LA MONETA CATTIVA SCACCIA QUELLA BUONA



Sottotitolo: un breve saggio sul sistema monetario.


La moneta cattiva scaccia quella buona: questo stabilisce la “legge di Gresham”.


Da Wikipedia: questa legge è «attribuita all'inglese Sir Thomas Gresham (1519-1579), agente di cambio al servizio della monarchia britannica, che la enunciò nel 1551; era già nota da molti secoli».


Negli scambi commerciali le monete metalliche migliori erano tenute in cassaforte, mentre quelle di peggiore fattura (forse anche quelle falsificate) venivano utilizzate nei pagamenti.


Dobbiamo tuttavia analizzare a fondo la struttura di un sistema monetario, perché l’intuizione del Gresham rappresenta solo una piccola parte dell’argomento “sistema monetario”.


Ancora oggi noi siamo convinti dell’importanza della moneta, quella legale, per esempio quella rappresentata dall’euro, dal dollaro, dalla sterlina e via dicendo: ma, in realtà, queste monete ufficiali non sono altro che un simbolo, che rappresentano qualcos’altro: l’economia sottostante.


LA METAFORA DELLA MONETA CATTIVA CHE SCACCIA QUELLA BUONA


Il Gresham non si rese conto di una cosa, quando enunciò la sua legge - ammesso che sia stato veramente lui l’autore, e sempre considerando che il fenomeno era conosciuto da molti secoli -: ai tempi dei massimi successi commerciali, in cui l'Italia era il centro dell'economia in Europa, il Grosso di Venezia e il Fiorino di Firenze (due famose monete metalliche) erano accettati universalmente, come moneta internazionale, accettati persino in Cina. Ma quelle monete metalliche non erano la vera ricchezza: il vero valore era rappresentato dal lavoro degli italiani, dai commerci, dalla produzione di quei "cicli economici di valore auspicabile", come li chiamo io, che creavano fiorente prosperità nei ducati e nei comuni italiani.


Il grosso veneziano e il fiorino non erano altro che la certificazione, il riconoscimento e il simbolo di quei cicli economici di valore auspicabile che venivano incessantemente prodotti dal popolo: erano questi i prodotti di valore, la ricchezza vera e propria, che le monete metalliche rappresentavano solamente.


In altre parole, i fiorini e i grossi erano subordinati all'economia e a quell’enorme lavoro creato dal Popolo. I Grossi di Venezia e i Fiorini di Firenze, in questo senso, erano la moneta cattiva, che avrebbe scacciato la moneta buona, ovvero quei cicli economici che producevano fiorente prosperità, grazie a un popolo laborioso che giorno e notte si dava da fare nel creare abbondanza di risorse, di beni e di servizi.


La moneta cattiva che scaccia quella buona rappresenta in sostanza una metafora: un fatto fondamentale, come è la fiorente economia creata dal popolo, passa in secondo piano rispetto a un oggetto che la rappresenta: la moneta metallica. Si tratta di un grossolano errore. Si attribuisce maggiore importanza alla moneta metallica e al suo valore fittiziamente creato, rispetto alla creatività praticamente illimitata delle genti al lavoro in una comunità produttiva. Errata attribuzione di causa, potremmo dire.


LA VERA RICCHEZZA: UN POPOLO MOTIVATO


Tanto per dare un’idea di che cosa può realizzare un popolo motivato, a Milano non c’è il mare. Ma fin dai tempi dell’antica Roma, a Milano fu costruito un porto, che fino in epoche recenti fu uno dei porti più importanti in Europa. Furono scavati canali che convogliarono le acque con perfezione certosina, e tali opere esistono e funzionano, ancora oggi, dopo molti secoli. Fu grazie alle monete metalliche che questo enorme lavoro fu reso possibile? No, perché le monete metalliche non facevano altro che certificare lo stato di fatto vero e proprio: l’incredibile quantità di lavoro creata dal popolo.


Da ricerche che ho fatto, si possono trovare negli archivi storici documenti che provano quanto sostengo. Ne cito qui di seguito uno, dal titolo: “Moneta reale, moneta di conto: tra fonti materiali e fonti scritte - Giuseppe Sarcinelli”:


«assistiamo qui al coesistere di un’economia monetaria e di un’economia naturale, nella quale redditi, salari o altre forme di pagamento, potevano essere fissati (e talvolta pagati) in beni e servizi; tali forme sono esistite anche in condizioni di alta monetazione, nella quale potevano realizzarsi forme di economia apparentemente o parzialmente naturale: ... dove la moneta aveva comunque parte fondamentale, se non altro come standard di misura di valore, in un mondo dove era veramente arduo trovare misure uguali e comprensibili a tutti»:


https://www.academia.edu/6758671/Moneta_reale_moneta_di_conto_tra_fonti_materiali_e_fonti_scritte?email_work_card=reading-history


Il problema di stabilire un valore uniformemente accettato e riconosciuto dalle parti era anche abbastanza logico, considerando la struttura politica dell’Italia di allora, intorno all’anno mille, secoli più, secoli meno. I Longobardi avevano conquistato l’Italia, poi lotte intestine tra di loro avevano causato la formazione di oltre trenta ducati (i Longobardi avevano come loro capo un Duca, a differenza dei francesi, che avevano un Conte). Questi ducati erano spesso in lotta tra di loro, per cui il vincitore imponeva le sue metriche di misurazione del valore, monete e valori di scambio commerciali compresi. E questo avveniva frequentemente, il che richiedeva tempo e tanto lavoro per fondere le monete esistenti, ormai vecchie e non più valide, ottenendo così nuove monete, che dovevano riportare le effigie del nuovo Dux.


Perciò quelli erano periodi molto confusi e difficili, per cui alle monete metalliche spesso subentravano beni e/o servizi per effettuare gli scambi e i relativi pagamenti.


Un osservatore poco attento definirebbe l’usanza di scambi commerciali pagati con beni e/o servizi, come baratto. In realtà, quando un sistema economico è strutturato in tal modo, con tanto di lettere di cambio che garantivano le merci e il valore delle stesse, non siamo più al livello semplice di baratto, bensì di un vero e proprio sistema monetario. Le lettere di cambio avevano anche un altro pregio: consentivano di conteggiare facilmente gli scambi effettuati, stabilendo, alla fine della giornata, il dare e avere, con il relativo sbilancio, da regolare secondo gli usi e consuetudini, che, come abbiamo visto, potevano comprendere pagamenti effettuati anche, e soprattutto, con beni e servizi. Le origini dei sistemi bancari e della partita doppia si trovano qui.


Un altro aspetto interessante, è che il Grosso di Venezia e il Fiorino di Firenze iniziarono la loro diffusione solo verso la fine del XII secolo, come ci ricorda questo documento:


“La monetazione del Regnum Italiae e l'evoluzione complessiva del sistema monetario Europeo tra VIII e XII secolo - Andrea Saccocci”:


«E’ a tutti noto che a partire dalla fine del XII secolo le zecche italiane assunsero un ruolo leader nello sviluppo monetario dell’intera Europa, grazie all’introduzione prima dei grossi d’argento e poi dei fiorini d’oro.

Il successo “internazionale” di queste coniazioni in genere viene collegato al ruolo di tramite commerciale fra Oriente ed Occidente che si trovarono a svolgere molti comuni Italiani, soprattutto grazie alla loro collocazione geografica. Tuttora non appare chiaro, però, se questa espansione monetaria sia stata figlia delle grandi trasformazioni economiche e sociali determinate dall’affermarsi dei comuni in Italia, oppure abbia rappresentato l’epilogo finale di un lunga fase di evoluzione della monetazione italiana, come sembra suggerire Carlo Cipolla»:


https://www.academia.edu/539984/La_monetazione_del_Regnum_Italiae_elevoluzione_complessiva_del_sistema_monetario_Europeo_tra_VIII_e_XII_secolo?email_work_card=reading-history


Ma ancora prima che queste monete fossero accettate a livello internazionale, vi era evidentemente qualcos’altro: gli scambi economici di merci, beni e servizi, creati dai mercanti, dai produttori artigiani di beni vendibili, da agricoltori che coltivavano preziose derrate alimentari, dagli allevatori che allevavano bestiame venduto nelle fiere del paese, dalla manovalanza addestrata in grado di realizzare opere imponenti (pensiamo solo ai navigli milanesi!), e via dicendo.


I documenti storici ci testimoniano l’esistenza, come detto, delle lettere di cambio, che andavano a costituire un passo avanti nel sistema commerciale e monetario. Quest’economia molto produttiva era la moneta buona. Invece, le monete metalliche ne rappresentavano solo il valore: erano perciò la moneta cattiva.


Come detto all’inizio, la moneta cattiva scaccia quella buona. La moneta cattiva, ovvero le monete metalliche, scacciò la moneta buona, ovvero il prodotto di immenso valore creato dal Popolo col suo lavoro.


L’ERRATA ATTRIBUZIONE DI CAUSA: LA MONETA


Così gli economisti si persero dietro l'idea della moneta cattiva, scrivendo milioni di parole sui dollari, sulla finanza, sul pareggio di bilancio, sulla moneta fiscale e sui saldi settoriali: tutta fuffa che si concentra solamente sulla moneta cattiva.


La faccenda si ingrossa: il fenomeno dell’errata attribuzione di causa fa sì che i modelli economici teorizzati da eminenti professori pongano al centro delle politiche economiche le politiche monetarie, in luogo del vero fondamento di una fiorente economia: un popolo che si dia da fare. Per esempio, oggi la BCE ha il mandato di controllare l’inflazione: abbiamo il record storico di poveri, ma la BCE insiste nel suo mandato, che certifica solamente che la moneta cattiva ha scacciato quella buona: un concetto che evidentemente non ha fondo, nella sua irrazionale pazzia.


In effetti, vediamo di ragionare con un pizzico di logica: oggi l’Italia è considerato un paese molto ricco. Draghi l’ha sottolineato proprio l’altro giorno, dicendo: «Momento difficile ma l'Italia resta un paese forte». Certo, le statistiche ci dicono che abbiamo qualcosa come 2mila miliardi di euro depositati sui conti correnti, in Italia. Ma rischiamo di rimanere senza gas, il che significa anche senza corrente elettrica, e quindi finiremmo in un regime di austerità, con risorse razionate. In altre parole, abbiamo i soldi (la moneta cattiva: ne siamo pieni), ma la moneta buona scarseggia (ovvero beni e servizi, beni di prima necessità, lavoro, ecc.).


Se la tavola è deserta, il pane non può essere sostituito dai biglietti di banca. Se i conti correnti sono ricchi, ma la fila alla Caritas è lunga, è evidente che c’è qualcosa di tremendamente sbagliato: la moneta cattiva ha scacciato quella buona.


Il fatto è che ancora oggi si crede che la moneta, ovvero i dollari, gli euro e i dobloni siano la vera ricchezza: quanta ignoranza! Eppure ancora oggi le proposte migliori degli economisti vertono sul concentrare la massima attenzione sulla moneta, sul fatto di dare soldi a destra e a manca, con l’idea che il lavoro, i beni e i servizi si manifesterebbero automaticamente, così, spuntando dal nulla. In realtà non funziona così. Ovviamente, in tal modo ci si sta concentrando solo sulla moneta cattiva, trascurando il vero valore di un’economia fiorente: il fatto che la gente si dia da fare nel far andar bene le cose.


Cosa motivava la gente a scavare i navigli, in quel tempo remoto? Perché le merci fluivano dall’Italia verso l’Europa e la Cina? Perché tutto questo avveniva più di mille anni fa, che erano tra l’altro periodi contraddistinti da grande confusione politica e sociale, malattie, guerre e altre enormi difficoltà? Eppure, considerando i problemi che avevano a quei tempi, quei popoli realizzarono veri e propri miracoli, e spesso senza il becco di una moneta metallica. Come mai? Quel era il segreto?


RIFLESSIONI CONCLUSIVE


Il detto “la moneta cattiva scaccia quella buona” rappresenta per estensione il fatto che esiste nell’Uomo un meccanismo mentale che tende a scartare le iniziative di miglioramento e di progresso, e che tende invece a far persistere idee degenerate, che causano guai a non finire.


I guai, i problemi e la sofferenza persistono, relegando gli impulsi meritevoli in un angolo, portati avanti solo da un pugno di donne e uomini che in qualche modo riescono ad andare oltre i problemi.


Quindi non è una questione di leggi perfette, di sistemi monetari intelligenti o di teorie economiche elaborate dai migliori luminari laureatisi nelle ancora migliori università.


Un sistema economico e monetario migliore si costruisce tenendo a bada l’impulso diabolico che induce a scacciare la moneta buona in favore di quella cattiva. 


Un sistema economico e monetario migliore si costruisce incentivando quei comportamenti virtuosi, che privilegiano la moneta buona, ovvero un popolo che si dia da fare ad aiutare i suoi simili, a costruire un mondo migliore, e a tramandare ai posteri questa conoscenza.


Il principio per cui “la moneta cattiva scaccia quella buona” è attivo in praticamente qualunque settore delle attività umane, ma solo in quattro settori è particolarmente pericoloso. Inoltre in questi quattro settori è possibile intervenire in modo abbastanza semplice, al fine di ottenere buoni risultati. I quattro settori sono questi: sistema economico, sistema monetario, sistema fiscale e sistema di giustizia. Nel mio manuale, “Cenni di un Nuovo Sistema Economico, Monetario, Fiscale e di Giustizia”, ci sono le istruzioni su come “scacciare la moneta cattiva”, e privilegiare invece la “moneta buona”, che è la fiorente creazione di cicli economici di valore auspicabile, come chiamo io quelle attività che tendono a creare un mondo migliore.


Il mio manuale, “Cenni di un Nuovo Sistema Economico, Monetario, Fiscale e di Giustizia”:


https://drive.google.com/file/d/1ZvbXSCvRzJ5cYjATODAzirZZxLmbgHSF/view?usp=sharing


La sintesi del mio manuale, “Sintesi di Cenni di un Nuovo Sistema Economico, Monetario, Fiscale e di Giustizia”:


https://drive.google.com/file/d/1GsduFrqMCGGFjEqptZk92qcSZzbUU82O/view?usp=sharing


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