I CONTI DELLO STATO – PARTE 2

I conti dello stato italiano sono in caduta libera. Non vi dico nient’altro per non allarmarvi. Anzi, no: ve lo dico, perché le cose è meglio dirle, piuttosto che camuffarle, nasconderle, ignorarle o mentire a riguardo, come troppe volte noi italiani abbiamo sperimentato sulla nostra pelle. Quindi procediamo a esaminare i dati disponibili nel canali ufficiali.


Nel precedente post, intitolato I CONTI DELLO STATO – PARTE 1, abbiamo esaminato gli interessi pagati sul debito pubblico italiano, dal 1995 al 2021, e abbiamo scoperto che l’Italia in 27 anni ha pagato più di 2mila miliardi di euro di interessi: una cifra mostruosa. Qui il link al post:


https://www.facebook.com/giampaolo.zanaboni/posts/pfbid0VN7gaqKakncsTGbEbP3bpWa1kqE29JUJszJwnsq7A2HGUpZzs3qfGHued9FsqL95l?__cft__[0]=AZWxPfVtpdHDal5wiyxiav_pbNNTUustYUBRPiBT3vmnTHfHZnpvGZbnlac0nUzG9tzTKynKMnFGBTdwiG4jWUHMNuwQrLIi6j77XqaS15fbTDSzNP92G1OJ7ViF6tKmGDY4JzNPj4cKDZRGn5HxyO7KXdhJpQqLPOseBIoWEH7xJg&__tn__=%2CO%2CP-R


https://unaltroblogcimancava.blogspot.com/2023/02/i-conti-dello-stato-parte-1.html


Certamente parte di questi interessi è rimasta in Italia, ma una fetta considerevole è fuoriuscita dai nostri confini nazionali, depauperando così l’economia italiana, con conseguente alleggerimento dei portafogli della popolazione e delle casse dello stato.


Ora, con questo post, vediamo di approfondire il discorso, esaminando l’evoluzione del debito pubblico e del PIL dal 1995 al 2021. Per farlo, ci serviremo delle seguenti immagini:


in Figura 1 vediamo i dati esposti in forma di tabella. Nelle colonne, da sinistra a destra, troviamo l’anno, che ovviamente va dal 1995 al 2021, poi il debito pubblico, poi la differenza rispetto all’anno precedente, che rappresenta la crescita del debito pubblico avvenuta ogni anno, poi troviamo gli interessi pagati, poi il costo medio percentuale del debito pubblico, che si ricava dividendo l’importo degli interessi pagati per l’ammontare totale del debito pubblico in quell’anno, e per ultimo troviamo il PIL. I dati sono riferiti alla fine di ogni anno, il 31 dicembre.




Nella seguente Figura 2 vediamo il grafico che rappresenta il debito pubblico (linea blu) e il PIL (linea verde), che si riferiscono alla scala di sinistra. Inoltre vediamo il costo percentuale degli interessi pagati sul debito pubblico (linea rossa), riferiti alla scala di destra.




CONSIDERAZIONI E OSSERVAZIONI SUI DATI


1. I 27 ANNI DAL 1995 AL 2021


Come si nota, il debito pubblico italiano dal 1995 al 2021, che sono 27 anni, si è incrementato del 127,04%, pari al 4,71% medio annuo in regime di capitalizzazione semplice. Il PIL italiano, sempre dal 1995 al 2021, si è incrementato dell’11,95%, pari allo 0,44% medio annuo in regime di capitalizzazione semplice. Ovvero, il debito pubblico dal 1995 al 2021 ha avuto un tasso di crescita annuo mediamente dieci volte più alto di quello del PIL.


Quindi, in un tempo di 27 anni, la “partita” Debito Pubblico – PIL si è conclusa 10 a 1. Che non è una bella notizia, anzi: si tratta di un completo disastro da un punto di vista economico e finanziario. Infatti, come ben sappiamo, fare debiti ha senso se i denari vengono investiti, dato che, così facendo, si crea reddito aggiuntivo, e conseguentemente il PIL cresce. Ma così non è stato: in ben 27 anni l’Italia si è indebitata, ha pagato una montagna di interessi, ma il PIL è rimasto spiaggiato sul fondo di un sistema economico che mostra tutti i suoi limiti e le sue contraddizioni.


2. I 20 ANNI DAL 2002 AL 2021


Continuando l’analisi dei dati, concentriamo ora la nostra attenzione su ciò che è accaduto dal 2002 al 2021 compresi: si tratta di 20 anni, che è anche il periodo di tempo che coincide con l’introduzione fisica della moneta unica: l’euro. Ebbene, sempre in Figura 1, in fondo, c’è una nota, da cui risulta che dal 2002 al 2021 il debito pubblico è cresciuto mediamente ogni anno, rispetto al PIL, di ben 79,28 volte! Cioè, siamo passati dalle 10 volte negli ultimi 27 anni, alle 79 volte negli ultimi 20!


Infatti, in dettaglio, dal 2002 al 2021 il debito pubblico si è incrementato dell’86,48%, pari al 4,32% medio annuo in regime di capitalizzazione semplice, mentre il PIL è addirittura sceso dell’1,09%, pari al meno 0,05% medio annuo in regime di capitalizzazione semplice. Essendo il denominatore negativo, nella divisione 4,32 diviso meno 0,05, ho persino paura che il 4,32 si ben maggiore di 79 volte lo 0,05 negativo. Sta di fatto che questi numeri sono da paura, non solo per il fatto che io possa aver sbagliato una divisione. Potremmo anche dire, numeri alla mano, che l’Italia ha toccato il fondo.


3. I 10 ANNI DAL 2012 AL 2021


Tuttavia sappiamo anche che quando si tocca il fondo, c’è da scavare. Dico questo perché ho dato un’occhiata anche ai dati relativi agli ultimi dieci anni, dal 2012 al 2021 inclusi. Si tratta di anni economicamente dolorosi per l’Italia, e contraddistinti da governi tecnici, del Presidente della Repubblica, dei migliori, e in vari altri modi definiti in quest’ultima decade.


Ebbene, se prima ho parlato di numeri disastrosi, al cospetto dei numeri seguenti gli aggettivi peggiorativi di mia conoscenza dimostrano tutte le loro carenze.


Infatti, in dettaglio, dal 2012 al 2021 il debito pubblico si è incrementato del 30,34%, pari al 3,03% medio annuo in regime di capitalizzazione semplice, mentre il PIL si è incrementato dello 0,30%, pari allo 0,03% medio annuo in regime di capitalizzazione semplice. Ovvero, il debito pubblico dal 2012 al 2021 ha avuto un tasso di crescita annuo medio di 100,83 volte quello del PIL!


SONO DATI DI CONTI ALLA DERIVA


I numeri citati sono quelli di uno stato con dei conti fuori controllo. Notate che nei periodi esaminati, dal 1995 in avanti, l’Italia è stata governata da praticamente tutte le forze politiche scese in campo. I risultati sono evidenti: non c’è stata alcuna forza politica e/o tecnica in grado di prendere in mano la situazione in modo da risolvere i problemi, anziché ignorarli, nasconderli, o addirittura peggiorarli, come è stato fatto.


Come ben sappiamo, e come la storia ci insegna, è molto giusto indebitarsi, a patto che da tali impegni finanziari derivi crescita del reddito, e quindi del PIL. Per una facile metafora, è giusto che l’agricoltore si indebiti per acquistare le sementi, ma a questo deve seguire il raccolto. Se invece l’agricoltore non seminasse, o in vari altri modi destinasse i denari presi a prestito per altri scopi esterni alla sua attività, è evidente che si starebbe dirigendo verso il fallimento, e l’esito finale sarebbe l’escussione di tutti i suoi beni da parte dei creditori.


CENNI STORICI


Antonio Beretta fu il primo sindaco di Milano, dal 1860 al 1867. Divenne famoso perché lasciò alla città un debito mostruoso per quei tempi, pari a ben 30 milioni di lire, che sarebbero, mal contati, 15mila euro di oggi. Fu anche accusato di “fare la cresta” su tali debiti accumulati, destinando gli appalti delle opere realizzate a suoi parenti. Tuttavia quei denari presi a prestito furono destinati alla realizzazione di opere pubbliche imponenti, che procurarono a Milano, e anche al resto dell’Italia, un forte incremento di reddito, e che ancora oggi tutti nel nostro Paese ne beneficiano, e non solo.


In altre parole, quei 30 milioni di lire di debiti furono ridotti ai minimi termini grazie alla crescita economica imponente, per cui tali impegni finanziari divennero briciole in confronto ai numeri relativi al PIL che fu creato grazie ad essi.


Gli accusatori del Beretta asserirono che egli approfittò della sua situazione di sindaco di Milano. Aveva rubato, essi dissero. Fu uno scandalo a quei tempi. Ebbene, considerando il valore delle opere che realizzò, e gli effetti positivi ultracentenari che tali opere hanno ancora oggi sull’economia dell’Italia tutta, io dico: magari avessimo gente come Antonio Beretta oggi al potere!


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE


È così che funziona l’economia: ci si può indebitare, ma a fronte del “meno” degli impegni finanziari assunti, si deve creare il “più” della crescita economica, del reddito, e quindi del PIL.


I dati economici dell’Italia, esaminati in questo post, mi dicono tuttavia che i conti dello stato sono in caduta libera.


Infatti, a fronte dell’incremento del debito pubblico del 127,04% nei 27 anni che vanno dal 1995 al 2021, il PIL è cresciuto solo dell’11,95%. Come media annua siamo a 4,71% contro lo 0,44%, in regime di capitalizzazione semplice. Quindi il debito pubblico è cresciuto ogni anno mediamente 10 volte tanto rispetto al PIL. Un disastro.


Come se non bastasse, i dati degli ultimi 20 anni, e ulteriormente degli ultimi 10 anni, ci dicono che le cose stanno andando sempre peggio, dato che siamo arrivati al fatto che il debito pubblico italiano cresce mediamente ogni anno a un tasso di oltre 100 volte rispetto al PIL!


Questi dati così negativi e disastrosi si possono spiegare in vari modi:


1. Innanzi tutto, consideriamo il fatto che dal 1995 al 2021 l’Italia ha pagato più di 2mila miliardi di euro di interessi sul debito pubblico. Dato che nello stesso periodo il PIL è cresciuto di una miseria, ne deduco che tali denari presi a prestito, e pagati lautamente per via degli interessi, devono per forza essere finiti fuori dall’Italia, a rimpinguare tasche, portafogli ed economie estere. Se questi denari fossero rimasti in Italia, si sarebbe dovuto vedere un adeguato incremento del PIL, cosa che invece non c’è stata, se non, come detto, di quella miseria dello 0,44% annuo.


2. Potrebbe anche essere che il denaro rimasto in Italia sia stato destinato a opere e lavori inutili, o persino dannosi. Per dare un’idea di cosa potrebbe essere successo, torniamo all’esempio dell’agricoltore che ho citato in precedenza: ebbene, se questo agricoltore, anziché seminare le sementi, acquistate grazie a un prestito, avesse seminato direttamente i soldi, con tutta probabilità non avrebbe ottenuto il dovuto raccolto, ma sarebbe invece rimasto coi debiti, e con lo stomaco vuoto. Lo stesso risultato l’avrebbe ottenuto mangiandoseli quei semi acquistati grazie al prestito: certo, il suo stomaco per un certo tempo avrebbe goduto di una limitata soddisfazione, ma ben presto la dura realtà avrebbe mostrato il suo vero volto: quello di un agricoltore sconsiderato, persino criminale nel suo ottuso modo di affrontare la vita e l’economia.


3. Dati così negativi possono anche essere spiegati in un altro modo, ed è la spiegazione più adatta a chiarire cosa sta accadendo praticamente in tutto il mondo occidentale, in cui vi è praticamente lo stesso sistema economico. Infatti, dappertutto i debiti aumentano con un tasso di crescita molto più sostenuto dei redditi e del PIL. Quindi non è solo un problema tipicamente italiano. Perciò ci dev’essere per forza un qualcosa, sfuggito finora agli economisti, ai politici e a tutti gli addetti ai lavori, che sta trascinando all’inferno l’economia italiana, europea, e anche mondiale. Che cos’è questo qualcosa? L’ho spiegato nel mio manuale, “Cenni di un Nuovo Sistema Economico, Monetario, Fiscale e di Giustizia”, disponibile nel primo commento di questo post.


Infine, tenete presente che sto preparando un altro post, che intitolerò “I CONTI DELLO STATO – PARTE 3”. In esso parlerò del futuro, sia analizzando i dati delle previsioni del governo italiano fino al 2025, come da NADEF 2022, sia proiettando nel futuro gli andamenti dell’economia italiana, analizzati in questo post, sia attraverso vari scenari, cercando di interpretare le conseguenze degli aumenti dei tassi in corso, sia l’impetuosa crescita dell’inflazione e dei costi energetici. Questi conti, questi scenari, e le relative ipotesi, io li ho già visti e analizzati: devo solo trovare il coraggio di scriverli in una forma tale che mi eviti di maledire la classe politica e finanziaria italiana peggiore che l’Italia abbia mai avuto.



Il seguente nuovo modello economico può consentirci di gettare alle ortiche i nostri problemi.


Il mio manuale, “Cenni di un Nuovo Sistema Economico, Monetario, Fiscale e di Giustizia”:


Formato PDF:

https://drive.google.com/file/d/1ZvbXSCvRzJ5cYjATODAzirZZxLmbgHSF/view?usp=sharing


Formato EPUB:

https://drive.google.com/file/d/1ekGuCdhWDXbffmB12mAOOUbDyfRMoyAn/view?usp=sharing


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La sintesi del mio manuale, “Sintesi di Cenni di un Nuovo Sistema Economico, Monetario, Fiscale e di Giustizia”:


Formato PDF:

https://drive.google.com/file/d/1GsduFrqMCGGFjEqptZk92qcSZzbUU82O/view?usp=sharing


Formato EPUB:

https://drive.google.com/file/d/1Z5om8IJRzrRX9yB19DRIPLyKpqt6-A_4/view?usp=sharing


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