IL PESO DELLA DEMOGRAFIA NELLE QUESTIONI ECONOMICHE

IL PESO DELLA DEMOGRAFIA NELLE QUESTIONI ECONOMICHE

La morsa dell’epidemia dovuta al coronavirus continua. Ci sono molti morti, e c’è una crisi economica forte e profonda causata dal virus, dicono. Continuo a chiedermi se c’era il modo di prevedere quanto stiamo vivendo, oppure se veramente la cosa è stata talmente imprevedibile da prendere tutti di sorpresa, specialmente le Autorità.

In questi mesi ho letto, sentito e visto di tutto: pareri, opinioni, rapporti, articoli di giornale, dibattiti televisivi, a volte conditi anche con insulti. Ma non mi sembra di aver letto, né visto, né sentito nessuno parlare dei seguenti argomenti:

- la relazione tra la demografia e:

1) l’occupazione dei posti letto ospedalieri;

2) l’economia del paese;

3) il Servizio Sanitario Nazionale.

La demografia ha impatti anche su moltissimi altri fattori, come, ad esempio, i sistemi previdenziali. 

In premessa alla mia analisi dei fatti, osserviamo la seguente immagine:

Il grafico che vedete rappresenta la popolazione residente in Italia alla data del primo gennaio 2020 per anno di nascita. Sulle ascisse troviamo gli anni di nascita, mentre sulle ordinate troviamo il numero dei residenti. Come si nota, fino al 1970 circa la popolazione italiana è andata crescendo: i residenti nati intorno al 1970 sono quasi un milione per ogni anno. Per un confronto, nel 2019 i nuovi nati sono stati meno di 450mila.

Le aspettative di vita in Italia sono oggi di circa 84 anni, ovvero ciascuna persona facente parte della popolazione italiana vive in media 84 anni circa. Ciò significa che una persona che ha oggi 84 anni è nata nel 1936, dove, guardando il grafico, esistono circa 350mila persone tra quelle residenti al primo gennaio 2020 le quali sono nate nel 1936.

Un paio di anni dopo, nel 1938, tra le persone oggi residenti, e quindi in vita, ci sono circa 400mila persone. Due o tre anni dopo sono 550mila. Poi, dopo la guerra, negli anni intorno al 1950 ci sono circa 700mila persone, e negli anni successivi si sale, come detto, fino ad arrivare quasi a un milione ogni anno nel periodo intorno al 1970.

Da questa progressione di nascite, e di esistenza in vita di queste persone, ne deriva anche un’evidenza scientifica: se le aspettative di vita sono queste, anche se crescono di qualche mese ogni anno, è evidente che nel futuro, anno dopo anno, ci dobbiamo aspettare, purtroppo, un tot di decessi in più rispetto agli anni precedenti, in certi periodi anche più di 50mila decessi in più ogni anno che passa, fino almeno intorno al 2050 - 2055, quando i nati nel 1970 avranno 80 - 85 anni. È un fatto matematico, incontrovertibile, indiscutibile, scientifico: se negli anni passati c’è stato un incremento demografico ad ogni anno successivo, è logico aspettarsi che, molti anni dopo, trascorso il tempo in cui il buon Dio ci ha lasciato liberi di scorrazzare sul pianeta, arriverà anche il momento di tirare le cuoia. Dispiace a tutti, ma questa è la vita, perlomeno, la vita terrena. È anche una certezza che deriva da un dato pubblico, fornito dall’ISTAT, che lo possono conoscere tutti: Autorità, uomini politici, tecnici, scienziati, medici, ragionieri, falegnami, e persino i giornalisti. Ma io non ho ancora sentito un giornalista estrarre dal fodero questo discorso, ed evidenziarne anche le conseguenze sul piano sanitario.

Certo, perché questo argomento investe come un tram la faccenda che riguarda il Servizio Sanitario Nazionale. È evidente come il sole che man mano che l’età avanza, di solito una persona ha maggiormente bisogno della Sanità, dei medici, delle cure, degli ospedali e dei posti letto disponibili negli ospedali. È altrettanto evidente che la salute è un diritto costituzionalmente garantito, pertanto chi è stato chiamato dal Popolo ad amministrare la cosa pubblica dovrebbe e deve sapere che, per il solo fatto demografico, già da diversi lustri lo Stato avrebbe dovuto essere messo nelle migliori condizioni per dare servizi sanitari adeguati alla popolazione che maggiormente ne avrebbe avuto necessità, cioè le persone più in avanti con l’età. Ma è già da diversi anni che il nostro SSN è sotto stress, come ci testimoniano i giornali e la TV. Per quale motivo?

È da diversi anni che non è raro che per ottenere un servizio sanitario da parte di un ospedale si debbano attendere molti mesi, forse anche anni. Come mai? Il fatto è che negli ultimi lustri la Sanità ha subito tagli di ogni genere: tagli di personale, tagli di finanziamenti, soppressione di posti letto, chiusura di interi ospedali, mancata assunzione di personale sanitario, e via discorrendo. In termini assoluti, le spese e gli investimenti nel settore della Sanità sono magari anche cresciuti, ma solo per mantenere il passo con l’inflazione e il progresso tecnologico, ma forse neppure abbastanza per quello. Ovvero, nonostante le evidenze numeriche demografiche mostrassero chiaramente che c’era la necessità di incrementare fortemente i servizi sanitari, dato l’approssimarsi all’età avanzata di larghe fasce di popolazione, gli amministratori della cosa pubblica hanno fatto esattamente il contrario!

Poi è arrivato il coronavirus che, nonostante la scienza dica che sia molto contagioso, pare tuttavia non essere così mortale come paventato inizialmente; infatti i dati diffusi da ISTAT relativi alla situazione dei decessi in Italia al 30 settembre 2020 dicono che nel 2020, dal primo gennaio al 30 settembre ci sono stati 43453 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo dei precedenti cinque anni, e l’età media delle persone decedute è di circa 80 anni (per il dettaglio di questi dati si veda un mio precedente articolo, link: https://unaltroblogcimancava.blogspot.com/2020/12/uomini-e-no-pandemia-e-no.html). La mia sembrerebbe un’affermazione sconsiderata, ma, dati alla mano, 43mila è una cifra di decessi molto attinente alla questione demografica sopra descritta. Lo sapevamo da un pezzo che i decessi, fino almeno al 2050, anno dopo anno sarebbero cresciuti, e logica vuole che si sarebbe dovuto fare in modo di far trovare le strutture sanitarie adeguatamente pronte e dimensionate, e in piena efficienza, per poter assistere nel migliore dei modi i nostri anziani e tutte le persone che ne avessero avuto necessità. Purtroppo i 43mila decessi hanno saturato il sistema sanitario, che non è riuscito a far fronte come si sarebbe dovuto alla mole di interventi di assistenza sanitaria che sarebbero stati necessari. Mi chiedo: quante delle persone decedute hanno ricevuto tutti gli interventi sanitari necessari? Quante invece non sono state assistite adeguatamente, o, peggio, sono morte in casa o nelle case di riposo? È un tema scottante e gravissimo, ma ci sono state persone, e lo so per certo, che nonostante avessero chiesto assistenza sanitaria, è stato risposto loro che in ospedale non c’era posto. E sono morte. A causa del virus, o a causa di un’assistenza sanitaria carente? Ciò che è accaduto denota una scarsità di mezzi sanitari che era prevedibile, proprio per il fatto che la demografia fornisce i dati, e tali dati sono disponibili a tutti. Come li vedo io, li poteva vedere chiunque. O no?

Ora, gli amministratori della cosa pubblica, per affrontare la “pandemia”, stanno affossando l’economia con le varie tipologie di chiusure e costrizioni alla popolazione e alle attività economiche, con la speranza che confinando la gente questa non si ammali, e così non ci dovrebbe essere un sovraccarico del sistema sanitario. Naturalmente i dati dei contagi suggeriscono invece l’idea che le misure adottate dal Governo facciano un baffo al virus C19. Mi sorge una domanda: se l’economia viene compromessa, chi pagherà la Sanità? A mio modo di vedere, e la demografia mi assiste in questo ragionamento, l’urgenza di oggi è di ripristinare un SSN di dimensioni adeguate a far fronte alla certezza dell’impatto demografico per almeno i prossimi trent’anni, non allestire ospedali provvisori e di fortuna, o perdere tempo adottando misure inefficaci per cercare di contenere il virus. Sia chiara una cosa, se non si fosse ancora capito: da qui ai prossimi trent’anni i decessi, anno dopo anno aumenteranno di molto, e di pari passo crescerà l’esigenza di fornire adeguata assistenza sanitaria. Naturalmente a meno che non si voglia sfoltire sensibilmente e volontariamente le fasce di popolazione più anziane. Qualcuno lo sta dicendo questo? Io credo di no. Non solo, mi risulta che nei prossimi anni il Governo abbia messo in cantiere ulteriori tagli alla Sanità: un vero e proprio suicidio.

Mario Draghi, nel suo intervento al G30 del 14 dicembre 2020, ha detto – riassumo - che la situazione economica effettiva odierna è molto peggiore di quella che appare. Il motivo è che i governi dei vari paesi hanno posto in atto delle misure economiche di contenimento che non risolvono il problema, limitandosi a procrastinarne le conseguenze: gli effetti della crisi ce li ritroveremo più avanti, ci dovremo aspettare molte insolvenze, molte aziende non ce la faranno e chiuderanno i battenti. Data la scarsità di risorse bisognerà scegliere chi salvare e chi no, e la preferenza dovrà andare a quelle attività economiche redditizie. La crisi economica non è per nulla finita, anzi, probabilmente abbiamo di fronte a noi anni uggiosi, perché se le misure di contenimento del virus continuassero, molti settori economici cadrebbero in uno stato di insolvenza, le insolvenze in cascata si riverbererebbero sulle banche, e lo Stato non potrà lasciarle fallire, dovrà salvarle, ma per salvarle avrà bisogno di denari, ma il denaro esiste come espressione di una certa produzione economica, che però viene affossata dalle misure adottate dal Governo per contrastare il virus C19. Inoltre abbiamo l’Unione Europea che ci sta con il fiato sul collo con le sue idee “lungimiranti” di austerità. Praticamente la scena di una spirale discendente inarrestabile verso il baratro.

PREVISIONI PER I PROSSIMI 30 ANNI

La demografia mi dice con certezza che, fino almeno al 2050, avremo ogni anno 10, 20, 30, 40, 50mila decessi in più rispetto all’anno precedente. Nei primi nove mesi del 2020 abbiamo avuto circa 43mila decessi in più rispetto alla media dei cinque anni precedenti riferiti allo stesso periodo, e questo è bastato per saturare il servizio sanitario nazionale. Vari esponenti politici, anche di alto livello, parlano con grande preoccupazione di quanti morti ci sono, è un’ecatombe, bisogna contenere i decessi, eccetera. Ebbene, segnatevelo: per i prossimi 30 anni sarà così, e ogni anno successivo sarà peggio del precedente. Non lo dico io: lo dice la demografia, è un fatto, è una certezza.

La Storia ci insegna che periodicamente esplodono delle epidemie che possono generare malattie che interessano il sistema respiratorio, o altro. Nel passato recente abbiamo visto l’influenza aviaria, la peste suina, la mucca pazza. Oggi imperversa il coronavirus. Perciò se l’idea di contenere un contagio di qualche tipo sarà sempre quella di confinare i cittadini e bloccare l’economia del Paese, in modo da inseguire la nebulosa speranza di evitare di stressare il Sistema Sanitario, ecco, prepariamoci: nei prossimi 30 anni assisteremo al crollo verticale della nostra economia, e con essa tutto il sistema sociale, politico e sanitario dalla quale dipendono, perché i decessi ogni anno aumenteranno, e di molto. La soluzione è agire subito per incrementare di parecchio la “potenza di fuoco” del nostro SSN, non dichiarare l’emergenza sanitaria e procedere a tentoni con DPCM che fanno più danni che altro. La definizione della parola “emergenza” attiene al verificarsi di una circostanza imprevedibile, ma la demografia mi dice che era tutto perfettamente prevedibile che sarebbe andata così, come sta andando, altro che emergenza! Quindi la colpa della crisi economica non è del virus o della pandemia, quanto piuttosto dell’imperizia umana.

DEMOGRAFIA E SISTEMA PREVIDENZIALE

La demografia mi dice anche che, dato che il sistema pensionistico pubblico dell’Italia è a ripartizione, cioè i contributi pagati dalle persone che oggi lavorano servono per pagare le pensioni delle persone che oggi sono in pensione, a cui però lo Stato deve aggiungere altre borsate di miliardi attingendo alla fiscalità generale perché i contributi versati dai lavoratori non bastano, è lapalissiano che, deprimendo l’economia, le persone non potranno lavorare e produrre reddito come si deve, e perciò non potranno alimentare la fiscalità e i contributi che servono per pagare le pensioni. La demografia mi dice inoltre che le persone che andranno in pensione, nate in anni dove nascevano il doppio dei bambini che nascono oggi, saranno a un certo punto molte di più rispetto alle persone che avranno raggiunto l’età lavorativa. C’è il rischio che a un certo punto ci saranno due pensionati per ogni lavoratore. Ammesso che costui lavori. Perciò i lavoratori del futuro dovranno guadagnare cifre enormi per poter foraggiare adeguatamente il sistema pensionistico: già detta così possiamo capire che stiamo affidando il futuro del Paese a pie illusioni. Se il Governo e le Autorità continuano a perorare la causa dei confinamenti e delle restrizioni all’economia, con la speranza di attutire il sovraccarico dei servizi sanitari, il nostro sistema pensionistico è destinato a colare a picco, proprio per il fatto che se l’economia sarà in uno stato di depressione, chi pagherà i contributi e le tasse che serviranno per pagare le pensioni?

CONCLUSIONE

Nel corso degli ultimi vent’anni e più i nostri incaricati a gestire la cosa pubblica, partiti politici, tecnici, tutte quelle persone che hanno avuto un ruolo nelle faccende di interesse pubblico, hanno in vari modi ignorato le leggi demografiche, tagliando i servizi sanitari, riducendo il numero degli ospedali, dei posti letto e del personale sanitario. È stata una follia, e ora un piccolo virus ha evidenziato tale follia.

Tuttavia, oltre alla crisi del Servizio Sanitario, non posso non rilevare che molte altre cose non sono all’altezza. Ci sono troppe disuguaglianze sociali, troppa gente vive in condizioni di ristrettezze economiche, nascono pochi bambini, i giovani sono costretti a emigrare, le infrastrutture cadono a pezzi, e se continuo con la lista mi viene da piangere. Praticamente è uno scenario che mi suggerisce una fredda constatazione: c’è qualcosa di tremendamente sbagliato.

Ritorno con la mente a ciò che ha detto Mario Draghi, citato poc’anzi: in sintesi, molti dovranno essere lasciati indietro, e pochi potranno essere salvati. Bene. Capisco che questo è il sistema economico che i cervelloni del G30 hanno in mente. Ecco il tarlo, il baco che si insinua nel cesto di mele e le fa marcire tutte: il sistema economico vigente oggi praticamente in tutto il mondo prevede che pochi sopravvivano a spese e a danno dei molti. Che è lo stesso principio che governa il pianeta fin dalla notte dei tempi. E, francamente, mi ha un po’ stufato.

In sostanza, i sistemi economici finora sviluppati e applicati nel corso della Storia hanno fatto fiasco. Serve perciò un Nuovo Sistema Economico. Ma di questo parleremo più avanti, tra non molto, spero.

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