tizio, che oltretutto vi stava antipatico, mai e poi mai avreste ammesso che eravate nel torto, e che Tizio aveva ragione.

Ecco, a mio parere sta succedendo qualcosa del genere. Il sistema economico e finanziario mondiale non funziona più (se mai abbia funzionato), ma nessuna Autorità sarà mai disposta ad ammetterlo.

Recentemente alcuni hanno avanzato l’idea di azzerare certi debiti. La proposta era di cancellare i titoli di stato che la Banca Centrale Europea detiene, dopo averli acquistati dalle banche, che a loro volta li avevano sottoscritti in fase di emissione da parte degli stati. Così facendo, alle banche sarebbero rimasti i soldi emessi dalla BCE e questo avrebbe favorito l’economia, mentre il buco nelle casse della BCE non sarebbe stato per nulla un problema, visto che è nella natura di ogni banca centrale poter emettere nuova moneta illimitatamente. Ovviamente, tale proposta non è stata accettata. Sarebbe stato, semplificando, come ammettere da parte del sistema economico e finanziario di avere torto, e che Tizio avrebbe ragione, come nel banale esempio di cui sopra.

Ma la faccenda non è proprio così banale: il fatto di cancellare i debiti è realmente come ammettere che il sistema economico non funziona: si andrebbero così a cancellare le regole stesse del sistema, che equivale a dire: il gioco è finito: liberi tutti. Il che, ovviamente, non verrà mai ammesso, vorrebbe dire che tutto il sistema crollerebbe, si scioglierebbe come neve al sole.

Ma come siamo arrivati a questo punto? Facciamo un breve e semplice riepilogo storico: come funzionava una volta l’economia di una nazione?

Una volta il sistema economico di una nazione veniva finanziato dagli schiavi. Infatti, anticamente, l’economia di un paese era finanziata grazie al fatto che c’era un sacco di gente che lavorava gratis: gli schiavi.

Inoltre, visto che i soldi non bastavano mai, ogni tanto si faceva una sana guerra, e il popolo perdente pagava di tasca sua, ripagando così il popolo vincitore. Chi vince prende tutto, e il vinto perde la sua casa e anche la terra.

Poi è arrivato il colonialismo, nel quale i saggi colonizzatori prosciugavano le risorse dei popoli colonizzati, e tempo dopo, passando attraverso due guerre mondiali devastanti, l’umanità è arrivata ad accordi più o meno di tutti gli stati al mondo di attivare un’economia basata su scambi commerciali. Poi è arrivata la globalizzazione, dove i saggi paesi ricchi sfruttano le differenze presenti nelle economie dei vari paesi al mondo, producendo per due lire nei paesi più poveri, e rivendendo a prezzi molto più alti nei paesi più ricchi, e, finalmente, arriviamo ai giorni nostri.

In sintesi, l’Uomo ha sempre fondato la sua economia sul fatto che ci doveva essere un vinto e un vincitore che pagava tutto. Dagli schiavi fisici, nell’immaginario collettivo quelle persone con la palla di ferro incatenata alle caviglie, si è passati agli schiavi economici, cioè quelle persone pagate poco e con pochi diritti, che lavorano in paesi caratterizzati da economie più o meno emergenti, e i cui loro prodotti venivano rivenduti a prezzi enormemente maggiorati nei paesi più avanzati e più ricchi.

Oggi si è arrivati a un punto morto. Tali sistemi non funzionano più come una volta: il mondo è praticamente saturo, il sistema scricchiola e potrebbe implodere da un momento all'altro.

Ma l’Uomo è ancora fissato che sia giusta la sua idea: per sopravvivere, occorre che uno vinca, e che il perdente paghi tutto, venendo depredato dei suoi beni, e persino della sua dignità.

L’Uomo è fissato nell’idea falsa che la minoranza di persone ricche possa mantenere il suo status solo grazie al fatto che ci sia una maggioranza di persone povere, pagate poco, e con pochi diritti, possibilmente ignoranti.

L’Uomo è fissato nell’idea che la maggioranza povera deve rimanere nell’ignoranza, affinché la minoranza ricca possa mantenere i suoi privilegi. Già è difficile per i ricchi, che sono una minoranza, controllare la maggioranza di persone, che sono povere e ignoranti: figuriamoci poi se questa maggioranza dovesse anche essere ricca e istruita!

Perciò, come si fa? 

Ovviamente, bisogna cercare di depredare la gente, per mantenere le cose come stanno, e come sono sempre state.

Naturalmente siamo di fronte a un pensiero totalmente aberrato e aberrante, sbagliato, degradato e corrotto, figlio del lato peggiore dell’Uomo. Ma è esattamente questo che accade, fin dalla notte dei tempi.

La Storia si ripete

Nel libro “Uomini e no”, di Elio Vittorini, l’autore racconta le vicende della guerra, le tragedie, la crudeltà e la paura ingenerata dall’invasore e dominatore tedesco. Ad un certo punto l’autore racconta di una scena, un massacro compiuto per rappresaglia dai militari nazisti: una visione orripilante, donne, vecchi e bambini massacrati, i cui corpi giacevano per terra. L’autore scrive:

«questo era il modo migliore di colpir l'uomo. Colpirlo dove l'uomo era più debole, dove aveva l'infanzia, dove aveva la vecchiaia, dove aveva la sua costola staccata e il cuore scoperto: dov'era più uomo. Chi aveva colpito voleva essere il lupo, far paura all'uomo. Non voleva fargli paura? E questo modo di colpire era il migliore che credesse di avere il lupo per fargli paura».

Ecco, questo è esattamente ciò che oggi sta avvenendo. La pandemia è la nuova occasione che si presenta ai “lupi” per colpire l’Uomo, dov’è più debole, proprio dove ha lasciato il fianco scoperto: il sistema sanitario. La paura, instillata nella popolazione, fa sì che prima sia indotta a cedere le sue libertà, in cambio di una maggiore sicurezza. Una volta che il Popolo si è convinto che può cedere anche la sua libertà, ecco fatto: lo si può depredare anche di tutto quello che possiede.

Conclusione

Stiamo vivendo non tanto una pandemia, o epidemia, o come la volete chiamare, perché i dati dei decessi, sia in Italia che nel mondo non lo giustificano, bensì stiamo vivendo nel mezzo di un evento drammaticamente epocale: il sistema economico attuale, universalmente accettato, non funziona più, non regge più. Finora pochi se ne sono resi conto, ma quella minoranza di persone che controllano la maggior parte delle risorse mondiali se n’è accorta, eccome!

Nel corso della Storia, l’umanità ha proceduto depredando l’avversario, comportandosi come lo sfruttatore dei deboli, schiavizzando i popoli vinti. Lo schiavismo di un tempo, il colonialismo, la globalizzazione, il capitalismo, il socialismo, il comunismo… Tutti i sistemi economici adottati finora dall’Uomo avevano, e hanno alla base, la supremazia del forte sul debole. Anche l’ultimo sistema economico adottato, che sostanzialmente dura da circa settant’anni o poco più, sta miseramente fallendo, schiacciato dai suoi stessi debiti.

Naturalmente, se una grossa quantità di averi fosse espropriata alla popolazione, ciò consentirebbe al sistema economico ancora qualche anno di sopravvivenza. Sarebbe come dare l’ossigeno a un organismo che ormai ha poco tempo ancora davanti a sé. Ma, invariabilmente, il sistema attuale è destinato a finire.

Per depredare la popolazione, naturalmente, non è che si può semplicemente passare alla depredazione plateale: non verrebbe accettata. Nei tempi andati, prima di depredare, occorreva annichilire quella popolazione, il nemico. Ma oggi non è più accettabile passare alle vie di fatto, come si faceva una volta: una bella guerra e il rombo dei cannoni: no, anche questo non sarebbe accettabile al giorno d’oggi. Bisogna comunque instillare la paura. Nella paura, la gente non pensa con lucidità. Così, in uno stato di paura, si può agire, il lupo può fare male, senza che le pecore se ne rendano conto, se non quando è troppo tardi.

Nella paura, e nelle tragedie, siamo uomini, o no?

E oggi stiamo vivendo una pandemia, o no?

No, oggi il problema vero non è la pandemia: il problema grave, gravissimo, e che è talmente grave che non si può neppure dire perché crollerebbe tutto il sistema economico mondiale, è che siamo alla fine di un ciclo economico, e non c’è un sistema economico alternativo. Nel passato, ogni volta che un sistema non aveva più sbocchi, veniva provocata una guerra, perché chi vince prende tutto, e può continuare a sopravvivere. Perciò oggi è in corso una guerra: il nemico va reso innocuo tramite la paura, è necessario dargli un bersaglio sbagliato, la pandemia, in modo che si concentri su di esso, e non si accorga di qual è il vero obiettivo: l'esproprio di tutti i suoi beni, della sua libertà e della sua vita.

Ma non è questa la vecchia storia del mondo?

E non sarebbe quindi necessario un Nuovo Sistema Economico, dove non ci siano tutte queste ingiustizie?

Quindi l’urgenza di oggi non è di sconfiggere il virus, ma di pensare, progettare e realizzare un Nuovo Sistema Economico. E forse, chissà: qualcuno ci sta già lavorando.






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