LA TRAPPOLA DELLA MONETA


Riassunto: le crisi economiche, l’inflazione, la decadenza culturale e le guerre hanno una relazione con la moneta e il denaro. Infatti, la cultura moderna dell’Uomo è da secoli intrappolata da un’idea falsa, che invariabilmente porta alla fine di un ciclo economico e al tracollo della civiltà. Vediamo di svelare quindi il mistero.

Per fare luce sulla faccenda, torniamo indietro nel tempo, quando giunsero i Longobardi in Italia, e ne conquistarono la gran parte. I Longobardi al loro arrivo in Italia non conoscevano l’uso della moneta, non avevano una lira; in parole povere, erano un popolo in bolletta. Oggi diremmo che erano un popolo alla canna del gas, senza gas. Non avevano neppure debiti, né deficit. Ma conquistarono una civiltà ricca, che aveva un sistema monetario basato su monete di bronzo, d’argento e d’oro.


In altri termini, questa popolazione di origine nordica, che erano i Longobardi, che non aveva il becco di un quattrino, conquistò un territorio molto vasto, che era invece popolato da gente ricca, coi forzieri pieni di monete d’oro e d’argento. Come fu possibile?


L’IDEA MICIDIALE RACCHIUSA NELLA MONETA


Ora consideriamo il fenomeno monetario, e che cosa rappresenta la moneta. La moneta è un simbolo (*). Un simbolo è «un oggetto che ha massa, significato e mobilità». Un simbolo è «qualcosa che potrebbe rappresentare un'idea. È un pezzo di energia che è accettato per rappresentare una certa idea».


La moneta racchiude un’enorme quantità di significati: ricchezza, potere, qualità, capacità, autodeterminazione, e molti altri. Gli eserciti venivano pagati in moneta ai tempi dei Longobardi, e ancora oggi è così. Quindi, quando le disponibilità monetarie si esauriscono, è finita.


Notate molto attentamente questo aspetto: la moneta non serve solo come mezzo di pagamento, riserva di valore e misura del valore, come c’è scritto nei libri di economia: la moneta serve anche, e soprattutto a DOMINARE chi la possiede e chi ne fa uso, perché, in mancanza di moneta e di denaro -, la persona, la sua famiglia, e persino l’intero Popolo, perde anche tutto ciò che la moneta rappresentava, cioè ricchezza, potere, qualità, capacità, e, per ultimo, ma è la cosa più importante,


LA GENTE PERDE L’AUTODETERMINAZIONE.


La scarsità di moneta determina perciò anche la scarsità di un mucchio di altre cose che la moneta rappresenta. La scarsità di moneta ha come contropartita una graduale perdita di autodeterminazione. Tanto più la moneta diventa scarsa, tanto più si perde autodeterminazione.


Tanto meno autodeterminazione si possiede, e tanto più si diventa altrui determinati: ovvero si perde la propria sovranità, la propria libertà, e si diventa così dominati da terzi. L’auto determinazione dei popoli va a ramengo, qualora si creassero condizioni di scarsità di moneta. Al che consegue il fatto di cadere sotto la dominazione di altri: si diventa un popolo intrappolato. Si può diventare un popolo di schiavi.


LA MONETA DEI LONGOBARDI


Ma se i Longobardi non usavano la moneta, e di conseguenza noi diremmo, sbagliando, che non avevano alcuna possibilità di vincere una guerra, come hanno fatto invece a stravincere?


Ebbene, signori, qui sveliamo una nostra mal comprensione. Torniamo perciò alla definizione della parola “simbolo”(*): infatti, con tale definizione, molto precisa, scopriamo che non è vero che i Longobardi non avevano una moneta: in realtà, il simbolo associato a tutte quelle qualità che noi, e i popoli italici del tempo, avevano associato alle monete metalliche, quali potere, forza economica e soprattutto forza militare, per i Longobardi tale simbolo era rappresentato dai singoli individui della popolazione longobarda, con tanto di guerrieri, loro famiglie, mogli e figli inclusi.


Il Popolo longobardo stesso incorporava la funzione di simbolo monetario. Perciò il loro potere era rappresentato dagli individui e dalle loro famiglie, che con la procreazione potevano continuamente alimentare quel potere economico, militare e culturale, che era in un certo senso virtualmente infinito. Invece, le popolazioni italiche di quel tempo avevano confinato il loro potere economico e militare solo al possesso di monete metalliche, che erano per loro natura scarse, destinando anche il loro potere a perdere il confronto con quello dei Longobardi.


Quindi, riassumendo:


1. Le famiglie longobarde rappresentavano direttamente il potere del loro Popolo, ed era in potenza espandibile all’infinito. La “moneta” dei Longobardi era rappresentata dagli individui stessi, incluse le loro intere famiglie, il che consentiva a quel popolo di avere una prospettiva di sviluppo economico, militare e colturale virtualmente infinito, creando così le migliori condizioni per l’abbondanza e la supremazia nei confronti delle popolazioni coeve.


2. I popoli italici del tempo invece avevano associato l’idea del loro potere economico e militare alle monete metalliche, che per definizione erano scarse, giacché l’oro e l’argento sono di per sé scarsi in natura. La conseguenza di ciò fu il cadere intrappolati in una condizione di scarsità non solo di denaro, ma anche di potere militare. Quindi i popoli italici del tempo finirono per essere conquistati dai Longobardi.


3. Se l’Uomo consegna la sua fiducia e il suo potere a un’idea che include una trappola, cioè l’idea della possibile scarsità, qual è in effetti la moneta, egli ne diventerà alla fine effetto, soccombendo, anche se è stato lui stesso il creatore della trappola.


LA FINE DEI LONGOBARDI


Già, appunto: se i Longobardi avevano un’idea così vincente, come mai alla fine furono sconfitti dai Franchi? Infatti, la questione è molto interessante. Ma, anche la risposta lo è altrettanto: i Longobardi possedevano un segreto, quello della moneta intimamente associata a loro stessi, a loro insaputa. I Longobardi erano in possesso di un segreto di valore immenso, ma ne ignoravano totalmente il valore. Perciò i Longobardi ad un certo punto si misero anch’essi a coniare monete metalliche, evidentemente attratti e illusi dalla facile comodità del loro uso. Inoltre gli esperti di numismatica ci hanno documentato che il tenore d’oro nelle monete andava diminuendo sempre più, man mano che il tempo passava, certificando il fatto che la scarsità del biondo metallo era diventata un problema, il che significa che i Longobardi del tempo erano anch’essi diventati effetto dell’idea della scarsità associata alla moneta, cadendo a loro volta nella trappola monetaria.


In altre parole, i Longobardi si dimenticarono della loro idea vincente, e si fecero sedurre dall’idea falsa, ma anche più semplice, di associare il loro potere a un simbolo esterno alla loro identità, qual era la moneta metallica, ma che includeva anche una trappola: quella della scarsità, e quindi anche la conseguente perdita della loro auto determinazione, del loro potere e della loro libertà, con tutto ciò che conseguì, inclusa la perdita della sovranità e dell’identità.


COS’È UNA TRAPPOLA?


Nell’interessantissimo capitolo “Intrappolato”, del libro “Dianetics 55!”(**), si parla di libertà, e del suo opposto, che non è la schiavitù, come forse erroneamente si crede, bensì l’intrappolamento.


Cito:


«Se non si ripristina la libertà, non è possibile ripristinare la capacità. Il lottatore con i muscoli induriti, il guidatore teso, l’astronauta con i riflessi congelati sono tutti similmente incapaci. La loro capacità sta nel fatto di aumentare la libertà, alleviare la tensione e migliorare la comunicazione con il loro ambiente».


[…]


«In che cosa può essere intrappolata una persona? In primo luogo, può essere intrappolata nelle idee. Dato che la libertà e la capacità possono essere considerate quasi sinonimi, le idee d’incapacità sono quindi determinanti nell’intrappolamento».


Notate che la moneta, per come la conosciamo oggi, e come era già conosciuta ai tempi di Roma, è un simbolo che incorpora un’idea che è in grado di intrappolare. Infatti, se non possiedi un’adeguata quantità di moneta e/o di denaro, sei povero, e non puoi avere nulla. Nella società odierna, se sei povero, la tua stessa identità subisce un grave danno. Ecco la trappola: l’Uomo concede la sua fiducia a un’idea intrappolante, e ne diventa effetto, cadendo così nella trappola: egli perde perciò la sua capacità, e anche la sua libertà! Ecco che la semplice idea della moneta nasconde però una trappola micidiale!


CI VUOLE EQUILIBRIO


Abbiamo visto come la moneta può essere un’arma a doppio taglio. Il possessore di moneta può scambiarla con delle merci, e questo sarebbe il suo scopo fondamentale. Ma la moneta può diventare merce essa stessa, in moltissimi modi, tradendo il suo scopo basilare.


Un altro difetto della moneta è che tende ad accumularsi nelle mani dei pochi “ricconi”, lasciando il resto della popolazione a bocca asciutta, e di conseguenza costringendola anche alla povertà.


Oggi nelle economie occidentali esistono larghe fasce di popolazione prive di adeguati livelli di moneta e di denaro, nonostante le banche centrali abbiano immesso nel sistema economico enormi quantità di moneta. Ma tali denari non fluiscono adeguatamente dove dovrebbero, così molta gente rimane senza lavoro o sottoccupata, e in gravi difficoltà economiche.


I Longobardi invece se la passavano molto bene, visto che conquistarono la gran parte della ricca Italia del tempo: ma lo fecero senza conoscere la moneta.


Perciò credo che abbiamo un problema. Nel corso dei secoli l’Uomo si è fatto sedurre da quest’idea, quella della moneta, ma abbiamo scoperto che contiene una sorta di bugia, giacché, se fosse giusta, non ci sarebbero queste schiere di poveri in Italia.


Ma anche nei ricchissimi Stati Uniti d’America ci sono larghe fasce di popolazione in difficoltà economiche, nonostante laggiù posseggano ancora la sovranità monetaria: il che non depone a favore dell’idea che l’Italia dovrebbe ritornare a una moneta di stato, come quando avevamo ancora la lira.


A questo punto credo che sia evidente una cosa: la moneta ci ha abbagliati a tal punto che abbiamo perso di vista totalmente che il valore di un’economia è dato dal suo Popolo. È la gente che, lavorando, dandosi da fare, producendo e facendo in modo che le cose vadano nel verso giusto, assicura che non solo la popolazione possa sopravvivere, ma anche, auspicabilmente, prosperare.


Se la cittadinanza fosse dedita alla produzione di cicli economici di valore auspicabile, come chiamo io quel lavoro destinato a creare effetti positivi e produttivi di benessere per tutti, avremmo come risultato abbondanza e ricchezza diffusa, con conseguente giustizia sociale e pace.


È la gente e le loro famiglie, in cui la cura dei figli può svolgersi nelle migliori condizioni, che può consentire anche allo stesso Stato di continuare la sua esistenza: infatti, non esiste uno Stato composto da solo territorio: è indispensabile che ci sia anche un Popolo, affinché possa esistere lo Stato.


Perciò, va benissimo che debba esistere la moneta, ma occorre anche che si provveda a dare una quantificazione monetaria al valore rappresentato dal Popolo, e nello specifico agli individui e alle loro famiglie. La funzione classica della moneta deve essere in equilibrio con la quantificazione in senso monetario tangibile del valore delle famiglie e del loro incessante lavoro all’interno dello Stato.


Aggiungo che è la famiglia, in fin dei conti, che garantisce non solo la continuazione della specie, ma anche quella dello Stato. Il concetto è chiaro: se non ci sono figli, non c’è neppure un futuro, e anche il più forte e ricco Stato concluderebbe al sua esistenza, in mancanza delle funzioni riproduttive del Popolo, che avvengono nelle migliori condizioni quando c’è una famiglia.


Esistono molte teorie differenti, ma alla fine per fare figli ci vuole una lei e un lui. D’accordo, il lavoro di lei è incommensurabilmente di maggior valore rispetto a quello di quell’indolente babbeo che ella ha malauguratamente incontrato quel giorno infausto. Ma è altrettanto vero che se lui si sforzasse un po’ di più, anziché bighellonare in giro facendo finta di essere un super giovane, la vita potrebbe scorrere più serenamente, e Cupido potrebbe anche essere più soddisfatto dei suoi sforzi, e anche maggiormente giustificabile per i suoi eventuali errori.


L’ANGOLO DELLA METAFORA


Per comprendere un problema bisogna calarlo in un’altra dimensione, ed esaminarlo in altri contesti, confrontando il problema con altri dati di grandezza paragonabile.


Perciò, nel nostro specifico caso, se esaminassimo la questione monetaria solo nell’ambito di vita umana vissuta, attuale o passata, o se esaminassimo il problema solo attraverso teorie economiche più o meno campate per aria, non avremmo sviscerato e compreso completamente la funzione monetaria, e come dovrebbe essere adeguatamente implementata.


Certo, ho appena fatto l’esempio dei Longobardi, che conquistarono la ricca Italia del tempo, pur non conoscendo la moneta. Ma è un esempio comunque circoscritto a un tempo tutto sommato limitato a pochissimi secoli. L’Uomo ha e ha avuto le sue civiltà, che però dopo pochi anni sono implose. Ci sono nella Storia esempi più o meno di lunga durata, per esempio Roma: ma anche questa civiltà, oltre ad aver attraversato vari cambiamenti radicali, alla fine è caduta.


Per valutare un fenomeno complicato, come quello della moneta, e per creare un sistema economico virtualmente privo di difetti, dovremmo trovare un dato di grandezza paragonabile, che però ci assicuri che abbia qualità e durata molto maggiore di pochi secoli.


In altre parole, fin dall’alba della civiltà l’Uomo ha fatto uso di vari sistemi monetari, accompagnandoli però a guerre fratricide. E oggi, purtroppo, siamo ancora a questo punto, dopo migliaia di anni! C’è chi dice che non si può fare nulla, e che questa sarebbe la natura dell’Uomo. Non io, non credo che sia così, e lo dimostro.


Quindi, facciamoci questa domanda: in natura esistono “civiltà” paragonabili a quella dell’Uomo, ma che esistono da ben più tempo? Certo che sì: per esempio, le foreste, che esistono probabilmente da eoni, e che funzionano da allora perfettamente.


Nelle foreste c’è una forma di governo? No. Lì non esiste un’entità superiore che dà le direttive. Nella foresta ogni suo “abitante” sa esattamente cosa fare, e lo fa benissimo.


Inoltre ogni organismo che popola la foresta produce abbondanza, e riceve abbondanza, come se esistesse un vero e proprio sistema monetario che regolasse gli scambi “commerciali”.


Nelle foreste ci sono volontari? Sì, tutti gli organismi che la popolano sono volontari, non c’è proprio nessuno che impone qualcosa, tutti gli organismi sanno cosa devono fare, e lo fanno perfettamente, facendo perdurare le cose all’infinito, creando abbondanza.


Ma allora come avviene la remunerazione? Cioè, che sistema monetario usa la foresta? Questa è la domandona da diciotto triliardi di dollari!


La risposta è che ogni organismo che popola la foresta crea la sua moneta, che sono i suoi prodotti, che acquistano immediatamente valore di scambio e di pagamento, come se si trattasse di un baratto, ma è qualcosa di diverso dal baratto: è il segreto della foresta, che la rende un sistema perfetto.


Qui abbiamo un segreto di valore incommensurabile:


IL SEGRETO DELLA FORESTA


Sconosciuto all’Uomo. Finora.


Ecco il dato che manca nei sistemi economici dell’Uomo. Nella foresta ogni organismo che la popola produce esso stesso la sua moneta, immediatamente scambiabile con quella degli altri organismi. Questo produce fiorente prosperità, che dura praticamente in eterno, in mirabile equilibrio produttivo di abbondanza. Nella foresta non si scarta niente. Anche l’albero caduto diventa opportunità di nutrimento e di vita per altri organismi.


Nella foresta non ci sono i biglietti colorati che l’Uomo usa, a rappresentare la sua moneta. Tuttavia la mancanza di tali foglietti non ci deve convincere che non ci sia una forma monetaria di eguale, se non migliore valore.


Quindi l’Uomo dovrebbe imparare dalla foresta, e tradurre questo insegnamento in un qualcosa che sia fungibile per le sue attività economiche. Ma, sapendo ormai quanto sopra, la cosa non presenta particolari difficoltà.


Infatti, se notiamo ancora meglio la faccenda, vediamo che nella foresta c’è una “crescita economica” continua, che garantisce la sopravvivenza della foresta stessa, in contrasto coi suoi soppressori naturali della sopravvivenza.


In un dato territorio, quando la foresta non può più espandersi, in ragione di un confine raggiunto, essa cessa di espandersi, e si limita automaticamente a una crescita conservativa della sua continuità di sopravvivenza. Ovvero, c’è crescita, ma qual tanto che basta a farla sopravvivere in eterno.


Se invece la foresta si sta sviluppando, magari in conseguenza a un precedente fenomeno soppressivo della sua sopravvivenza, come ad esempio un incendio, vediamo che la crescita avviene in modo molto più accelerato e rigoglioso, in modo da raggiungere quella dimensione e quei valori di abbondanza ed equilibrio al più presto, e al meglio che sia possibile.


Quindi noi, in quanto esseri senzienti, non dovremmo far altro che estrarre questa conoscenza dalla foresta, e questo suo “segreto monetario”, e plasmare il tutto in un qualcosa che sia facilmente implementabile e usabile all’interno di un sistema economico-monetario di umana emanazione.


Difficile? No, assolutamente no. Infatti, tale “estrazione” l’ho già effettuata, creando quella simil moneta della foresta, che ho chiamato Certificati di Valore Prodotto, acronimo CVP.


CONCLUSIONE


La moneta racchiude un’idea che intrappola, dato che alla sua scarsità si associa l’idea di perdita di capacità e di libertà.


Popolazioni ricche caddero di fronte a invasioni di popoli che neppure conoscevano l’uso della moneta, come i Longobardi. Essi stessi persero il loro potere, quando fecero propria l’idea di usare anche loro la moneta.


Qual era il segreto di tanta potenza dei Longobardi, quando ancora non conoscevano l’uso della Moneta?


Inoltre, estendendo il ragionamento, al fine di trovare un elemento comune in realtà esistenti, che siano caratterizzate da fiorente e molto duratura prosperità, cosa caratterizza quell’equilibrio di mirabile perfezione che consente alle foreste di vivere nell’abbondanza praticamente da sempre?


È possibile ricavare un dato di fondamentale utilità per l’economia dell’Uomo, esaminando sia la passata potenza dei Longobardi, che la prosperità insita nelle foreste?


Ebbene, a queste domande abbiamo dato una risposta: non è vero che i primi Longobardi non avessero una moneta: semplicemente, l’idea stessa di moneta l’avevano collegata a loro stessi: ogni singolo individuo longobardo, sia nella qualità di famiglia che esprimeva, sia in quella di guerriero che vestiva, aveva incorporato in se stesso la quantificazione in senso monetario tangibile dell’idea di moneta.


Ognuno dei longobardi era quindi una specie di “salvadanaio”, che creava da sé la moneta che serviva, e anche in modo praticamente illimitato, data la funzione di procreazione insita nella sua famiglia, che poteva produrre effetti virtualmente infiniti nel tempo.


Parimenti, anche nelle foreste esiste qualcosa di simile: ogni organismo che la popola crea la sua moneta, generando abbondante quantità di risorse che sono a disposizione per ogni altro “abitante” della foresta medesima.


Nelle foreste, entità ultra millenarie e nostre maestre di perfezione, esiste un “segreto”, che oggi è stato svelato. Gli stessi antichi Longobardi probabilmente conoscevano questo segreto, ma fu poi perso, o dimenticato.


Il sistema economico e monetario in uso in Italia, e quindi anche nel mondo, va aggiornato e corretto, perché contiene dei grossolani errori, dato che obbliga l’Uomo alla scarsità, condizione indotta da un sistema monetario che intrappola.


Ma ora abbiamo quegli elementi di sapere con cui possiamo correggere gli errori che ancora oggi insistono nei sistemi economici usati dall’Uomo, che lo stanno portando a distruggere il suo ambiente, e anche se stesso.


Grazie ai dati di mia conoscenza, moltissimi dei quali sono derivati dall’immane lavoro di L. Ron Hubbard, sono riuscito ad isolare il “segreto della foresta”, grazie al quale le foreste vivono fin dall’alba dei tempi in perfetto equilibrio e praticamente eterna e fiorente prosperità, e ad adattare tale segreto in una forma applicabile all’economia dell’Uomo.


Naturalmente non bastano le scoperte in ambito monetario a risolvere il problema. Come ho fatto notare, nelle foreste la “moneta della foresta” non si accumula in solo pochi soggetti, ma è equamente distribuita in tutti gli organismi che la popolano, e in tutti i loro simbionti: il che è notevole, dato che nell’economia dell’Uomo, invece, sono pochi i ricconi, mentre alla maggioranza della popolazione rimangono solo le briciole. Perciò anche in questo ambito ci sono scoperte che andavano fatte per risolvere il problema.


Anche in campo fiscale l’economia dell’Uomo ha gravi difetti. Persino la giustizia dell’Uomo lascia parecchio a desiderare. Quindi anche in questi ambiti andavano fatte delle ricerche, e trovate delle soluzioni finora mai né scoperte, né tanto meno attuate.


Perciò andavano sottoposti a revisione, come minimo, quattro settori dello scibile: economia, sistema monetario, sistema fiscale e giustizia.


Troverete il tutto nei seguenti documenti:


Il mio manuale, “Cenni di un Nuovo Sistema Economico, Monetario, Fiscale e di Giustizia”:


https://drive.google.com/file/d/1ZvbXSCvRzJ5cYjATODAzirZZxLmbgHSF/view?usp=sharing


La sintesi del mio manuale, “Sintesi di Cenni di un Nuovo Sistema Economico, Monetario, Fiscale e di Giustizia”:


https://drive.google.com/file/d/1GsduFrqMCGGFjEqptZk92qcSZzbUU82O/view?usp=sharing



(*) Dal Dizionario Tecnico di Dianetics e Scientology, definizione della parola SIMBOLO:


SIMBOLO, 1. un oggetto che ha massa, significato e mobilità. (COHA, pag. 54) 2 . qualcosa che potrebbe rappresentare un'idea. È un pezzo di energia che è accettato per rappresentare una certa idea. (2ACC-20A, 5312CM10) 3 . un'idea che è ammantata di energia di qualsiasi tipo è in realtà un simbolo. Questa è la definizione di simbolo. È qualsiasi idea fissata in qualsiasi spazio con energia. (2ACC22A, 5312CM13) 4 . pezzi di pensiero, che rappresentano gli stati dell'essere nell'universo materiale. (5203CM06A) 5 . un simbolo è un'idea fissata nell'energia e mobile nello spazio. (CONA, p. 259)


(**) Libro “Dianetics ‘55 – Il manuale completo sulla comunicazione umana”, di L. Ron Hubbard, capitolo INTRAPPOLATO, pagina 92.


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