DATI ISTAT SUI DECESSI, AGGIORNATI A SETTEMBRE-OTTOBRE 2022

Riassunto: Le autorità dicono che c’è un «eccesso di mortalità» in seguito alla pandemia. Tuttavia i dati ISTAT dicono altro. Chi mente tra i due? Bisogna considerare che la tendenza del numero di decessi in Italia è in continua crescita, e il fatto si spiega semplicemente osservando la struttura demografica della popolazione italiana: fino a circa il 1970 - 1975 ci fu la tendenza a una crescita della natalità, arrivando a più di un milione di bambini nati ogni anno. Dopo di ciò ci fu solo decrescita di natalità. A rigor di logica, se fino a 50 anni fa aumentavano le nascite, questo significa che per i prossimi 30 anni avremo decessi in aumento, stante le aspettative di vita essere di circa 80 anni. È una questione matematica e demografica. I dati ISTAT sono una certezza, perciò… Tuttavia c’è un altro fatto inquietante: nel 2021 si nota un sensibile incremento dei decessi nelle fasce di età più giovani, cosa che non è mai accaduta in passato, con questa progressione e intensità. Quindi, cosa è successo? Oltre ai decessi, ci sono anche persone danneggiate da questa “cosa” mai accaduta nel passato? Urge indagare.


DATI E GRAFICI


Vediamo alcuni dati, che sono elaborazioni di quelli pubblicati da ISTAT il 17 novembre 2022.


In Figura 1 troviamo il grafico dei decessi avvenuti in Italia per qualunque causa di morte, dall’anno 2011 al 2021, per tutti i mesi dell’anno. Notate la linea di tendenza, in rosso, che evidenzia il fatto che i decessi aumentano di numero, man mano che passano gli anni.


In Figura 2 troviamo il grafico dei decessi avvenuti in Italia per qualunque causa di morte, dall’anno 2011 al 2022, per i mesi da gennaio a settembre. Sono nove mesi in più rispetto al grafico di Figura 1, ma relativi solo ai primi nove mesi dell’anno, dato che ISTAT ha comunicato i dati suddivisi per fasce di età solo fino a settembre 2022. Anche qui la tendenza dei decessi è in crescita.


In figura 3 vediamo il grafico relativo al totale dei decessi avvenuti da gennaio a ottobre negli anni dal 2020 al 2022, e la media degli anni dal 2015 al 2019, stessi mesi. Per quanto riguarda l’anno 2022 quelli di ottobre sono dati provvisori. Come si può notare, la linea di tendenza è sempre crescente.


In Figura 4 vediamo il grafico dell’andamento dei decessi mensili da gennaio a ottobre, sempre per gli anni dal 2020 al 2022, e la media degli anni dal 2015 al 2019. Anche in questo caso si nota già a occhio che la media degli anni 2015-2019 è minore di quella degli anni successivi, anche se la volatilità è piuttosto marcata, testimonianza del fatto che la vita ha un che di imprevedibilità che non è possibile anticipare con regole stabilite a tavolino; ma, essendo la vita la cosa più importante che abbiamo, sarebbe quanto meno auspicabile che lo Stato la tuteli con un occhio di particolare riguardo, in relazione al Sistema Sanitario Nazionale, che dovrebbe essere strutturato e dimensionato in modo adeguato, anche per far fronte all’imprevedibilità e alle emergenze, che non possono essere affrontate con protocolli stabiliti a priori e sulla base di previsioni che non tengano conto degli aspetti demografici.


CONSIDERAZIONI SULLA SITUAZIONE DEMOGRAFICA ITALIANA


Come mai la tendenza dei decessi è crescente? Per il semplice motivo che la struttura demografica dell’Italia non è uniforme, bensì popolata da molte persone nate in periodi in cui la tendenza della nascita di bambini era crescente fino a circa il 1970 - 1975, per poi decrescere.


Come si nota dalla Figura 5, la popolazione in Italia, rappresentata dalla linea blu, è stata oggetto di crescita demografica fino a circa metà degli anni 70 del secolo scorso. Successivamente la tendenza delle nascite è andata diminuendo, passando da circa un milione nel 1970 a circa 400mila nuove nascite nel 2021.


Come vanno considerati questi dati? Semplicemente, guardate quante persone sono nate intorno al 1940: sono circa 500mila. Ricordo che il grafico in Figura 5 rappresenta la popolazione residente in Italia nel 2020. Bene, ora guardate quante persone sono nate intorno al 1950, ovvero 10 anni dopo il 1940: sono circa 700mila: 200mila in più del 1940. Questo significa che, se nel 2020 abbiamo avuto un certo numero di decessi, nel 2030 ne avremo circa 200mila in più. Inoltre, la tendenza alla crescita dei decessi, anno dopo anno, continuerà fino a circa il 2050. Infatti, la gente nata nel 1950 passerà a miglior vita 80 anni dopo, ovvero nel 2030, perché la vita media è oggi pari a circa 80 anni. Ma le persone nate nel 1970 sono un milione, ovvero 300mila in più di quelle nate nel 1950, e tireranno le cuoia circa 80 anni dopo, ovvero giustappunto nel 2050. Questo dicono le aspettative di vita in Italia. Questo dicono i dati, e sono dati scientificamente dimostrabili. Questo dice la demografia, virus o non virus.


Lo sottolineo: questo incremento della mortalità è legato strettamente alle aspettative di vita, che, lo ripeto, sono oggi di circa 80 anni. Perciò, stante la struttura demografica italiana, l’aumento dei decessi che avverrà fino a circa il 2050 è un fatto indiscutibile e inesorabile, oltreché scientificamente spiegabile e dimostrabile, e di cui la politica ne deve ovviamente tenere conto, al fine di pianificare le esigenze del settore sanitario del nostro Paese.


Questo aumento della mortalità che ci attende per i prossimi 30 anni è certo, virus o non virus, vaccini o non vaccini. Ma non si può parlare di “eccesso di mortalità”, osservando che in un certo anno ci sono più morti che negli anni precedenti, perché è certo che sarà così: lo dicono i dati demografici. Qualunque politico, scienziato, giornalista, o autorità che parlasse di “eccesso di mortalità”, senza considerare i fattori demografici suddetti, è semplicemente carente di buona fede, né potrebbe addurre eventuali giustificazioni di ignorare questi dati, dacché si tratta di dati pubblici, reperibili facilmente sul sito ISTAT. Come li vedo io questi dati, che sono espressi in forme facilmente consultabili, li può vedere e analizzare chiunque.


NOTA BENE: al fine di determinare un eventuale eccesso di mortalità, ISTAT insiste nell’assumere come riferimento la media dei cinque anni precedenti, che attualmente riguarda gli anni dal 2015 al 2019 compresi. Questo è sbagliato. ISTAT, nella sua “Nota Metodologica”, dice che «un approccio analogo è riscontrabile in numerosi lavori scientifici sia nazionali che internazionali». Tuttavia, e insisto su questo punto, un simile approccio, considerando la struttura demografica italiana, non solo è sbagliato, ma persino fuorviante, per non dire demenziale, come testimoniato dai dati demografici, che, per loro natura, sono indiscutibili.


È importante capire che, a causa della struttura demografica italiana, le persone più in là con l’età necessiteranno di maggiore assistenza sanitaria, dato che, invecchiando, è abbastanza normale che sia così. Quindi quello che ci si aspetterebbe dal Servizio Sanitario Nazionale è che sia pronto con le strutture di assistenza sanitaria, perché senz’altro dovranno essere dimensionate adeguatamente in funzione dell’incremento percentuale del numero delle persone anziane rispetto al totale della popolazione, che avverrà certamente per almeno i prossimi 30 anni.


Che i decessi siano destinati a crescere, anno dopo anno, ce lo conferma la stessa ISTAT nelle sue previsioni demografiche, che possiamo vedere in Figura 6. Anche questi sono dati consultabili da chiunque, sull’apposito sito internet.


Oltre al fatto logico che riguarda l’invecchiamento della popolazione, per cui, ad un certo punto, al forte incremento di nascite, avvenuto fino a circa il 1970, seguirà senz’altro un forte incremento dei decessi, abbiamo la stessa ISTAT che ci solleva dall’impaccio di eseguire complicati calcoli, mettendoci a disposizione fior di previsioni, sia prudenziali che più accentuate, oltre alla mediana, che dovrebbe essere quella previsione che più si avvicinerà alla realtà.


Non credo che le politiche di vaccinazione potranno sostituire l’adeguato dimensionamento della Sanità Nazionale, dato che un vaccino, per quanto efficace, nulla può contro il naturale invecchiamento della popolazione.


Altrettanto ovviamente, se le nostre autorità assumessero per buono quanto asserito nella “Nota Metodologica ISTAT, di cui all’approccio che ho appena citato, è chiaro che le conclusioni a cui si arriverebbe, per determinare il corretto dimensionamento delle strutture sanitarie italiane, non potrebbero che essere sbagliate.


Infatti, come volevasi dimostrare, nel “Documento di economia e finanza (DEF) 2022” il governo italiano fa riferimento alle previsioni della Ragioneria Generale dello Stato, redatte nel rapporto dal titolo “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario - Rapporto n. 22”, in cui a pagina 23 (vedi Figura 7) i “ragionieri” della RGS calcolano un incremento sul PIL delle spese per «pensioni, sanità e LTC» di “ben” il 2,6% che avverrà nel 2042, rispetto alla spesa pubblica sostenuta nel 2019. DUE VIRGOLA SEI PER CENTO! In rapporto al valore di spesa pubblica, che passerebbe dal 22,8% al 25,4% sul PIL, equivale a un aumento del 11% circa sulla spesa pubblica. Si tratta ovviamente di un dato che sottostima in modo clamorosamente errato l’impatto demografico che ci attende. Si tratta di un errore? Una svista? Ma si può parlare di semplice errore, quando i dati ISTAT sono in così chiara contraddizione con tale “errore”?


A ulteriore riprova di quanto sto dicendo, esaminiamo i numeri che pubblica ISTAT, che riguardano la popolazione italiana.


In Figura 8 vediamo i numeri relativi alla popolazione residente in Italia al primo gennaio degli anni dal 2011 al 2021, suddivisi per fasce di età. Guardate bene i dati, e scoprirete che le fasce più giovani, grosso modo fino intorno ai 50 anni, sono interessate a una diminuzione di popolazione, man mano che passa il tempo. Notate la decrescita demografica: siamo passati da 553.218 bambini sotto l’anno di età relativi al 2011, a 404.956 nel 2021. È la prova che proprio cinquant’anni fa, intorno al 1972, è iniziata una fase di decrescita delle nascite. Invece, per le fasce di età sopra i 50 anni, notate come i numeri aumentino col passare degli anni: infatti è tutta gente nata prima di cinquant’anni fa, in cui era ancora in corso una crescita demografica. Notate che, per le persone aventi età tra i 55 e i 59 anni, siamo passati da 3.710.147 persone residenti nel 2011, a 4.623.965 nel 2021: la popolazione invecchia, dato che la curva delle nascite, che ha avuto il picco intorno al 1970, si sposta in avanti, man mano che passa il tempo. Ma è chiaro come il Sole che costoro sono destinati a far lievitare in modo consistente il bollettino dei decessi, fino al numero di anni relativo alla durata media delle aspettative di vita, che oggi è di circa 80 anni. E in questo caso non è possibile parlare di eccesso di mortalità, dato che siamo al cospetto di vicende legate al decorso naturale della vita: lo sanno anche i sassi questo.


Quindi, chi parlasse di eccesso di mortalità di fronte a questi dati, e assumesse la media dei cinque anni dal 2015 al 2019 come riferimento per determinare se ci sia o meno questo eccesso di mortalità, dovrebbe semplicemente essere additato come un mentitore, falso e bugiardo. Costui non sarebbe neppure giustificabile, qualora sostenesse di non conoscere questi dati, giacché sono dati di pubblico dominio, pubblicati da ISTAT, e facilmente consultabili da chiunque.


Riassumendo, abbiamo dei dati demografici certi, di fonte ISTAT, ma abbiamo quelle che io ritengo essere conclusioni sbagliate.


SULLE CONCLUSIONI SBAGLIATE


Ora cerchiamo di analizzare i dati comunicati dalle autorità sanitarie, al fine di giungere a conclusioni il più possibile lontane dalle opinioni, ma basate su dati di fatto. A questo riguardo, in Figura 9 si nota ciò che viene sostenuto dalle autorità, e diffuso attraverso il servizio pubblico della RAI: si parla di oltre 180mila decessi relativi a Covid-19, alla fine di novembre 2022.


In Figura 10 vediamo che l’Istituto Superiore di Sanità in data 14 marzo 2022 ha affermato questo: «Da inizio pandemia eccesso di mortalità di 178mila decessi».


In sostanza, le autorità, la TV, e i mezzi di comunicazione di massa ci informano che i decessi relativi al Covid-19 sarebbero, dato di fine novembre 2022, più di 180mila, parlando esplicitamente di «eccesso di mortalità». Ebbene, io a questo proposito, e alla luce di quanto rilevato da ISTAT in merito al numero dei decessi, che abbiamo visto nelle Figure precedenti, avrei qualche domanda, che esprimo nelle seguenti Figure 11 e 12, ovvero:


Dove sarebbero gli oltre 180mila decessi? Dove sarebbe questo «eccesso di mortalità?


Mi rendo conto che la mia domanda potrebbe essere ritenuta una domanda scomoda. Potrei essere travisato, e accusato di diffondere idee false. Ma la mia è semplicemente una domanda lecita, perché le autorità ci spiegano che ci sono stati 180mila morti dovuti a Covid-19, ci dicono che c’è stata una tremenda pandemia, i terribili contagi, un inquietante eccesso di mortalità, e tutto ciò che ormai conosciamo benissimo, e che causa paura a molta gente.


Tuttavia io, osservando i dati ISTAT, questi 180mila decessi non li vedo. Io non vedo questi 180mila morti in più, come le autorità ci dicono essere avvenuti. Io non vedo questo «eccesso di mortalità». Io vedo solo una progressione crescente dei decessi, anno dopo anno, che è naturalmente correlata alla situazione demografica italiana.


Io guardo i dati comunicati da ISTAT. Io guardo anche i dati comunicati dalle autorità, relativi al Covid-19. Io confronto i dati ISTAT con quanto sostenuto dalle autorità sanitarie, e diffuso dalla TV e dai giornali, e non posso che rilevare che esiste una forte discordanza tra i due dati. In altre parole, messi così i dati, io non posso che pensare che una delle due parti menta. Mente ISTAT, comunicando i decessi, che forse non tengono conto dei morti relativi a Covid-19? Ma non credo proprio che sia così. Oppure sono i numeri dei decessi Covid-19 a essere sbagliati, o comunicati dalle autorità sanitarie e dalla TV in modo strano, oppure fuorviante, oppure ingannevole? Le mie sono domande, domande che sono la naturale conseguenza di una fortissima contraddizione che leggo nei dati comunicati ai cittadini dalle autorità, dall’ISTAT, dalla TV.


Per inciso, le autorità e la TV trasmettono l’informazione dei 180mila decessi Covid-19 come se tali decessi non ci sarebbero stati, qualora non fosse esistito questo contagio. Infatti le autorità parlano di «eccesso di mortalità». Lo scrivono, nero su bianco, che è un eccesso di mortalità. Ma, dati ISTAT alla mano, questo è palesemente fuorviante, falso e menzognero, perché gli andamenti dei decessi che comunica ISTAT dicono che il totale dei decessi avvenuti per qualunque causa di morte è esattamente ciò che ci saremmo tutti dovuti aspettare, a causa della situazione demografica italiana. Va da sé che, esaminando la demografia, i dati ISTAT non possono che essere esatti. Quindi, se ISTAT dice la verità, non può che essere che altri diano informazioni false e/o tendenziose. E, scusate la franchezza, se questi altri risultano essere proprio quelle autorità sanitarie e politiche di cui dovremmo tutti avere fiducia, appare incredibile che proprio tali autorità siano così  carenti di informazioni veritiere. Perciò, di fronte a un’eventualità del genere, io non posso che essere particolarmente arrabbiato, dato che il ruolo che rivestono questi signori non è certamente quello di mentire al Popolo.


Ovviamente, data la rilevanza, l’importanza e il peso di questi dati, non solo in campo sanitario, ma anche in funzione dell’impatto che questi dati hanno avuto in campo economico, sociale e politico, qualora ciò che io rilevo fosse palesemente essere un’informazione menzognera, si aprirebbe una questione che deve avere conseguenze a livello di giustizia, dato che i danni di questa vicenda sono stati enormi, e continuano tuttora. E non sto parlando di semplici errori. Qui si tratta di una cosa gravissima, con risvolti pesantissimi in campo economico, sociale, politico, e a riguardo dei Diritti Umani, violati.


Ma non è tutto: ci sono anche altre questioni, che adesso vado a esaminare nei dettagli. Vediamo perciò in Figura 13 i decessi che sono avvenuti per tutte le cause negli anni dal 2011 al 2021, per i mesi da gennaio a settembre. Per il 2022 i dati non sono ancora disponibili. In detta figura trovate anche la differenza di decessi da un anno con l’altro, rappresentata con numeri in rosso in caso di aumento, e in verde in caso di diminuzione. Ricordo che sto sempre esaminando i dati pubblicati da ISTAT il 17 novembre 2022.


Come si nota in Figura 13, nel 2015 ci sono stati molti più morti dell’anno precedente: ben 46.958 in più del 2014. Per un confronto, nel 2020 ci sono stati 45.004 decessi in più dell’anno precedente. Tuttavia negli annali troveremo scritto che nel 2020 c’è stata la pandemia; invece, nel 2015 troveremo scritto, curiosamente, che non c’è stata alcuna pandemia. Però questi sono dati ufficiali ISTAT, e, come tali, sono scientifici, indiscutibili e soprattutto certi e ben distinti dalle opinioni.


In Figura 13 risulta evidente anche un altro dato: quello dell’anno 2021, in cui c’è una sequenza di numeri rossi relativi alle fasce di età più giovani. Osserviamo negli altri anni: non c’è mai stato niente del genere, e sono numeri di decine, e anche centinaia di decessi in più, che riguardano persone giovani. GIOVANI!


Confrontiamo i dati: nel 2015 ci sono stati molti decessi, ma guardate in quali fasce di età sono avvenuti. Esaminate anche il 2020. E confrontate il 2015 e il 2020 con il 2021, e forse capirete ciò che io temo di intuire, di sospettare, di subodorare; perché, a questo punto, a me sorge una domanda: cos’è avvenuto nel 2021 che non era mai accaduto negli anni precedenti? Probabilmente si tratta di una domanda scomoda, molto scomoda, anche e soprattutto se ce la poniamo esaminando i numeri, i dati, e la cruda realtà che rappresentano.


C’è un’altra domanda che mi pongo. Nel 2021, a quanto pare è successo qualcosa, dato che i numeri mi dicono che ci sono stati molti decessi tra le fasce di età giovani. Capisco gli anziani, che a un certo punto passano a miglior vita. Capisco gli incidenti, per cui anche i più giovani se ne vanno nel regno dei più. Ma incidenti, o casi imprevedibili, di solito non presentano una progressione crescente e uniforme di decessi, come i dati invece ci indicano essere accaduto nel 2021, e mai avvenuti nel passato in questo modo. Inoltre le politiche di vaccinazione erano già in corso, per cui anche l’eventualità di un decorso grave della malattia dovrebbe essere stato scongiurato. Aggiungo anche che i dati di mortalità del Covid-19 riguardanti i giovani indicherebbero una bassa probabilità di decesso: il che non potrebbe a mio avviso giustificare i decessi tra i giovani avvenuti nel 2021. Detto ciò, i dati ISTAT ci dicono esattamente ciò che riguarda i decessi; ma, di solito, se succede “qualcosa” di grave, per esempio una bomba, oltre ai morti ci sono i feriti, i danneggiati, gli invalidi. Ebbene, qui, a questo proposito, cosa sappiamo di eventuali effetti collaterali, di persone eventualmente danneggiate o addirittura rese invalide da questo “qualcosa”? Perché, sia chiaro: qualcosa è successo. Per cui, questo è un tema da sottoporre a rigida indagine. Se non indagano le autorità sanitarie, che lo facciano quelle giudiziarie. Che dire poi della politica? I nostri politici sono informati di questi dati, di questi fatti?


CONCLUSIONE


ISTAT ci documenta con dati demografici certi, che confermano che non esiste alcun eccesso di mortalità negli ultimi due – tre anni. C’è un incremento dei decessi anno dopo anno, in corso ormai da tempo, che è la conseguenza, prevedibile, logica e scientificamente accertabile e dimostrabile, legata alla particolare struttura demografica della popolazione italiana, che fino a circa il 1970 fu soggetta a una robusta crescita demografica, seguita fino ai giorni nostri da una decrescita di natalità. Ovviamente questa gente, trascorso il tempo che il Buon Dio ci concede, passerà a miglior vita, e, com’è facilmente intuibile, se in precedenza ci fu una crescita di nascite, a ciò seguirà certamente una crescita dei decessi, dopo circa il tempo che coincide con le aspettative di vita esistenti in Italia, che ad oggi sono di circa 80 anni.


Ovviamente la gente, invecchiando, non tira le cuoia così, senza battere ciglio, senza prima avere bisogno di adeguate misure di assistenza sanitaria. Quindi occorre che la politica tenga conto dei fattori demografici nella pianificazione e nel dimensionamento del Sistema Sanitario Nazionale, che deve per forza crescere come offerta di servizi, al crescere del numero di persone anziane, che, com’è naturale, più la gente invecchia e più ha bisogno di tali servizi.


Tuttavia oggi le autorità prendono come riferimento la media dei cinque anni precedenti, per esempio quelli dal 2015 al 2019 compresi. Addirittura il governo italiano, nel DEF 2022, su calcoli della Ragioneria Generale dello Stato, prevede un aumento delle spese sanitarie, per pensioni e per LTC (Long Term Care, ovvero assistenza di lungo periodo, che già questo termine dovrebbe far riflettere su che genere di conti si dovrebbe fare) assolutamente inadeguato, un’inezia, un calcolo totalmente irreale, errato e fuorviante, in fortissima ed evidentissima contraddizione coi dati demografici ISTAT.


I dati diffusi e pubblicati da ISTAT sono certi, consultabili e analizzabili da chiunque, anche dalle autorità, anche dai giornalisti, soprattutto da chi deve fare informazione. Tuttavia le autorità, sanitarie e non, ci dicono che alla data di fine novembre 2022 ci sono stati più di 180mila decessi Covid-19, e che c’è stato un eccesso di mortalità. Disgraziatamente, questi 180mila, come eccesso di mortalità, nei dati ISTAT non si trovano. È un’evidente contraddizione, che nasconde con tutta evidenza una menzogna. Qualcuno sta mentendo. Non è giustificabile né ammissibile che una cosa del genere provenga dalle autorità.


D’altra parte, io non credo che ISTAT pubblichi dati falsi: credo che sarebbe un reato, forse anche da galera. Ma, se ISTAT è da assolvere, qualcuno prima o poi dovrà spiegare questi 180mila, e anche assumersi delle responsabilità per quello che è successo, che comunque non è successo per caso.


Nel 2021 è successo qualcosa su cui bisognerebbe indagare: c’è stata una serie impressionante di decessi tra le fasce di età più giovani, come mai era successo prima: per cui “qualcosa” dev’essere successo nel 2021. Il numero dei decessi lo conosciamo, ma io mi domando anche: non è che ci sono stati anche dei danneggiati da questo “qualcosa”? Non è che ci sono state anche persone rese invalide da questo “qualcosa”? Perciò, io mi aspetto che siano fatte indagini a questo riguardo.


Sono indagini che vanno fatte. Che le facciano le autorità, sanitarie, politiche, o anche giudiziarie, me che qualcuno le faccia, qualcuno le deve fare, perché qui ci sono le crude evidenze che è successo qualcosa, e ci sono anche evidenze di menzogne in corso.


Ora, io posso capire tutto. Errare è umano, lo sappiamo. Sappiamo anche che perseverare è diabolico. Tuttavia la Storia scrive, annota, registra tutto. Alla fine, la verità verrà fuori. Comunque, già adesso, le contraddizioni tra i dati ISTAT e ciò che asseriscono le autorità, sanitarie e non, sono evidenti.


Riferimenti:


https://www.istat.it/it/files//2020/03/nota-metodologica-decessi-14aprile-2022.pdf


https://www.istat.it/it/archivio/240401


https://www.istat.it/it/files//2022/09/REPORT-PREVISIONI-DEMOGRAFICHE-2021.pdf


http://documenti.camera.it/_dati/leg18/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/057/005/INTERO.pdf


https://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit--i/Spesa-soci/Attivita_di_previsione_RGS/2022/Rapporto2022.pdf


https://unaltroblogcimancava.blogspot.com/2021/03/decessi-2020-e-pandemia-sistema.html


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