DATI ISTAT SUI DECESSI, AGGIORNATI A GENNAIO 2022

Riassunto: credo che le Autorità abbiano preso un grosso abbaglio, e che questo sia stato in qualche modo suggerito da ISTAT, diffondendo una valutazione sbagliata dei dati sui decessi. Le conseguenze di questo errore però sono gravi, e lo saranno sempre più, come capirete leggendo il post.


CONSIDERAZIONI GENERALI 


La linea di tendenza del numero dei decessi avvenuti dal 2011 a tutto gennaio 2022 è crescente. In questo confronto, analizzo i dati fino al 2019, e poi fino a gennaio 2022 incluso. Si noti che la tendenza, anno dopo anno, di aumento dei decessi, è sempre in crescita, sia considerando i periodi esclusi dalla pandemia che includendoli. La crescente uniformità della linea di tendenza dei decessi è dovuta perciò alla struttura demografica italiana.


Infatti, in Italia, fino a 50 anni fa circa, avvenivano nascite di bambini sempre crescenti, anno dopo anno; successivamente, circa a metà degli anni ‘70, ci fu un’inversione di tendenza. Dato che le aspettative di vita oggi sono di circa 80 anni, se ne desume che per i prossimi 30 anni, circa, i decessi continueranno ad aumentare – infatti 1970 + 80 fa 2050 -, e non ci sarà alcun vaccino anti covid che potrà impedirlo, dato che nulla può un vaccino contro le inesorabili leggi della natura.


Ma ISTAT comunica una valutazione dei dati non in linea con la realtà dei fatti, e questo indurrà senz’altro in errore la pianificazione economica delle esigenze di spesa e investimenti non solo nella Sanità, ma anche in molti altri settori. Spiegherò questo fatto tra poco.


È ormai da vari decenni che la popolazione sta invecchiando. Questo significa che la cittadinanza ha naturalmente bisogno di maggiori servizi sanitari, come ospedali, posti letto, personale sanitario, medici, infermieri. Infatti una persona più in là con l’età di solito ha maggiormente bisogno di assistenza sanitaria. Lo si sapeva, i dati sono pubblici.


Invece, le classi decisionali del Paese cos’hanno fatto? In questi ultimi decenni hanno ridotto gli ospedali, i posti letto, i servizi sanitari… Ovvero, hanno fatto tutto quello che non si doveva fare, e qualora si fosse presentata un’emergenza sanitaria, sarebbe stato un grave problema affrontarla con adeguato successo. Ed è proprio ciò che è accaduto. Ma la colpa la vogliamo dare solo al virus?


Oppure il fatto di dare la colpa al virus sarebbe un ottimo sistema per distrarre l’attenzione dalle scellerate decisioni che i nostri esimi personaggi politici e decisionali hanno preso in tema di Servizio Sanitario Nazionale?


PER CAPIRE UN PO’ MEGLIO, ESAMINIAMO I DATI ISTAT


Innanzi tutto, vediamo di rammentare cosa scrissi l’anno scorso in merito alla struttura demografica italiana. È importante non saltare questo passaggio, altrimenti non si capisce l’impatto che ha la demografia sulla Sanità del Paese, ma anche sull’economia, sulla previdenza, sulle pensioni. Ecco il link:


https://unaltroblogcimancava.blogspot.com/2021/03/decessi-2020-e-pandemia-sistema.html


Infatti l’avevo detto e sottolineato che i vaccini nulla possono, né potranno mai fare nulla contro le leggi demografiche, che, dati alla mano, dicono che la tendenza, per i prossimi circa trent’anni, sarà quella di decessi crescenti, anno dopo anno. Questo fatto ne comporta certamente anche un altro: se la gente invecchia, non è che di colpo schiatta! Prima di passare a miglior vita, avrà bisogno di assistenza sanitaria, o no?


ISTAT in data 24 marzo 2022 ha pubblicato i dati riguardanti i decessi avvenuti in Italia: tutti i decessi, derivanti da qualunque causa. Sono aggiornati a gennaio 2022, e includono tutto l’anno 2021. Ci sono anche i confronti con gli anni 2022, 2021 e 2020, e con la media dei cinque anni precedenti, dal 2015 al 2019.


I dati ISTAT li trovate a questo indirizzo:


https://www.istat.it/it/archivio/240401


I DECESSI DEL MESE DI GENNAIO, DAL 2011 AL 2022


Ho elaborato i dati riguardanti il mese di gennaio, relativi agli anni dal 2011 al 2022, e ve li presento in Figura 1, in forma numerica:


ALCUNI DATI DEMOGRAFICI


Prima di affrontare la disamina dei decessi presentati in Figura 1, apro un inciso per quanto riguarda la struttura demografica italiana: è indispensabile capire che i dati della demografia italiana non sono omogenei. Infatti, come ho spiegato nel documento sopra linkato, la popolazione italiana nel 2020 era così composta, come vedete nella Figura 2:


Come si nota, la popolazione residente cresce di numero, fino alle persone nate nei primi anni ‘70. È chiaro che questa crescita di nascite che si ebbe a suo tempo, ce la ritroveremo più avanti, a incrementare i decessi, trascorsi gli anni di aspettativa di vita media, che oggi sono circa 80 anni.


La situazione la spiego ulteriormente nella seguente Figura 3:


Come si nota, le persone nate intorno al 1970 ci lasceranno intorno al 2050. Invece, le persone nate intorno al 1940 ci lasceranno, purtroppo, mediamente nei giorni in cui sto scrivendo.


Vi prego di notare anche un’altra cosa, che ha un’importanza fondamentale nei riguardi dell’economia, della Sanità e della Previdenza Sociale Nazionale: le persone nate intorno agli anni 70, che ci lasceranno intorno al 2050 – trascorsi gli 80 anni di vita media -, sono circa il doppio di quelle nate negli anni intorno al 1940, che ci stanno lasciando in questi tempi.


Tutti conosciamo l’impatto sul nostro SSN che producono le persone che necessitano oggi di assistenza sanitaria. Non passa giorno che la TV non ci documenti di quanto è grande il carico di lavoro sul nostro Servizio Sanitario Nazionale. Ebbene, pensate a quando questo impatto sarà il doppio di oggi!


PERCHÉ SARÀ PROPRIO COSÌ! I DECESSI CONTINUERANNO AD AUMENTARE PER I PROSSIMI 30 ANNI, CIRCA


Questo fatto è noto a tutti, in quanto i dati che vi sto proponendo sono di fonte ISTAT. Quindi queste informazioni dovevano essere a conoscenza di chiunque, specialmente agli addetti ai lavori: escludendo ovviamente i nostri politici, insieme a tutta la classe decisionale italiana, visto i tagli al SSN effettuati nel corso degli anni!


TORNIAMO A ESAMINARE I DATI DEI DECESSI


Analizziamo ora i dati dei decessi, che abbiamo visto in Figura 1. Lo facciamo con il grafico seguente, in Figura 4:


Nella Figura 4 vediamo il grafico di gennaio, dagli anni 2011 al 2022. Di anno in anno ci sono sempre differenze di numeri, perché ogni anno è diverso dagli altri; ma ciò che conta è rendersi conto che questi numeri tendono ad aumentare nel tempo: come mai? Certamente ci può essere stata in certi periodi un’influenza più difficile da curare, e le ragioni di maggiori decessi potrebbero anche riguardare questioni meteorologiche, come ondate di freddo invernale che hanno avuto ragione della salute delle persone più fragili.


Ci possono essere moltissime ragioni che spieghino le oscillazioni che sono avvenute nel numero di decessi, ma la ragione fondamentale che è alla base della tendenza alla crescita del numero dei decessi nel tempo è una sola: la struttura demografica della popolazione italiana. Il concetto da capire è espresso nella Figura 3, sopra descritta.


Comunque, il grafico di Figura 4 riporta i dati del mese di gennaio, dal 2011 al 2022. Quindi ci sono anche gli anni orribili della pandemia. Perciò ci sono anche i decessi covid. Che siano queste le ragioni che spingono la tendenza di aumento di decessi? E se sì, in che misura?


Per rispondere a queste domande, vediamo il seguente grafico, che analizza i dati dei decessi avvenuti a gennaio, ma solo dal 2011 al 2019. In pratica, sono gli stessi dati di prima, ma escludendo gli ultimi tre anni, 2020, 2021 e 2022; in tal modo escludiamo i decessi causati dal covid, o comunque avvenuti in concomitanza col covid. Ecco quindi la Figura 5:


Come si nota, la tendenza è sempre di crescita dei decessi. Certamente ci sono delle oscillazioni, ma, come vedete, la linea della tendenza è in salita, comunque: le leggi demografiche vengono così confermate.


Nota: gli esperti nelle materie matematiche potranno notare che nei grafici ho inserito anche le formule per calcolare la tendenza, vedi R al quadrato. A me basta comunque rilevare che, visivamente, la linea di tendenza procede verso l’alto, da sinistra a destra, quindi dal 2011 in poi, rappresentando perciò la crescita numerica dei decessi sull’asse verticale del grafico.


I DECESSI DELL’INTERO ANNO, DAL 2011 AL 2021


Per verificare ulteriormente la corrispondenza dei dati dei decessi con la demografica, adesso procedo ad esaminare i dati completi dei decessi avvenuti in anni interi. Si tratta dell’elaborazione dei dati pubblicati da ISTAT in data 2 marzo 2022, di cui avevo già parlato in un mio precedente post del 6 marzo 2022. Ovviamente escludiamo, per ora, il 2022, giacché ISTAT ha fornito i dati solo di gennaio 2022. Nella tabella che segue vediamo i dati esposti in forma numerica, in Figura 6:


Ora esaminiamo i dati in forma grafica, attraverso la seguente Figura 7:


Vedete che i numeri dei decessi procedono, anno dopo anno, dal 2011 al 2021, con una tendenza alla crescita. Ovviamente ci sono sempre le oscillazioni, perché, come detto precedentemente, ogni anno non è mai uguale ad un altro.


Notate che la tendenza alla crescita del numero dei decessi esiste anche relativamente ai decessi avvenuti in un intero anno. E questa tendenza non fa altro che confermare che le leggi demografiche non si possono sottovalutare, riducendo i servizi sanitari, quando invece avrebbero dovuto essere potenziati, in modo da far fronte adeguatamente alla tempesta demografica ben visibile all’orizzonte.


È un aspetto, questo, che, mi sono reso conto, deve aver indotto i decisori politici a prendere grandi abbagli, e lo vedremo tra poco, anche a causa di quanto scrive ISTAT nei suoi bollettini.


Ma torniamo ai nostri dati: nel successivo grafico facciamo lo stesso ragionamento che abbiamo fatto per il mese di gennaio. Quindi andiamo ad analizzare solo gli anni interi dal 2011 al 2019, escludendo quindi il 2020 e il 2021, che sono gli anni influenzati dalla pandemia: vogliamo vedere ed assicurarci che la tendenza alla crescita dei decessi non sia dovuta al covid. Vediamo quindi la Figura 8:


Come volevasi dimostrare, la linea di tendenza è crescente, anche in questo caso. Certamente il dato di R al quadrato cambia, perché ogni anno differisce dagli altri, ma la sostanza è sempre quella: il numero dei decessi crescente è principalmente dovuto alla struttura demografica italiana.


Ora faccio qualche domanda scomoda:


    1. Esaminando i dati che ho appena mostrato, possiamo dire che i vaccini anti covid abbiano prodotto risultati auspicabili, come una diminuzione dei decessi?

    2. Di fronte a una linea tendenziale di crescita dei decessi molto simile, sia comprendendo nei dati analizzati i periodi caratterizzati dal covid, che escludendoli, possiamo obiettivamente dire che abbiamo attraversato un periodo pandemico?


ISTAT E LA MEDIA DEI CINQUE ANNI PRECEDENTI


Abbiamo finora dimostrato che il numero dei decessi che avviene è in aumento da un bel pezzo, e lo sarà per almeno i prossimi trent’anni, se la struttura demografica italiana rimane sostanzialmente invariata, per quanto riguarda le persone residenti.


L’unica cosa che potrebbe cambiare la tendenza dei decessi nel tempo sarebbe che la popolazione emigri in massa, oppure che la scienza trovi finalmente il modo di farci vivere in eterno; in quest’ultimo caso ci sarebbero, suppongo, forti resistenze da parte dell’INPS…


Quindi noi sappiamo che i decessi continueranno ad aumentare. Cosa comporta questa informazione? Comporta una serie di cose:


    1. Bisognerà potenziare i Servizi Sanitari Nazionali, dato che la gente, invecchiando, avrà bisogno sempre più di assistenza medica e sanitaria.

    2. Occorrerà tenere conto dell’impatto sui sistemi pensionistici, perché all’aumento dei decessi corrisponde inevitabilmente tanta più gente che andrà in pensione, ma anche tanta meno gente al lavoro, che verserà i contributi che serviranno a pagare le pensioni. Ricordiamo che il sistema pensionistico pubblico è a ripartizione, e che i fondi pensione sono ancora di dimensioni troppo esigue per fornire un supporto adeguato alle pensioni pagate.

    3. Servirà pensare a un’opera straordinaria di revisione del parco immobiliare italiano, per adeguarlo alle nuove esigenze di una popolazione che invecchia. Per esempio, nelle case senza ascensori, come faranno queste persone anziane a salire agevolmente le scale? In quei comuni con molti dislivelli, come faranno queste persone a muoversi agevolmente in strade non completamente adatte alle loro esigenze?


Ci saranno innumerevoli altre esigenze che dovranno essere soddisfatte, per venire incontro ai bisogni di una popolazione che invecchia; il che è direttamente collegato al fenomeno legato all’aumento del numero dei decessi: tutto ciò è chiaro e lampante, per noi.


Ripeto: è tutto chiaro, per noi.


MA LE AUTORITÀ CONOSCONO IL PROBLEMA?


Già: noi lo sappiamo, ma le Autorità? Naturalmente, suppongo che lor signori, uomini politici, decisori amministrativi, e, in genere, la classe dirigente italiana, si affiderà alle informazioni fornite dagli enti preposti a fornire informazioni importanti. Uno di questi enti, importantissimo, è l’ISTAT.


ISTAT infatti, come detto all’inizio di questo post, con buona periodicità pubblica i dati, ma anche un bollettino in cui riassume l’ambito delle sue ricerche, e fornisce indicazioni precise di come dovrebbero essere valutati i dati.


Il bollettino in questione si chiama “Nota metodologica - La nuova base dati di mortalità giornaliera della popolazione residente”. Lo troviamo a questo indirizzo: 


https://www.istat.it/it/files//2020/03/nota-metodologica-decessi-24marzo-2022.pdf


Qui di seguito ne pubblico un’immagine, in Figura 9, e procedo anche a ingrandire la parte sulla quale ho soffermato la mia attenzione, per migliore visualizzazione:


Come vedete, ISTAT scrive in questo documento una cosa che mi lascia molto perplesso, per il livello di inesattezza che ISTAT sostiene, e per le conseguenze negative che possono avere queste informazioni false. Mi riferisco a ciò che troviamo scritto nel contesto di pagina 1, e che qui di seguito cito testualmente:


«La serie storica disponibile parte dal 2011, ma il periodo 2015-2019 è quello che viene assunto come riferimento per la valutazione dell’eccesso di mortalità per gli anni 2020-2022. Sebbene sia senz'altro possibile assumere come riferimento delle stime del numero “atteso” di decessi per gli anni 2020-2022 altri valori derivati da opportune metodologie statistiche, la media dei decessi del quinquennio 2015-2019 resta un buon riferimento per una prima valutazione di massima dell'eccesso di mortalità totale indotto dall'epidemia di Covid 19. Un approccio analogo è riscontrabile in numerosi lavori scientifici sia nazionali che internazionali.»


ISTAT HA PRESO UN ABBAGLIO ENORME!


ISTAT prende come dato la media di cinque anni precedenti, e lo ritiene pure un «buon riferimento». Questo fatto comunica un’idea fuorviante di quanti decessi ci dovremo attendere in futuro, ma, come ho dimostrato, non funziona così! La realtà è ben diversa: ci sarà inesorabilmente un numero di decessi crescente, per almeno i prossimi trent’anni!


ISTAT, indicando che «la media dei decessi del quinquennio 2015-2019 resta un buon riferimento per una prima valutazione di massima dell'eccesso di mortalità totale indotto dall'epidemia di Covid 19. Un approccio analogo è riscontrabile in numerosi lavori scientifici sia nazionali che internazionali.», ci sta facendo deragliare dalla realtà! Non saranno quelli i numeri affidabili per calcolare l’impatto e le conseguenze sui servizi sanitari! Lo ripeto e lo sottolineo!


COSA SUCCEDE SE LE AUTORITÀ RITENGONO BUONE LE VALUTAZIONI DI ISTAT?


Ebbene, è chiaro che se le autorità dovessero ritenere affidabili, come numero di decessi attesi, la media dei cinque anni, dal 2015 al 2019, ma se poi si verificasse, ad esempio, un incremento del 20%, cosa succederebbe al nostro SSN, se nel frattempo fossero stati decisi tagli e ottimizzazioni nell’efficienza del servizio? Naturalmente un incremento del 20% di decessi si ripercuoterebbe in modo ancora più pesante sui servizi sanitari, perché quelle persone, che prima di allora non avevano magari neppure mai visto un medico, ora si troverebbero ad aver bisogno di cure, esami sanitari, assistenza, operazioni, ricoveri: ovvero il tutto causerebbe un impatto sul SSN di ben oltre il 20%, imputabile al mero incremento del numero dei decessi.


PERCIÒ ABBIAMO UN “BUG” NEI NOSTRI SISTEMI


Quindi, in ragione di quanto sto documentando, abbiamo forse spiegato il motivo per cui il nostro Sistema Sanitario viene messo così sotto pressione, come è avvenuto negli anni recenti, e come ben ci hanno documentato le notizie di cronaca e la TV: le autorità potrebbero aver preso per buona una valutazione errata di ISTAT.


RIFLESSIONI CONCLUSIVE


Siamo alle solite: ci affidiamo a quanto dicono e sostengono le Autorità, ma non riflettiamo criticamente sull’insieme dei dati, che bene o male sono pubblici e reperibili da chiunque con buona facilità, e, seguendo pedissequamente le disposizioni delle Istituzioni, poi ci troviamo invischiati in problemi enormi.


Ho il sentore che le stesse Autorità decisionali abbiano valutato il da farsi, basandosi su indicazioni errate da parte di ISTAT. Così ci ritroviamo con un SSN depotenziato, quando invece sarebbe stato indispensabile averlo molto maggiormente dimensionato: il tutto per il fatto che ISTAT indica che i decessi seguirebbero un andamento piatto nel tempo, in base alla media dei cinque anni precedenti: lo scrive proprio ISTAT nella Nota Metodologica, pubblicata insieme ai dati sui decessi.


ISTAT sostiene che «un approccio analogo è riscontrabile in numerosi lavori scientifici sia nazionali che internazionali». Tuttavia non è detto che in altri paesi esista una struttura demografica simile alla nostra. Certe valutazioni internazionali potrebbero essere state fatte basandosi sulla demografia di paesi con incrementi demografici sostenuti; ma sappiamo che in Italia gli andamenti delle nascite sono calanti da almeno cinquant’anni, questo avviene dopo un periodo di sensibile incremento demografico, durato fino a circa il 1970.


La combinazione di questi fattori ha prodotto in Italia una struttura demografica della popolazione residente molto poco uniforme, che è direttamente in relazione all’incremento dei decessi, tendenza che è ormai in corso da anni, e che proseguirà ancora fino a circa il 2050. Gli studiosi di statistica, di cui credo siano ben fornite le nostre Istituzioni, avrebbero dovuto segnalare a ISTAT l’abbaglio preso.


In ogni caso una lettura attenta dei dati ISTAT avrebbe dovuto far insorgere a chiunque qualche sospetto che ci fosse qualcosa che non andava. Era evidente, ormai da un pezzo, che i decessi continuavano ad aumentare, anno dopo anno. Nessuno si è chiesto come mai? Chi è quel “genio” che ha pensato che «la media dei decessi del quinquennio 2015-2019 resta un buon riferimento per una prima valutazione di massima dell'eccesso di mortalità totale indotto dall'epidemia di Covid 19»? Nessuno si è accorto che l’età media della popolazione continuava a crescere?


Persino la casalinga di Voghera saprebbe che a un periodo di forte crescita demografica seguirebbe, trascorsi gli anni di aspettativa di vita media, un periodo di tendenza alla crescita sostenuta del numero dei decessi. Come infatti sta ormai avvenendo da anni, e come continuerà per altri trent’anni, almeno. Questa casalinga, sapendo ciò, certamente si preoccuperebbe di far trovare la casa che governa pronta ad affrontare in modo adeguato la situazione incombente.


Disgraziatamente temo che nelle Istituzioni scarseggino le casalinghe di Voghera. Lo dico vedendo cos’hanno deciso le Autorità per affrontare la pandemia, ammesso che sia una vera e propria pandemia, che dai dati non si direbbe. Tuttavia un individuo saggio non dovrebbe insistere nell’errore. Errare è umano, si dice. Ma perseverare è diabolico.


Oggi possiamo ancora renderci conto che sono stati fatti enormi danni, e questo è avvenuto per una valutazione errata dei dati relativi ai decessi. Ma l’esperienza non servirebbe a nulla, se non insegnasse a imparare dagli errori, e a porvi rimedio. Vediamo di riflettere su quanto stiamo facendo, perché la Storia ci insegna che è sempre implacabile con chi trascura la realtà dei fatti, preferendola a false teorie.

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