L’ASTEROIDE CHE VERRÀ

In senso metaforico, si intende. Questo non è un trattato di astrofisica, ma un mio pensiero che riguarda tutti noi, per quanto attiene ciò che sta succedendo in Italia e nel mondo, in campo economico.

Il mio ragionamento parte dalla seguente immagine che trovate qui sotto in Figura 1. Si tratta di un grafico presente nel rapporto “Global Debt Monitor”, pubblicato da Institute of International Finance in data 17 febbraio 2021:


In detto rapporto troviamo anche quest’altra immagine, che vedete nella seguente Figura 2:


Come si nota, la Figura 1 rappresenta l’andamento dei debiti globali mondiali, pubblici e privati quindi, dall’anno 2013 al 2020. Analizzando i dati, possiamo dire che:

  1. i debiti mondiali erano circa 210mila miliardi di dollari (gli americani dicono 210 trilioni…) nel 2013, e sono diventati circa 281mila miliardi di dollari alla fine del 2020;
  2. in regime di capitalizzazione composta il tasso medio di crescita dei debiti, in otto anni (dal 2013 al 2020 compresi sono otto anni), è stato perciò del 3,75% annuo, circa;
  3. il totale dei debiti mondiali, in rapporto al PIL mondiale (Gross Domestic Product in inglese), è cresciuto dal 315% circa al 355% circa. Quindi il PIL mondiale è cresciuto da circa 66mila miliardi di dollari circa nel 2013 a 80mila miliardi di dollari circa alla fine del 2020;
  4. in regime di capitalizzazione composta il tasso di crescita del PIL mondiale, in otto anni, è stato del 2,20% annuo, circa;
  5. tuttavia ci sono stati momenti in cui la crescita dei debiti mondiali si è impennata fortemente, in modo ben superiore alla media avuta in otto anni: infatti, in un solo anno, dal 2019 al 2020, i debiti sono passati da circa 255mila a circa 281mila miliardi di dollari, con un incremento del 10% circa in un solo anno!
  6. Nel solo anno 2020 in Italia il debito pubblico è cresciuto di circa 160 miliardi di euro, da circa 2410 a circa 2570 miliardi di euro, che corrisponde a circa il 6,6% di crescita, mentre il PIL è diminuito di circa il 9%. Il PIL Italiano è tornato così all’incirca ai valori che aveva nel 1993. I gamberi sarebbero fieri di noi…

Si intuisce pertanto che esiste una progressione differente tra la crescita dei debiti e la crescita del PIL, infatti i debiti crescono in modo marcatamente maggiore rispetto al PIL.

Tale progressione differente è ancora più evidente osservando un altro documento, il “Global Waves of Debt”, pubblicato dalla Banca Mondiale nel 2021. Vi troviamo questa immagine, presente nella seguente Figura 3:


Possiamo notare, nel primo grafico, “A. Global debt”, che la progressione di incremento nel tempo dei debiti globali, rispetto al PIL (GDP), ha una marcata tendenza di crescita di lungo termine, e tale crescita è forte e continua: si è passati da circa 100% nel 1970 a circa 230% nel 2018.

Possiamo notare anche un’altra cosa: i debiti pubblici sono circa equivalenti a quelli privati, come valore. Ovvero, su 281mila miliardi di dollari di oggi, possiamo ritenere che circa 140mila miliardi siano i debiti pubblici, ovvero che si riferiscono a debiti emessi dagli Stati, mentre 140mila siano debiti privati, contratti quindi da società private e semplici cittadini.

Naturalmente i debiti pubblici e i debiti privati, pur essendo all’incirca equivalenti nel loro valore, sono caratterizzati da differenze sostanziali rispetto al loro costo e alla loro natura. Per esempio, un titolo di Stato potrebbe costare l’1% annuo di interessi, mentre un’obbligazione emessa da un soggetto privato potrebbe costare il 5% annuo di interessi, o anche molto di più. Ovviamente il costo minore di un debito pubblico, in termini di interessi, è legato al fatto che uno Stato gode di maggior fiducia rispetto a un soggetto privato, quindi il livello di rischio percepito è minore, come perciò il tasso di interesse che dovrà pagare per remunerare tale minore rischio, rispetto invece a un soggetto privato. Ma una differenza ancora più sostanziale è che le obbligazioni emesse da un soggetto privato devono essere rimborsate alla scadenza, mentre i debiti pubblici vengono sempre rinnovati alla scadenza: in pratica, i titoli di Stato non si pagano mai, perché c’è sempre un mercato che li richiede, per cui alla loro naturale scadenza lo Stato ha già modo di ottenere i soldi per rimborsali grazie alle nuove emissioni, che vengono man mano offerte sul mercato, e che vengono certamente sottoscritte dagli investitori. E se il mercato dovesse malauguratamente non sottoscrivere le nuove emissioni di titoli di Stato, c’è sempre la banca centrale che li compra. Naturalmente escludendo i titoli del Recovery Fund, o Next Generation EU che dir si voglia, perché detti titoli sono stati equiparati, da quei “geni” che li hanno postulati, a titoli emessi da soggetti privati, perché devono essere rimborsati alla scadenza. Una vera “astuzia”, e un marchio indelebilmente qualificativo dello scarso spessore politico di quei personaggi che hanno voluto realizzare questo abominio.

Tuttavia anche dei soggetti privati potrebbero senz’altro beneficiare del fatto che le loro emissioni obbligazionarie verranno sempre rinnovate alla scadenza: il requisito fondamentale affinché questo avvenga è la fiducia, ovvero quanto sia solida, affidabile e degna di merito creditizio tale società. Il tasso di interesse che dovrà pagare sarà in ogni caso più alto rispetto a un titolo di Stato di equivalenti caratteristiche, ma che problema c’è? Se alla scadenza i denari per il rimborso saranno comunque garantiti dalle sottoscrizioni di nuove emissioni obbligazionarie, il problema non si pone. Rimane solo il problema degli interessi, ma quale sarebbe il problema?

ECCO, È PROPRIO QUI CHE SORGE IL PROBLEMA!

Il fatto degli interessi da pagare è il problema. Abbiamo visto che il cumulo di debiti che si formano nel tempo, sia pubblici che privati, cresce molto di più rispetto al reddito, al PIL prodotto. A un certo punto il peso degli interessi potrebbe diventare insostenibile.

Per meglio comprendere questo concetto, riduciamo il problema a come se si trattasse di un fatto individuale, riferito a una sola persona: me stesso. Ovviamente, se io guadagnassi abbastanza potrei pagare le mie rate, relative ai debiti che ho contratto. In quanto soggetto individuale, le mie rate sono comprensive di capitale da rimborsare e interessi. Ma qual è il livello massimo di rata che potrei sostenere? In quanto soggetto singolo, se io andassi in banca a chiedere dei finanziamenti, il calcolo che farebbe la banca, all’incirca, sarebbe che io potrei sostenere rate per un massimo di un terzo del mio reddito. Quindi, se io avessi un reddito di 30mila euro al mese, la banca mi finanzierebbe per una cifra che producesse al massimo rate per 10mila euro al mese. Questo è un ragionamento approssimativo, naturalmente. Ma l’esperienza e le statistiche indicano che se si andasse oltre questi limiti, molto spesso ci sarebbero grossi problemi a restituire i prestiti.

Invece per uno Stato, o per una grossa impresa che potrebbe sempre rinnovare i suoi finanziamenti, il fattore da considerare nelle rate da pagare non è più la quota capitale, ma solo la quota interessi. Ovviamente, anche in questo caso c’è un limite: dato che abbiamo visto che i debiti crescono nel tempo molto di più del reddito, è evidente che anche gli interessi da pagare nel tempo seguirebbero tale crescita, perciò si arriverebbe a un certo punto che gli interessi sarebbero troppo alti, per cui il soggetto fallirebbe, ovvero non sarebbe più in grado di onorare i suoi impegni.

Sapete cosa succederebbe a qualcuno che non onorasse i suoi debiti? Un tempo egli sarebbe divenuto uno schiavo: avrebbe perso la sua libertà, e sarebbe stato costretto a lavorare gratis per il creditore. Inoltre i suoi beni sarebbero stati espropriati, qualora li avesse posseduti.

Ma torniamo alla nostra Figura 1 di cui sopra, e cerchiamo di capire se potremmo avere dei problemi nel prossimo futuro. Supponiamo quindi che per i prossimi 25 anni si realizzino quelle stesse condizioni degli ultimi otto anni. Sottolineo che sto facendo un’ipotesi: il fatto che sia andata in un certo modo nel passato non significa assolutamente che le cose andranno ancora così nel futuro. Tuttavia io non so cosa succederà domani, figuriamoci tra 25 anni. Ma posso ipotizzare. Dopo tutto, ciò che è avvenuto nel passato non è successo per caso, e potrebbe ripetersi.

Quindi supponiamo che nei prossimi anni i debiti mondiali cresceranno ogni anno del 3,75%, mentre il PIL crescerà del 2,2% ogni anno. Ipotizziamo inoltre che il tasso di interesse medio sia del 3% annuo; naturalmente il tasso di interesse che pagherebbe uno Stato oggi è molto inferiore, ma sappiamo anche che un soggetto privato pagherebbe molto di più, inoltre sappiamo che i debiti privati e pubblici si equivalgono, grosso modo. Per cui il tasso medio totale del 3% credo che sarebbe piuttosto aderente alla realtà. Il risultato dei calcoli lo potete vedere nella seguente Figura 4:


Come vedete, oggi il peso degli interessi ammonta a circa il 10% del totale del PIL, ovvero del reddito. Oggi è ovviamente riferito alla riga indicata come “Anno 0”. Naturalmente questo 10% in sé non vorrebbe dire niente: cosa interessa a noi sapere questo dato?

Beh, credo che dovremmo fare questo semplice ragionamento: dato che questi interessi in qualche modo li paghiamo sempre noi, ovvero il Popolo… cioè, vi è chiaro che i costi dello Stato e di tutte le entità economiche che vi lavorano, e quindi di tutta l’economia, industrie, commercio, e quant’altro vi è, per esempio, in Italia, lo paghiamo tutti noi? Quindi voi potreste fare un rapido calcolo e confronto su quante tasse pagate oggi, quanto è il costo della vita oggi, quanto pagate per fare la spesa, eccetera, e potreste avere un’idea piuttosto precisa di cosa possa significare oggi quel 10% di interessi, di cui stiamo parlando.

Ebbene, tra 25 anni, se le cose saranno andate come indicato nella Figura 4, tale costo di interessi sarà di circa il 15% del PIL, ovvero circa il 50% in più rispetto a oggi.

Questo significa in soldoni, facendo un rapido calcolo di confronto, che questo 50% in più ce lo ritroveremo in altrettante tasse che pagheremo in più rispetto ad oggi, perciò costerà il 50% in più fare la spesa, mangiare, vestirsi, pagare le bollette… tutto il 50% in più rispetto ad oggi.

Naturalmente il fatto del 50% di costo in più è riferito al fatto che, nonostante il reddito sia cresciuto, ma dato che il PIL cresce molto meno dei debiti, la conseguenza reale e ineluttabile è che noi tra 25 anni saremmo molto più tartassati rispetto ad oggi, che già oggi in molti casi è un vero e proprio delirio di tasse.

MA POTREBBE ANCHE ANDARE PEGGIO!

Tuttavia nell’ultimo anno i debiti sono cresciti molto di più della media: circa il 10%. Inoltre il PIL è diminuito: in Italia è fortemente diminuito. E se le cose andassero così anche per i prossimi 25 anni?

A questo punto, se siete arrivati fin qui senza stramazzare al suolo, posso confidare che potrò rincarare la dose della dura, durissima realtà che il futuro ci sta riservando. Tenetevi forte, e vediamo cosa succederebbe nella seguente ipotesi. Ipotizziamo che nel futuro i debiti crescano mediamente del 6% annuo. Non è un’idea così strampalata, infatti in Italia è proprio successo questo, circa, nell’ultimo anno, e non mi sembra che abbiamo risolto i nostri problemi. Poi ipotizziamo che il PIL regredisca dell’1% annuo. Anche questa non è un’ipotesi così peregrina, visto che nel 2020 l’Italia è tornata indietro di quasi trent’anni. Il tasso di interesse lasciamolo al 3% annuo, e anche questo non credo che si allontanerà di molto dai tassi effettivi. Ecco il calcolo risultante nella seguente Figura 5:


Che cosa vedete? Io vedo che l’asteroide finanziario in arrivo è ben visibile anche a occhio nudo, senza usare sofisticati telescopi. Infatti, andare oltre il 30% di costo per interessi significherebbe fallimento, anche per uno Stato, perché tali interessi renderebbero praticamente impossibile alimentare l’idrovora finanziaria creatasi con l’attuale sistema economico. E tra 25 anni, se tale ipotesi fosse corretta, saremmo a quasi il 60%, mentre il 30% lo raggiungeremmo tra soli 15 anni, circa.

CONCLUSIONE

Il sistema economico oggi in vigore praticamente in tutto il mondo impone una crescita continua del PIL e dei debiti, ma i debiti crescono molto più del PIL, in ragione della presenza degli interessi, che nel tempo diventano essi stessi debiti produttivi di ulteriori interessi: questo fenomeno in tecnica finanziaria si chiama “capitalizzazione composta”. Il sistema economico attuale tende a procrastinare il reale pagamento dei debiti e dei relativi interessi, accumulando sempre più debiti, e di fatto spostando sempre di più nel futuro il pagamento effettivo, confidando che l’inflazione riduca in termini reali l’esposizione debitoria.

Tuttavia l’inflazione oggi viene mantenuta a livelli piuttosto bassi, e questo accade perché oggigiorno i processi di produzione economica sono fortemente automatizzati e tecnologicamente avanzati. La produzione consentita dalla tecnica e dalle nuove tecnologie garantiscono che i prodotti siano sempre disponibili in eccesso rispetto alla presenza di moneta, e questo fa da deterrente nei confronti dei rialzi inflazionistici. Infatti l’inflazione accade quando esiste eccesso di denaro rispetto ai prodotti disponibili: ma se la produzione di beni è più che adeguata, grazie ai processi automatizzati, un sufficientemente alto livello d’inflazione, che riduca in termini reali il peso dei debiti, non è possibile. Pertanto i debiti crescono, crescono, crescono, come anche gli interessi da pagare, finché il sistema presenta il conto: un conto salatissimo, fatto di insostenibilità, crediti inesigibili e conseguenti fallimenti.

Con questo saggio ho inteso dimostrare che tale sistema economico, in vigore praticamente in tutto il mondo, e perciò anche in Italia, è evidentemente insostenibile, e può andare avanti così com’è ancora pochi anni.

Può darsi che le Autorità preposte al controllo economico e politico adottino “soluzioni” di emergenza, volte a tamponare i problemi finanziari citati. Per esempio, per ripagare i debiti, una volta si depredava il nemico sconfitto in una guerra. Oggi pare brutto mettere ancora mano ai cannoni, perciò si preferisce spremere i Popoli con altri sistemi, per esempio: 

  1. riduzioni salariali. In tal modo le imprese, i datori di lavoro, le multinazionali, dato che si ritroverebbero in mano molti più denari, potrebbero più facilmente pagare i loro debiti. Ma le multinazionali, dato che operano al di sopra degli Stati, troverebbero il modo di eludere le tasse, così gli Stati rimarrebbero a bocca asciutta, e dovrebbero ulteriormente inasprire la tassazione verso i cittadini. Quindi i lavoratori si ritroverebbero depredati di una parte di stipendio, a causa delle riduzioni salariali, e ulteriormente tassati da parte dello Stato.
  2. Visto che il sistema economico arranca, come abbiamo dimostrato, si potrebbero inventare altre forme adeguatamente remunerative, che consentano di ripagare i debiti spremendo il Popolo per benino, ma senza dare troppo nell’occhio su cosa realmente si starebbe facendo. Per esempio - ma lo dico solo come ipotesi assurda, che chiaramente non potrebbe mai accadere, visto che sarebbe palesemente una faccenda folle e improponibile – si potrebbe scatenare l’idea che ci sarebbe un morbo letale che potrebbe uccidere tutti quanti. Ovviamente la gente sarebbe indotta a correre ai ripari, ma non tanto per le coercizioni eventualmente imposte dalle Autorità, quanto per la paura, che indurrebbe le stesse persone a decidere da sé, auto-convincendosi a spendere e privarsi delle loro risorse. In tal modo i titolari di questi debiti avrebbero l’occasione di ripagarli più comodamente. L’urgenza sarebbe di ripagare i debiti privati, dato che essi sono molto più costosi dei debiti pubblici. Ma, naturalmente, trattasi questa di un’ipotesi assurda, nessuno crederebbe mai a una simile storia, anche perché, se poi non ci fossero tutti quei morti paventati, chi crederebbe mai a una vicenda come questa?

Se avete percepito un velato frammento di ironia nei due esempi qui sopra, significa che ho fatto centro. D’altra parte, oggi stanno accadendo cose che, analizzando gli eventi in sé, non avrebbero alcuna spiegazione di senso razionale, a meno che non si inquadri la situazione allargando la visione d’insieme, che è quello che propongo in queste righe.

In ogni caso, le soluzioni adottate dalle Autorità potrebbero solamente spostare di qualche anno l’inevitabile tracollo del sistema economico in vigore, dato che le serie storiche dimostrano la crescente e molto maggiore crescita dei debiti rispetto al PIL, per cui si arriverà ad un certo punto che gli interessi in gioco saranno insostenibili, e qualcuno dovrà pagare il conto, e, di solito, quando si tratta di pagare, alla fine la fattura arriva al Pantalone per antonomasia: il Popolo.

Le evidenze di ciò che sta oggi succedendo mi suggeriscono un’altra considerazione: il livello dell’attuale classe politica e dirigente che il Popolo ha delegato per la gestione della Cosa Pubblica appare estremamente insufficiente, per non dire deleterio. Le Autorità non sembrano cogliere l’essenza dei fatti in svolgimento, e ho l’impressione che stiano loro stesse aggravando la situazione con mosse gravemente errate. Di questo il Popolo si dovrebbe rendere conto.

Per risolvere il problema alla radice occorrerebbe rimuovere gli errori che insistono nei modelli di sistemi economici adottati finora, o anche solo teorizzati, ma che in qualche modo sono stati posti in essere. Ma nessuno di tali modelli economici proposti e implementati risolve il vero problema, così come finora nessuno ha mai percepito e svelato la reale fonte dei problemi economici. Mi correggo: quasi nessuno, come si vede nella Figura 6:




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