DEMOGRAFIA E POSTI LETTO PER CASI ACUTI DAL 1980 A OGGI

Sottotitolo: le bugie in campo sanitario dei nostri governanti hanno le gambe corte.

Sotto-sottotitolo: la situazione ospedaliera italiana è molto peggiore di quello che ci vogliono far credere.

Grazie a un post di un amico, che ho letto qualche giorno fa, mi sono fatto alcune domande che hanno prodotto alcune risposte che vorrei condividere.

Il fatto che ho ritenuto interessante, e da cui è partito il mio ragionamento, è l’immagine che riporto in Figura 1, qui di seguito:



L’immagine è tratta da:

https://thesubmarine.it/2020/03/10/posti-letto-ospedali-italiani-nuovo-coronavirus/

Notiamo che i posti letto per i casi acuti, disponibili negli ospedali italiani, sono passati da 922 nell’anno 1980 a 275 nel 2013; il numero di posti letto è ogni 100mila abitanti.

Per ulteriore aggiornamento dei dati, riporto quanto è scritto nell’Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale dell’anno 2019, che è l’ultimo rapporto per l’argomento in questione, che indica a pagina 56 quanto segue:

«A livello nazionale sono disponibili 3,5 posti letto ogni 1.000 abitanti, in particolare i posti letto dedicati all’attività per acuti sono 2,9 ogni 1.000 abitanti.
La distribuzione dell’indicatore risulta piuttosto disomogenea a livello territoriale».

Quindi i posti letto per i casi acuti sono 290 ogni 100mila abitanti (2,9 X 100), nell’anno 2019. Mi interessava il dato riferito al 2020, che non ho trovato, purtroppo. Perciò userò questo numero, 290, supponendo che sia lo stesso del 2019. Mi rendo conto che non sia il massimo della precisione, ma, d’altra parte, è meglio che niente, oltre al fatto che, di fronte ai numeri che vedrete tra poco, una piccola differenza non inciderà più di tanto sulla rappresentazione della scena di desolazione sanitaria che andrò a rappresentare.

Riassumendo, nel 1980 avevamo 922 posti letto per i casi acuti, mentre nel 2020 ne avevamo 290.

Un occhio superficiale direbbe che i posti letto oggi sono 3,18 volte di meno rispetto al 1980. Oppure che nel 1980 i posti letto per i casi acuti erano 3,18 volte quelli di oggi. Che è lo stesso.

Tuttavia un conto di questo tipo sarebbe fatto senza l’oste, che è la demografia.

CONSIDERIAMO LE PERSONE CON ALMENO 65 ANNI D’ETÀ


Ovvero, i casi acuti solitamente accadono quando la gente invecchia. O no? Mi risulta che più la gente si ostina a invecchiare, e più diventa un “cliente” papabile degli ospedali, e per giunta nei reparti per i cosiddetti “casi acuti”. O no? Perlomeno, di solito è così. Poi è chiaro che ci sono anche altri casi: incidenti, malattie, ecc. Non ho dati statistici a riguardo, ma credo però che l’impatto maggiore sui servizi sanitari sia relativo alle persone più in là con gli anni.

Quindi cosa significa questo? Significa che dovremmo analizzare, oltre ai numeri dei posti letto, anche quelli della situazione demografica del 1980, e confrontarla con quella del 2020.

Per quanto riguarda la situazione del 1980, utilizziamo i dati ISTAT, disponibili qui:

http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCIS_RICPOPRES1981

Accedendo al sito suddetto, ci troviamo di fronte una videata, di cui ne propongo un estratto qui di seguito, nella Figura 2:


Ora decidiamo quale fascia di età considerare. Non ho esperienza diretta in materia, ma credo che dai 65 anni in su il nostro esile corpicino potrebbe aver bisogno del dottore, anche e soprattutto per faccende che richiederebbero posti letto ospedalieri per questioni cosiddette “acute”. Per cui prendiamo questo dato ed estraiamo i dati dalla tabella ISTAT.

Poi dobbiamo reperire i dati della popolazione per fasce d’età relativi all’anno 2020; li troviamo qui:

http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSetCode=DCIS_PREVDEM1#

Nota: nel detto link troviamo i dati relativi all’1 gennaio 2021: non sottilizziamo, facciamo finta che siano del 2020, un giorno di differenza non ci cambia la vita.

Accedendo al sito troveremo la seguente videata, che vedete in Figura 3:


Estraiamo da questa tabella i dati relativi al 2020.

Ora, aggregando i dati per la popolazione avente età maggiore o uguale ad anni 65, otteniamo la seguente tabella, in Figura 4:


Come si vede, nel 1980 c’erano in Italia circa tre milioni in meno di persone rispetto al 2020. Le persone aventi almeno 65 anni erano 7 milioni e rotti nel 1980, ma erano quasi il doppio nel 2020! Come mai? Ma è evidente: è da un pezzo che ci dicono che la popolazione italiana sta invecchiando, non è forse così? E volete che la gente, invecchiando, non aumenti di numero, nelle fasce d’età più anziane? Non è forse una verità così evidente questa, che chiunque la potrebbe capire, anche quei personaggi che abbiamo investito del potere politico attraverso le elezioni?

Bene, ora torniamo ai nostri posti letto per casi acuti. Nel 1980 sappiamo essere stati 922 e sarebbero serviti a 7 milioni e rotti di persone, secondo il mio ragionamento. In altre parole, nel 1980 c’era un posto letto ogni 7.989 persone aventi almeno 65 anni di età (7.366.042 diviso 922 = 7.989). Lasciamo perdere i decimali, arrotondiamo.

Ma, vedete? Nel 2020 c’erano solo 290 posti letto per i casi acuti, per quasi quattordici milioni di persone! Questo significa che c’era - e c’è ancora, ci scommetto, perché secondo me il Governo ha fatto ben poco per potenziare la Sanità -, un posto letto ogni 48.074 persone con almeno 65 anni d’età (13.941.531 diviso 290 = 48.074).

In altri termini, oggi i posti letto ospedalieri dedicati ai casi acuti, con età di almeno 65 anni, sono 6,02 volte di meno rispetto al 1980.

L’aggravante è che lo sapevano anche i sassi che sarebbe andata così, perché i dati demografici italiani sono conosciuti, sono pubblici, e chiunque li può vedere, analizzare e valutare. Per questo motivo, il fatto che le Autorità abbiano deciso questo scempio di posti letto lo considero non solo grave, ma persino criminale; e il fatto non può essere neppure giustificato dicendo “non lo sapevamo”, perché, lo sottolineo ancora, i dati erano, e sono pubblici, e disponibili a chiunque.

Ora spingiamoci ancora più avanti col ragionamento. Sappiamo che l’aspettativa di vita dal 1980 ad oggi è cresciuta: non chiedetemi di quanto, che non è questo lo scopo del post. Vorrei solo far notare che proprio durante questi ultimi anni, coincidenti anche con la pandemia, l’età media dei decessi era, ed è, di circa 80 anni. Perciò direi che, se la popolazione è invecchiata maggiormente, forse ci conviene analizzare anche i dati relativi alle persone con età di almeno 80 anni.

CONSIDERIAMO LE PERSONE CON ALMENO 80 ANNI D’ETÀ


Allo stesso modo dell’analisi effettuata per le persone con almeno 65 anni d’età, estraiamo i dati dalle relative tabelle ISTAT, che sono le stesse, ma questa volta analizziamo le fasce d’età relative a persone con almeno 80 anni: otteniamo la seguente tabella, in Figura 5:


Come si vede, nel 1980 le persone aventi almeno 80 anni erano 1 milione e rotti, ma erano praticamente il quadruplo nel 2020!

Proseguendo nei conti, nel 1980 c’era un posto letto ogni 1.281 persone aventi almeno 80 anni di età (1.180.632 diviso 922 = 1.281). Lasciamo perdere i decimali, arrotondiamo. Ma nel 2020 c’era un solo posto letto ogni 15.444 persone con almeno 80 anni d’età (4.478.817 diviso 290 = 15.444).

In altri termini, oggi i posti letto ospedalieri dedicati ai casi acuti, con età di almeno 80 anni, sono 12,06 volte di meno rispetto al 1980.

RIASSUNTO


I conti vanno fatti sulla base di confronti con dati omogenei. Se nel 1980 c’erano tre volte più posti letto rispetto ad oggi, per considerare correttamente la cosa occorre pesare le reali necessità sanitarie in rapporto alla consistenza dei dati demografici relativi alle varie epoche, che non sono omogenei, perlomeno in Italia.

I decisori economici e politici hanno preso delle enormi cantonate nel corso degli anni: hanno ridotto la potenza del Sistema Sanitario Nazionale, quando invece andava accresciuta, per soddisfare le maggiori esigenze di una popolazione che andava invecchiando.

Ora le conseguenze si pagano, ma il Governo, anziché ammettere l’effettiva origine dei guai, si è imbarcato in impicci ancora più grossi, attribuendo la colpa della situazione sanitaria a fattori, come i “no vax”, che c’entrano come i cavoli a merenda.

CONCLUSIONI


Recentemente si è parlato di “Caporetto del Sistema Sanitario”: ho visto in TV servizi giornalistici che parlavano proprio di questo. Il Governo ha attribuito la responsabilità delle difficoltà della Sanità nazionale al fatto che ancora molte persone non si vaccinano con i vaccini anti covid, e questo, secondo gli esponenti del Governo, causa il riempirsi delle terapie intensive.

Numeri alla mano, il nostro Sistema Sanitario è stato depotenziato così tanto, e dai conti proposti qui sopra la riduzione è stata almeno dalle sei alle dodici volte le reali necessità, che oggi non è più in grado di affrontare adeguatamente un’emergenza sanitaria.

Provate voi a togliere potenza dodici volte ai motori dell’aereo che state pilotando, per affrontare con successo una tempesta: poi mi dite come va a finire. Per il colmo della beffa, il comandante poi si rivolge ai passeggeri del volo accusandoli di avere mangiato troppo, sono troppo pesanti, ed è per questo motivo che l’aereo è in pericolo! Qualora rientraste alla base, se mai riusciste, credo che, in quanto pilota, e quindi responsabile del volo, sareste sottoposti a una corte marziale, qualora il vostro servizio fosse avvenuto durante una guerra. E il periodo che stiamo vivendo è proprio una guerra: una guerra economica.

La colpa della situazione sanitaria in Italia non è dei no vax, non più di quanto sia colpa del paracarro, se l’autista del mezzo ci va a sbattere contro.

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